Prologo

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Olympia

Ogni tanto ci penso. Al dolore, alla paura, alle lacrime versate silenziosamente di notte. A quella sensazione d'impotenza che ti distrugge l'anima.

Per tutta la vita mi hanno sempre fatta sentire una nullità. Per tutta la vita mi hanno fatto desiderare di non essere mai nata. Per tutta la vita ho sperato che arrivasse qualcuno, capace di tirarmi fuori dal buco nero in cui ero affondata.

Non credevo nell'amore, non credevo nella felicità, non credevo nella gentilezza né nella compassione, ma soprattutto... non credevo nella vita.

Credevo nell'odio, nella paura e al dolore. La cosa peggiore era che certe volte mi divertivo anch'io.

Sin da piccola mi sono sempre lamentata, del dolore, del peso sul petto che ogni giorno si faceva più grande, del mostro che mi fagocitava sempre più velocemente.

Ho imparato a difendermi che era troppo tardi e non riuscivo più a uscirne.

Il mondo mi aveva voltato le spalle ancora tanto tempo prima, ma continuava a volermi viva.

Si dice che la vita è un battito d'ali. Non ci ho mai creduto. Per me, la vita era quel qualcosa che non puoi decidere quando spegnere... purtroppo.

Ma adesso, inizio a pensare che forse, un modo per vivere e essere felice esiste, davvero.

Si può scegliere se vivere o sopravvivere. Io sono una sopravvissuta, non ho mai vissuto davvero... Almeno, fino a che non ho incontrato lui.

Jameson

La mia vita è sempre stata vuota. Sono cresciuto con due genitori assenti e una gran voglia di amare.

All'età di sette anni capii con certezza che la mia vita era rovinata. Ma non mi lasciai scoraggiare, avevo sempre voglia di amare e essere amato.

Al liceo, grazie al mio migliore amico che mi obbligò ad entrare nella squadra di nuoto, riuscii ad aprirmi un po' di più...

Poi sono arrivato al college, e ho incontrato lei. Lei con quell'aria scontrosa che mandava sempre tutti a fanculo. Lei con quegli occhi che sparavano fiamme e fulmini. Lei che aveva sempre avuto paura di chiunque le si avvicinasse troppo. Lei che non aveva mai voluto fare del male, ma che era stata uccisa più e più volte dal male stesso. Lei che non sorrideva mai, ma a volte le vedevi fare un sorrisino. Lei con la sua calma che ricordava le onde del mare che si posano dolcemente sulla riva di una spiaggia al tramonto. Lei che aveva sempre avuto paura di tutto e di tutti ma che da me si è lasciata avvicinare. Lei che non parlava quasi mai, ma quando sentivi il suono della sua voce ti veniva voglia di sentirlo per l'eternità.

Capii che era rotta, esattamente come me. Solo, che lo dimostravamo in modi diversi: io donavo affetto a chiunque, lei salutava con un dito medio e un ghigno in faccia.

La mia vita era sempre stata incompleta, almeno sino a che non incontrai lei.

Ci siamo uniti e completati a vicenda, come un puzzle, che ha sempre bisogno di tutti i pezzi, perché se no, non sarà mai completo.

Perfettamente ImperfettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora