Odio questo posto, la Germania. È pieno di ubriaconi incazzati e parole che non riesco a capire. Da quando ho fatto l'ultimo incidente in Inghilterra i miei genitori non si fidano più di me, dicono che ho bisogno di un nuovo inizio, ma non posso ricominciare a diciannove anni, sarebbe stato diverso se fossi stata una bambina. Non solo quello però, devo anche vivere da sola. Il mio vecchio insegnante d'arte sapeva il tedesco, ma ciò non mi ha aiutata.
Non avevo amici ne qui ne al di fuori della Germania, ciò mi faceva sentire parecchio sola. Ero il classico tipo di persona che non sa e non riesce a vivere da sola, ma se ora sono in questa situazione è solo colpa mia. Trasferirmi per me non era stato così semplice , da quando l'anno scorso ebbi una ricaduta, il mondo era colorato di bianco e nero.
Presi il treno con tutte le mie valigie e arrivai al mio appartamento, corsi dentro e notai che almeno era piuttosto grande come appartamento questo rese la situazione migliore. Mi sdraiai sul pavimento freddo e sospirai.
Parlava spesso della Germania, quindi pensai fosse come me l'aveva descritta, invece questa città era piccola e poco conosciuta. Erano circa le 21 e scesi le numerose scale che portavano dritte al centro città, ero troppo stanca per fare una lunga camminata quindi mi sedetti in un bar, fui sorpresa che fosse ancora aperto ma ne rimasi sollevata. Non avevo ancora un lavoro, ero consapevole che avrei dovuto trovarne uno, di sicuro non potevo vivere con la piccola somma di denaro che mi avevano lasciato i miei genitori. Dall'altra parte della strada c'erano due uomini all'apparenza molto alti, seduti a fumare e chiacchierare, la strada era praticamente vuota, ma loro erano li. Finii il mio caffè ed andai alla cassa per pagare, chiesi al ragazzo se stessero cercando personale da assumere ma il ragazzo scosse la testa. Sospirai e feci per girarmi, quando sentii dei passi dietro di me mi voltai del tutto e un uomo mi mise la sua mano gelida sulla spalla, era uno dei due ragazzi che avevo visto precedentemente in strada. Aveva delle trecce nere e una fascia per capelli che gli coronava il viso. Non dissi niente, lo guardai confusa aspettando che dicesse qualcosa.
"Sto assumendo." disse.
"Oh, qual è il tuo nome? Che lavoro sarebbe?" risposi.
"Dipingerai per me, io sono Tom e lui è mio fratello Bill"
"Come hai fatto a dedurre che io sapessi dipingere Tom?"
"Tu non ti preoccupare" disse passandomi un pezzettino di carta con scritto il suo numero.
Se ne andarono ed io rimasi li ferma, rimasi sorpresa da come si erano avvicinati a me come fossero i padroni di questa città, ma avevo fortemente bisogno di un lavoro e non volevo risultare maleducata..
Il giorno dopo mi svegliai piuttosto tardi all'una di pomeriggio per esattezza, ero ancora stanca ma sapevo che avrei dovuto chiamare quello strano ragazzo per ottenere il lavoro. Tirai fuori il telefono e scrissi il suo numero, sentii tre lunghi 'bip' finché qualcuno non rispose. Non era quel ragazzo, era una voce molto più leggera, una donna.
"Pronto?" disse la donna.
"Ehm ho avuto questo numero da Tom, credo si chiamasse così, mi ha accennato al fatto che stesse assumendo personale."
"Certo, chiamo Tom."
Calò il silenzio per un attimo, tutto ciò non era professionale. Sembrava dovesse assumermi un bambino.
"Ciao sono Tom, scusa per l'attesa. Sarebbe meglio tu mi raggiungessi dove lavoro almeno possiamo parlarne di persona."
Esitai, sospirai e aprii la bocca.
"Certo verrò, ma non ho la macchina come posso arrivare lì?"
Il ragazzo si mise a ridere.
"Ti passo a prendere." disse senza esitazione.
Stavo per rispondergli ma lui attaccò. Ero praticamente sicura fosse uno scherzo, non mi chiese nemmeno l'indirizzo. Appoggiai il telefono e andai in camera per cambiarmi, tirai fuori dei vestiti dall'armadio e iniziai a mettermi dei pantaloni quando sentii bussare alla porta. Sussultai al suono improvviso, quasi mi spaventai. Ebbi i brividi al solo pensiero che fosse Tom, se era lui come diavolo aveva avuto il mio indirizzo? Uscii lentamente dalla mia stanza ed andai alla porta, ero un po' scossa e allungai la mano verso la maniglia. Aprii e lui era lì. Quel ragazzo alto e muscoloso era lì, di fronte a me.
Alzai lo sguardo nella profondità dei suoi occhi scuri, era così maestoso in un certo senso, ero senza parole ma anche spaventata. Fece un piccolo sorriso il suo piercing al labbro brillava con la luce del sole. Stavo per chiedergli come avesse avuto il mio indirizzo quando mi fermò.
"Dai, abbiamo del lavoro da fare." sorrise mentre mi fece capire di uscire dall'appartamento.
Fui tentata di tornare indietro, mi guardò confuso mentre restai in piedi sull'uscio della porta, sospirai, sorrisi dolcemente ed uscii. L'entrata era davvero piccola e quasi rischiai di toccargli il petto mentre uscivo. All'improvviso mi prese per la vita facendomi strada per arrivare alla sua macchina, rimasi sorpresa ma non dissi nulla, sorrise e mi precedette scese le scale e lo seguii fino ad arrivare in strada, erano le quattordici ormai. Scese lungo la strada verso un'auto da corsa nera. L'auto era di un nero brillante con i vetri oscurati così che non si potesse vedere dentro. Fui sorpresa da quanto fosse ricco, o almeno penso lo fosse un'auto così praticamente nuova di zecca non la potevano di sicuro possedere tutti. Si avvicinò al sedile del passeggero e lo aprì.
"Entra." disse educatamente.
Sorrisi e mi avvicinai per poi sedermi, chiuse la porta ed entrò anche lui.
"Allora dove mi porti?" dissi mentre osservavo fuori dal finestrino.
"Casa mia a dire il vero." disse sorridendo con il suo accento tedesco.
COMMENTO
So che non sono ai livelli dell'anno scorso e ci saranno un po' di errori e cose così, ma perdonatemi devo riprenderci solo un attimo la mano.❤️
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A Painter's Game - Tom Kaulitz (ITA) by Tokiokatiz
FanficQuesta storia è ispirata a My living nightmare, una storia diversa e non così cruenta. Ma con una storia interessante, sorprese, colpi di scena e altro ancora. Una giovane ragazza si trasferisce in Germania, trova lavoro in un nuovo posto dominato d...