CAPITOLO 4

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la tua fregatura è questa: che ch'hai un cuore troppo buono per questo mondo che tanto buono non è

Nella grande sala da pranzo, le luci calde dei lampadari di cristallo illuminano l'ambiente elegante, dove ogni dettaglio è stato curato con meticolosa attenzione. Mia madre, appena rientrata dal parrucchiere, (con i capelli raccolti in un'acconciatura perfetta)  si muove con passo deciso tra il tavolo imbandito e la credenza, controllando che ogni cosa sia al suo posto. Accanto a lei, Giulia, con lo stesso portamento sicuro e un sorriso compiaciuto, segue le sue istruzioni sistemando i bicchieri di cristallo e allineando le posate d'argento.

Teresa, discreta e silenziosa, completa gli ultimi dettagli sotto lo sguardo attento delle due. Dispone con cura i fiori freschi al centro del tavolo e verifica che i tovaglioli siano piegati alla perfezione, come richiesto. Ogni movimento è coordinato, ogni gesto preciso; l'aria è carica di un'attesa formale e un po' tesa.

Io do una sistemata al mio vestitino nero attillato e guardo compiaciuta i tacchi : sono le YSL, le mie preferite. Mi guardo per qualche istante allo specchio e mi fermo a guardare la gambe, pensando "e se i tacchi le facessero apparire più magre e sembrassero stuzzicadenti?" . Mi sdraio pancia in su sul letto e mille paranoie affollano la mia testa. Mi vengono in mente tutte quelle volte in cui le mie gambe sono state paragonate a "stuzzicadenti" "grissini"...

"Non sei più quella persona" continuo a ripetere ad alta voce.
Se non fosse per la cena lo toglierei subito, ma non posso . Mia madre  aveva avvisato  me e Giulia "mi raccomando questa sera, siate eleganti".

La voce di mia madre, che proviene dal piano di sotto, interrompe le mie paranoie. Per una volta, le sono grata.

Guardo l'orario sullo schermo: sono le 20.30. Tra una mezz'oretta circa sarebbero arrivati gli ospiti.

Arrivata al piano inferiore, osservo la scena da lontano, in piedi sull'uscio della sala, le braccia incrociate e lo sguardo distante, è come se mi sentissi intrappolata in un ruolo che non mi appartiene, in un mondo di sola formalità e apparenze.

Mentre mia madre e Giulia si scambiano sguardi d'intesa, il pensiero dell'invito di Eleonora e Vittoria alla festa organizzata da Carmine stasera mi distrae.
Le risate spensierate, la musica e la libertà di essere me stessa sembrano così lontane, mentre mi preparo a recitare il ruolo della figlia perfetta.

L'anno scorso avrei rifiutato l'invito, non sarei andata alla festa, perché frenata da quelle maledette paure che non mi abbandonano mai; ma quest' anno mi sono promessa che ci avrei provato, mi sono promessa di fare uno sforzo per cambiare; perché come dice la frase sulla parete della mia camera "Se vuoi qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto."

Questa volta avrei detto di "sì" a quell'invito, ma non sarei mai potuta mancare a questa cena. I miei genitori ne parlano da due settimane, visto l'affare importante che devono portare a termine con questi signori.

Mi sento soffocare dal peso delle aspettative e desidero solo che questa sera passi il più fretta possibile, portando via con sé il senso di alienazione che dentro mi sta divorando.

Emano un grande sospiro ed entro in stanza.

<<Sei stupenda Selene>> esclama Teresa con un grande sorriso stampato in faccia, non appena entro nella sala da pranzo.

Le sorrido. E' sempre così dolce.

<<Sì , molto bella ...> conferma mia madre , per poi aggiunge :<<però porta le spalle indietro, sembri avere la gobba>>

Ecco! Mi sembrava fin troppo strano questo  buonismo.
Automaticamente porto le spalle indietro e mi raddrizzo, senza dire una parola e bloccandomi come sempre.

TO THE MOON AND BACKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora