CAPITOLO 2

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Possano i fiori ricordarti perché la pioggia è necessaria

Il rumore della sveglia, mi fa capire che sono le 06.00 e che è arrivata l'ora di svegliarmi.  Guardo per qualche istante la soffitta, emetto un grande respiro e dopo aver riaperto nuovamente gli occhi, la faccio smettere, spegnendola. Ho una strana sensazione, un misto di eccitazione e malinconia. E' come se il suono della sveglia oggi fosse diverso, più significativo, come se stesse scandendo non solo l'inizio di una nuova giornata, ma di qualcosa di più grande.

Ancora assonnata, stropiccio gli occhi e mi siedo sul letto, avvolta dalla morbida luce del mattino che filtra attraverso la porta-finestra. Mi dirigo in bagno ed inizio a prepararmi. Non dovrei metterci tanto, visto che ho già scelto ieri sera i vestiti che avrei indossato oggi. Sono una persona a cui piace avere sempre tutto sotto controllo , eppure , se c'è una cosa che ho capito in questi miei miseri 17 anni è che non si può avere sempre tutto sotto controllo.

Indosso il top nero dell'Adidas, i jeans cargo neri e le Nike bianche. Do una sistemata ai capelli e prima di scendere al piano di sotto per fare colazione, ritorno in camera per prendere lo zaino e fermarmi davanti allo specchio.

Vorrei solo che fosse tutto più semplice,

vorrei solo riuscire, almeno per una volta, a guardarmi allo specchio e vedermi bella,

ma non ce la faccio, quelle parole risuonano ancora nella mia mente, come un eco lontano, ma persistente.

"sei troppo magra" "devi mangiare di più".

Tutti che continuavano a ripetere quelle frasi di circostanza, ma nessuno che mi chiedesse se stessi bene. Ogni commento, anche se apparentemente innocuo era una lama che andava dritta al cuore.

Sentivo perennemente il mio corpo sotto esame agli occhi degli altri.

Non mi sentivo abbastanza, né per gli altri, né per me stessa.

Come se io durante quei mesi non sapessi di essere magra, non sapessi di non stare bene.

Come se non piangessi
ogni volta che le persone mi facevano notare di aver perso qualche chilo,

ad ogni "no" che pronunciavo ogni qual volta mi veniva proposto di uscire, perché i jeans mi andavano troppo larghi e le ossa dei polsi e della schiena erano più pronunciati del solito,

come se non piangessi ogni volta che entravo in doccia e notavo che le cosce non si sfioravano minimamente, anzi, si allontanavano sempre di più, lasciando un vuoto enorme, tra loro e nel cuore.

Come se non piangessi ogni notte sul cuscino perché mi sentivo uno schifo...

Quanto vorrei riuscire a vedermi così come sono adesso, con qualche chilo in più, ma non ce la faccio, non ce la faccio proprio; quella che continuo a vedere riflessa è l'immagine della me che veniva presa in giro, quella che "sembra uno stuzzicadenti", quella che "se solo avessi qualche chilo in più"

Ogni sguardo, ogni parola, aveva scavato dentro me un vuoto profondo , alimentando la convinzione che il mio corpo fosse un problema da risolvere. Un problema che ancora oggi non mi lascia vivere come vorrei.

Mi hanno portata a odiare il mio corpo fino allo sfinimento, e credo che nessuno meriti di provare un odio così profondo per se stesso.

Nonostante questo però ci sto lavorando... sto  lavorando su me stessa e su queste cicatrici che spero un giorno possano fare meno male.

"Che questo ultimo-primo giorno sia un nuovo inizio per tutto" mi ripeto allo specchio, poi aggiusto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e scendo al piano di sotto, dove ci sono già i miei genitori e Giulia a tavola, che aspettano che arrivi Teresa con la colazione.

Arrivata sotto, mio padre legge il giornale, come sempre, mamma invece, parla con Giulia dell'esame di diritto privato che deve sostenere tra qualche ora.

Dopo poco, anche papà s'inserisce nel discorso e io tra me e me mi chiedo perché io non riesca a trovare quell'armonia che tanto sembrano avere con mia sorella. Perché mi sento sempre sbagliata? Perché mi sento fuori luogo anche qui? In questa che dovrebbe essere casa mia, il posto in cui essere tranquilli e felici.

