Manuel quel giorno tornò a casa un'ora prima dal suo turno di lavoro al ristorante. Aveva chiesto questo favore al suo capo, perché quella mattina Simone aveva sostenuto il suo primo esame all'università e voleva arrivare prima a casa per preparargli il pranzo, gioire con lui o stargli semplicemente accanto. La notte precedente Simone aveva dormito male, era nervoso per via di questa prima grande prova universitaria, chiedeva sempre il massimo a se stesso e, nonostante suo padre gli avesse detto di star tranquillo, che "l'esame è l'unico modo che hai per capire se il modo in cui hai studiato va bene, non è nient'altro che questo", Simone proprio non riusciva a tranquillizzarsi.
Manuel era stato tutta la notte ad abbracciarlo e a sussurrargli frasi per farlo calmare, accarezzandogli il braccio e lasciandogli qualche bacio tra i capelli, fin quando alla fine Simone era riuscito ad addormentarsi, tra le sue braccia, cosa che impedì a Manuel di muoversi. Quest'ultimo però non era assolutamente dispiaciuto, non aveva alcuna intenzione di muoversi e rischiare di svegliare Simone. Quindi sacrificò il suo sonno, per quella notte, per permettere a Simone di dormire sereno.
La sveglia suonò alle 7 e Manuel aveva il braccio destro addormentato e aveva sonnecchiato si e no 1 ora, ma Simone aveva l'aria riposata e Manuel ne fu infinitamente felice.
"Buona fortuna, amore mio" questo gli aveva detto Manuel prima di dare a Simone un bacio veloce e vederlo uscire dalla porta di casa.
In quella stessa casa ora Manuel stava rientrando, intento a preparare il pranzo per Simone, qualsiasi cosa servisse per farlo riposare un po'.
Avevano scelto insieme la città in cui trasferirsi e la decisione di andarsene insieme era stata molto ragionata, ponderata. All'inizio temevano che la convivenza avrebbe potuto distruggere il loro rapporto, temevano fosse troppo presto, ma "Io non ce posso sta tre anni senza de te, Simò" aveva detto Manuel a un certo punto, stanco di tutte le congetture che stavano facendo, sintetizzando con un'unica verità tutto ciò che pensava, al netto delle paure."Nemmeno io, Manu" aveva poi risposto Simone, sorridendo e tirando un sospiro di sollievo.
Si erano trasferiti a Milano e a Manuel Milano non era mai piaciuta, ma con Simone accanto, mentre mettevano in ordine il bilocale che avevano affittato, si era reso conto immediatamente che avrebbe potuto trasferirsi anche nella città più brutta del mondo, ma se ci fosse stato Simone con lui, ogni giorno sarebbe stato un dono.
E infatti alla fine Manuel a Milano ci stava bene, gli piaceva passeggiare per Parco Sempione, fare aperitivo la domenica pomeriggio sulla Darsena, cenare nelle piccole vie di Brera. Ma più di tutto gli piaceva addormentarsi e svegliarsi con Simone. Era lui la sua città, lo era da anni ormai.
Proprio nel momento in cui Manuel stava per mettere la pasta nei piatti, sentì la serratura scattare, segno che Simone stava rientrando.
"Amò? Sto in cucina!" esclamò Manuel alzando un po' la voce per farsi sentire.
Lasciò subito la pentola e corse in soggiorno da Simone "Amò, allora?" chiese subito Manuel con fare impaziente.Simone fece cadere il suo zaino per terra, alzò lo sguardo e "Sono stato bocciato" sussurrò prima di scoppiare in un pianto rumoroso, singhiozzando tra le braccia di Manuel, il quale non esitò un secondo a fiondarsi su di lui.
Manuel sapeva benissimo quanto Simone avesse studiato per questo suo primo esame, senza saltare mai una lezione e studiando volta per volta, cercando anche di conciliare il suo lavoro in libreria per pagarsi qualche svago in più, ma sapeva anche molto bene, grazie alle parole di Dante, che gli esami universitari non sono come le verifiche del liceo, sono molto più impegnativi e che all'inizio è molto complicato trovare la quadra. Sapeva benissimo che Simone non aveva nulla da recriminarsi, si era impegnato molto, doveva solo trovare il giusto metodo.
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And I'll keep your brittle heart warm
Teen FictionSimone viene bocciato al suo primo esame universitario. fluff. non so che m'è preso.