La mia camera, un tempo ormai lontano ordinata, era completamente sottosopra. I vestiti che riponevo minuziosamente nel mio armadio ogni volta che mi cambiavo, erano ora chiusi dentro la valigia che sembrava sul punto di esplodere da un momento all'altro.
Mi chiedevo come avrei fatto a trasportarla fino a New York dal momento che, probabilmente, pesava il doppio di me.La verità era che quella visione non faceva altro che destabilizzarmi: non ero pronta. La mia partenza, ormai alle porte, mi tormentava e mi causava incubi e notti insonni da settimane, ma si stava avvicinando lentamente, come un leone verso la sua preda.
Se qualcun'altro mi avesse chiesto di nuovo se fossi stata pronta a partire e cominciare un nuovo capitolo della mia vita, probabilmente avrei iniziato a urlare come una pazza scatenata. Nessuno mi aveva costretta a trasferirmi. Nessuno mi aveva costretta a lasciare la mia vita. Nessuno mi aveva costretta a fare nulla: ero io, solamente io, l'unica persona da incolpare per tutto ciò.
Mesi prima, quando decisi che avrei frequentato la The New School a New York, ero esaltata all'idea che sarei stata finalmente autonoma e indipendente. Ma oggi, mi sentivo spaventata, disorientata e soprattutto non ancora pronta a lasciarmi tutto alle spalle. Ero ancora una bambina ingenua che non sapeva nulla del mondo esterno, e che stava per lanciarsi nel vuoto.
«Ecco, queste sono le ultime cose che ho trovato sparse per casa.» Mia madre mi risvegliò bruscamente dai miei pensieri poggiando nell'ultimo spazio libero della stanza alcuni oggetti. Mi avvicinai silenziosamente e notai subito che tra quelle cianfrusaglie c'era anche il fermaglio per capelli che mia nonna mi aveva regalato poco prima di andarsene. Lo strinsi in mano e senza neanche accorgermi, lasciai che una lacrima amara solcasse il mio viso pallido.
«Tesoro, non fare così.» Mia madre mi raggiunse ai piedi del letto e mi cinse le braccia attorno al corpo in uno di quegli abbracci che solo lei era in grado di darmi. Lasciai per qualche secondo che il calore del suo corpo a contatto con il mio mi scaldasse, e mi abbandonai lentamente a un pianto disperato. Era una reazione del tutto spontanea e non controllabile, le lacrime non volevano smettere di fuoriuscire dai miei occhi gonfi, e tutto ciò che riuscii a fare era stringere mia madre, come se quello sarebbe stato il nostro ultimo abbraccio.Le valigie erano pronte. Ero riuscita a chiudere in due pezzi di stoffa colorati tutta la mia vita. Mancava solo una cosa prima della mia partenza. La cosa che più odiavo fare: salutare le persone che amo.
Non volevo essere drammatica, ma nessuno sarebbe venuto a trovarmi prima di un mese, e ciò non faceva altro che accrescere il mio senso di solitudine.
Scacciai quei pensieri autodistruttivi per un attimo e mi concentrai sulla stesura del rossetto sulle mie labbra candide. Avevo optato per un rossetto rosso, vivace e forte, per compensare il modo in cui mi sentivo davvero: persa e affranta. Decisi che almeno per quella sera, non avrei pensato a nulla e mi sarei goduta la serata che le mie amiche e il mio ragazzo avevano organizzato per salutarmi. Il pomeriggio seguente sarei dovuta partire, e in quel momento, era l'ultima cosa a cui avrei voluto pensare.
Uscii dal bagno e mi ritrovai a osservare la mia figura snella sullo specchio dinanzi a me: avevo indossato un tubino nero con delle piume sullo scollo a cuore, che lasciava intravedere il mio seno, piccolo ma sodo e fasciava i miei glutei. Mi sentivo bella, ma malinconica. Sexy, ma volgare. Impaziente, ma apatica.
Senza pensarci troppo afferrai la borsetta nera, perfettamente abbinata al vestito e presi il telefono per scrivere a James che stavo scendendo. Come al solito ero in ritardo e mi stava aspettando già da qualche minuto.Scesi le scale che mi dividevano dal piano di sotto e, afferrate le chiavi di casa, richiusi la porta alle mie spalle. Quella sera mia madre e mio padre, sapendo che io non sarei stata a casa, erano andati a cena fuori per dedicarsi un po' di tempo, erano mesi che non passavano del tempo insieme da soli. Quel pensiero mi strappó un sorriso dolce.
«Piccola, stasera vuoi proprio che prenda a cazzotti qualcuno.» Ruppe il silenzio James e lo beccai a squadrarmi da testa a piedi mordendosi il labbro inferiore per poi passarci la lingua sopra. Dio se era sexy. Magari non provavo "amore" per lui, ma attrazione sicuramente.
Ispiro l'ultimo tiro di nicotina nella sua bocca e lascio cadere la sigaretta che poco prima stava fumando vicino al suo piede, per poi calpestarla deciso.
Lo guardai e gli scambiai un'occhiata complice, quasi come per ringraziarlo per il complimento che mi aveva fatto. Certo, non era un complimento esplicito, ma di certo voleva dirmi che apprezzava particolarmente come mi fossi vestita e preparata quella sera.
Mi accomodai a bordo della sua BMW e mi misi comoda sul sedile di pelle.
«Mi sembri tesa.» James cercò di avere la mia attenzione almeno per un po', dal momento che da quando eravamo saliti in macchina non gli avevo rivolto neanche un saluto.
«Non sono tesa, solo che non so se mi va davvero di festeggiare.» Ero stata sincera, non mi andava di festeggiare la mia imminente partenza, ma avevo promesso a lui e alle mie due migliori amiche che sarei andata a quella dannata serata per stare un'ultima sera tutti insieme e salutarli a dovere.
«Potrei fare qualcosa per, non so, magari rendere la serata un po' più piacevole?» Sussurrò James spostando la mano dal volante alla mia coscia mentre un sorriso malizioso di fece strada sul suo viso.
Era chiara l' allusione che aveva appena fatto, ma sebbene la camicia bianca e i pantaloni marroni di lino lo rendessero particolarmente attraente quella sera, non avevo proprio voglia di lasciarmi stuzzicare da lui in quel momento.
«Calma tigre, siamo arrivati.» Lo schernii con un sorrisetto e gli diedi un colpetto sulla spalla prima di indicargli il locale qualche metro avanti a noi.
James sorrise alle mie parole, ma il modo in cui mi guardava desideroso, mi fece subito capire che non aveva nessuna intenzione di desistere dal provare ad avvicinarsi ancora.
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𝐁𝐔𝐑𝐍𝐈𝐍𝐆 𝐋𝐈𝐄𝐒
RomanceMeave è una ragazza semplice, con una vita serena e una famiglia che ama profondamente. Ha vent'anni e si sta preparando per trasferirsi dalla sua amata città, Miami, a New York per frequentare l'università dei suoi sogni, ma l'idea di lasciare la s...