Dopo qualche minuto, ecco finalmente l'arrivo di Teresa in cucina, con cappuccini e pancake. Mi saluta affettuosamente e si siede accanto a me.

<<Allora, per stasera abbiamo tutto sotto controllo?>> chiede mio padre rivolgendosi a Teresa.

<<Assolutamente>> risponde lei, poggiando una tazza. <<Ho confermato tutto con il catering>>

<<E' una cena importante, dobbiamo fare un'ottima impressione>>

<<La faremo papà>> Giulia si alza da tavola e va ad abbracciare mio padre da dietro, con quella sicurezza che la contraddistingue.

Anche quella mattina mi sento come un'ombra, una presenza silenziosa in quella conversazione che non mi appartiene.

Dopo una mezz'oretta circa vanno tutti e tre via e io rimango con Teresa, mentre aspetto che Vittoria mi scriva di uscire di casa.

A differenza degli altri Teresa, con il suo chignon impeccabile, si accorge della mia aria nervosa, difatti si avvicina e poggia affettuosamente una mano sulla mia spalla.<<Piccola Sally>> mi ha sempre chiamata così <<Non c'è niente di cui preoccuparsi. Sei pronta, più di quanto tu creda>>

<<Lo spero >>

<<Tu sei forte. L'hai sempre dimostrato, devi solo rendertene conto. E poi per qualsiasi cosa...>> aggiunge con voce più calda e ferma :<<Non sarai mai sola, io sono sempre qui, come lo sono sempre stata e sempre sarò>>

<<Grazie Terry>>

Il nostro abbraccio viene interrotto da Vittoria che suona il campanello.

<<Vado!>> le faccio l'occhiolino e mi avvio alla porta.

Non appena apro la porta, Vittoria corre ad abbracciarmi, nonostante sappia che non avrei ricambiato calorosamente, visto che ogni qual volta che qualcuno mi abbraccia il mio corpo si irrigidisce immediatamente, è come se un impulso naturale mi impedisse di lasciarmi andare.

Ogni volta le braccia rimanevano lungo i fianchi, rigide ed inerti, incapaci di ricambiare quel calore che mi veniva offerto.

Il contatto fisico mi mette a disagio, lo aveva sempre fatto. Come se gli abbracci fossero qualcosa di estraneo, un linguaggio che non sapevo parlare. 
La freddezza che inconsciamente emanavo non era fatta di malizia, ma di una barriera invisibile, eretta a proteggere un cuore che,  non riusciva a sentirsi al sicuro nel mostrarsi vulnerabile.

Vittoria così come Eleonora , mi conoscono bene e sanno che non è un rifiuto personale, ma piuttosto una lotta interna che non so ancora come vincere del tutto .
Le emozioni sono per me un territorio complesso, difficile da navigare.
Così, ogni abbraccio non ricambiato diventa un silenzioso promemoria di quel muro che mi sono costruita intorno, un muro che, almeno per il momento, non so come abbattere.

<<Pronta?!>>

<<Pronta>> le rispondo, lasciando la porta di casa mia alle nostre spalle...

Spazio Autrice :

Buongiorno  a tutti miei carissimi lettori , eccomi qui con il 2 capitolo di TO THE MOON AND BACK.
Vi anticipo che questi  primi capitoli sono capitoli introduttivi , il bello deve ancora venire (e non vedo l'ora).
In questo capitolo abbiamo scoperto una delle profonde ferite che Selene porta dentro il cuore , i DCA, un mondo complesso e tanto doloroso❤️‍🩹

In meno di 24h siamo arrivati a più di 100 visualizzazioni. Grazie di cuore, davvero, ad ogni singola persona 🥹❤️

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto , se vi va scrivetemi nei commenti cosa ne pensate ....

Vi aspetto per i prossimi capitoli , in cui parleremo del primo giorno di scuola e di questa "famosa cena"🤭

Un abbraccio ❤️‍🩹

A presto. moody-girl-11-

03-09-24

TO THE MOON AND BACKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora