1. CoffeeHouse

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Ho sempre immaginato che se un giorno avessi sfiorato la morte, non avrei avuto timore di andarle incontro, sfatando quel tabù che è tanto comune tra noi mondani. L'avrei abbracciata come un'amica d'infanzia e ce ne saremmo andate a braccetto l'una accanto all'altra.

Questa è sempre stata la mia più grande convinzione, o per lo meno era prima di salire in sella al nuovo bolide a due ruote di Céline, perché in questo caso, caspita sono troppo giovane per morire!

La mia amica sfreccia per le strade della California più veloce che mai sorpassando le auto e sfiorandone gli specchietti, mentre io mi mantengo alla sua vita con una stretta saldissima imponendomi di tenere gli occhi serrati, pronta a qualsiasi disastro.

«Mercury, sei ancora tra noi?!» strilla Céline per sovrastare il rumore del vento.

«No!» Urlo a mia volta in un misto di paura e ansia. «Ti sembra che abbiamo sette cazzo di vite? Rallenta, non voglio morire!»

Cèline di tutta risposta scoppia in una fragorosa risata e allenta leggermente la mano destra sull'acceleratore per alleviare questa tortura, concedendomi la grazia di una breve tregua.

Apro lentamente le palpebre e stacco con calma il capo dalle spalle della mia amica prima di assicurare una scoliosi permanente a entrambe. Continua ad andare a una velocità discutibile, ma perlomeno mi permette di sistemarmi in posizione eretta.

All'odore della salsedine i miei muscoli si rilassano completamente. Abbasso le spalle buttando fuori l'aria dal naso. Alzo poi il capo verso l'alto e un 'Mio Dio' fuoriesce dalle mie labbra. Mi guardo attorno come se fossi una turista che sta visitando Los Angeles per la prima volta nella sua vita.
Il paesaggio artificiale dei palazzi si mescola armonicamente con quello naturale della spiaggia in un perfetto mix di suoni e colori. Respiro affondo inebriandomi di questo fresco profumo e pian piano mi stacco da Cèline accogliendo l'aria a braccia ben aperte. Chiudo gli occhi e trovo la mia pace.
Amo questa sensazione di serenità. Erano anni che non la provavo e mi è mancata da morire.

Il tutto è, però, momentaneo perché Cèline rovina la mia pace mettendo fine alla nostra corsa. Si avvicina lentamente al parcheggio e spegne il motore. Scendo scombussolata.

«Io vorrei conoscere il pazzo che ti ha dato la patente» dichiaro facendo finta di barcollare.

La verità è che non mi sono spaventata più di tanto, ma mi diverte prenderla in giro ogni tanto.

Celine è spericolata, credo, da quando è uscita dalla pancia della madre. A sei anni mi ha portata dietro la sua bicicletta senza rotelle, peccato non mi avesse detto che non l'avesse mai guidata senza e siamo finite in un albero.

«Line, ti ricordi quando siamo finite in un albero a sei anni?»

«Mer, ancora con questa storia?!» Esclama esasperata. Sì, forse metto in mezzo spesso questo ricordo quando caccia il suo lato da moglie di Joker.

«Mi hai traumatizzata a vita, amica mia.» le ricordo ridendomela sotto i baffi davanti alla sua espressione corrucciata. La guardo di sbieco far girare le sue rotelle al fine di ribattere mentre entriamo da CoffeeHouse.

Lo definisco un po' il nostro quartier generale perché almeno una volta a settimana dobbiamo vederci qui per aggiornarci sulle novità.

D'improvviso la bionda arresta il passo voltandosi di scatto verso di me.

«Dobbiamo invece parlare proprio di quando-»

«Celine! Mercury!»
Una voce interrompe il reperto storico che aveva trovato scavando tra i fossili dei suoi ricordi e cattura la nostra attenzione

ACE: crushed heart Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora