contatto fisico

56 2 0
                                    

Lei mi guarda e sorride dopo la mia frase.
«dai vieni che ti presento a mia sorella» le dico prima di trascinarla da un braccio verso la villa.
«martaa, ti presento valentina» dico io a mia sorrlla.
Loro si stringono la mano e poi si mettono in disparte mentre io vado a ballare insieme a tutti gli altri invitati.

«come hai conosciuto mio fratello?» dice marta.
«diciamo che é caduto dal cielo» dice Valentina per poi proseguire.
«no dai parlando seriamente, stava scappando dall'ospedale ed é caduto dalla finestra della sua stanza e io passavo di là perché stavo andando a fate delle visite e l'ho aiutato».
«ma come é caduto, ma sta bene? Si é fatto male ulteriormente?» dice Marta preoccupata.
«nono sta bene guardalo come si diverte» dice indicandomi con un dito.
«e quel vestito da dove é uscito?» chiede mia sorella.
«prima di venire qui l'ho portato nel negozio di abiti eleganti di mia nonna e mia nonna gli ha regalato questo completo» risponde lei.
«ma tu non sei di milano vero?» chiede mia sorella con faccia dubbiosa.
«no sono di una cittadina del veneto, però abito a milano da pochissimo perché mi sono trasferita qui per inseguire il mio sogno della musica, e avendo manager e etichetta discografica qui ho preferito venire qui invece di fare su e giù in continuazione» risponde lei.
«anche tu amante della musica eh, avete un sacco di cose in comune tu e Matteo» dice mia sorella.
Valentina risponde solo con un sorriso e al che mia sorella dice:
«ti chiedo solo una cosa, qualsiasi sarà il vostro rapporto in futuro non fargli del male» gli dice Marta guardandola negli occhi.
«ti prometto che non gliene farò mai, glielo devo» rispondere lei rassicurandola.

La giornata prosegue tra un ballo e l'altro e prima del taglio della torta io e Vale ci ritroviamo fuori per fumare una sigaretta.
«ti stai divertendo?» gli chiedo interessato alla risposta.
«si molto, é bello per me vedere il rapporto così bello che hai con la tua famiglia, la mia non è così» mi risponde genuinamente.
«perché la tua com'è» chiedo allora io.
«la mia famiglia é una famiglia molto chiusa, esclusa mia sorella. Loro credono che un vero lavoro debba prevedere minimo 8 ore giornaliere fuori casa e la sveglia alle 5.30 del mattino per andare a lavorare.
Infatti non hanno mai accettato il fatto che io faccia musica e che ci impieghi praticamente tutto il giorno. Per loro la musica é una cosa passeggera che a breve finirà. Non sanno di quante volte la musica é stata la mia cura.
Non ti nascondo che per convincerli a farmi trasferire qui a Milano ho dovuto pregarli per quasi un anno nonostante io abbia quasi 25 anni.
Dicono che inseguendo questo 'stupido sogno' non arriverò a niente di niente e che anzi, finirò per rovinarmi in qualche modo.
L'unica a supportarmi davvero é mia sorella Vanessa. Lei ha una scuola di danza e anche a lei hanno tanto ostacolato questa cosa.
Però lei mi ha sempre detto che se non provi a fare qualcosa non potrai mai sapere se sarebbe riuscita o no, e che anche in questa cosa, se riuscirò a fare qualcosa di bello nella musica, bene, altrimenti mi appoggerà in qualsiasi la mia decisione.
Per questo quando vedo il rapporto che hai con tua sorella e i tuoi genitori mi sento felice, perché vedo che qualcuno é stato capito, e non c'è cosa più bella di essere capiti.» mi dice lei guardandomi sempre negli occhi.
"saresti piaciuta tantissimo a mia nonna» dico io accarezzandole il braccio.
"dai andiamo che c'è il taglio della torta» mi dice lei con un sorriso e tirandomi per la mano.

Arriviamo dove c'era mia sorella che sta per tagliare la torta e le nostre mani non si staccano.
Ne io e ne lei siamo intenzionati a lasciare la mano dell'altro, ma entrambi facciamo finta di nulla e restiamo mano nella mano fino a dopo il taglio della torta.
É arrivato il momento del lancio del bouquet.
Mia sorella si prepara per lanciare il mazzo di fiori con dietro di lei tutte le donne che ci sono alla festa tra cui Valentina.
1...2...3... e il bouquet finisce a Valentina che immediatamente mi guarda probabilmente perché sono l'unica persona che conosce e in questo momento nel quale é osservata da tutti mi prende come punto di riferimento.
Dai suoi occhi capisco che vuole aiuto per uscire da quella situazione, così vado subito da lei.
«scusatemi ve la rubo perché noi dobbiamo andare via» dico io trascinandola dal braccio e portandola via da quel mucchio di persone abbastanza invadenti.
«grazie» mi dice lei appena quelle persone sono distanti tanto da non vederla.
Io le faccio un sorriso e poi proseguo:
«andiamo o vuoi restare un altro po'?» gli domando io.
«piuttosto che restare qui con quelle donne assetate di bouquet preferire non poter mai più cantare.» mi dice lei sorridendo e facendomi intendere che potevamo andare via.
Mentre andiamo verso la macchina io la guardo e mi incanto talmente tanto da non accorgermi che eravamo davanti alla macchina.
«matteo ma che ti sei imbambolato? dai sali» mi dice lei mentre era già in macchina.
«metti il navigatore che se no non so la strada va» continua lei mettendo in moto la macchina.
Tutto il viaggio lo passiamo ad ascoltare canzoni di artisti da Silent Bob a gli Arctic Monkeys e a ridere come bambini quando uno dei due steccava qualche nota.
Arrivati sotto casa mia é arrivato il momento di salutarci.
«sicura che non vuoi salire?» chiedo io speranzoso che dica di si.
«e perché dovrei?» mi risponde lei.
«dai ti giuro che se sali ti faccio la miglior tisana della tua vita» dico io ridendo.
«voglio proprio assaggiarla questa tisana dai.» dice lei scendendo dalla macchina.
Saliamo a casa e accendo tutte le luci della cucina e quando mi giro vedo che Valentina non sorride più ed é come spaventata da qualcosa.
«tutti bene?» gli chiedo.
«sisi tranquillo, dov'è il bagno?» mi chiede frettolosa e dopodiché io indico in fondo al corridoio, dove lei si precipita di corsa. Dentro di me so che qualcosa non va.
Quando torna io la sto aspettando sul divano con due tisane ma appena arriva noti qualcosa di strano, e quando si avvicina capisco. Aveva il trucco sbavato, e ciò voleva dire che aveva pianto, ma stava cercando di non farlo notare.
«vale, tutto ok veramente?» gli domando preoccupato.
Lei si limita ad annuire con un sorriso falso e io me ne accorgo.
«senti io non voglio obbligarti a dirmi niente ma dimmi almeno cosa ti ha spaventato appena sei entrata in casa.» gli domando per provare a rimediare.
Lei mi indica la mia collezione di collane con le borchie che indossavo da piccolo e che mia madre aveva appeso, non capivo cosa le facesse così paura, ma immediatamente mi alzo e vado a togliere quelle collane.
Appena torno sul divano mi accorgo che Valentina stava piangendo.
«oi vale io non so che cosa c'é dietro a quelle collane, ma se non vuoi non dirmelo, a me basta che tu ti tranquillizzi.» dico notando che si stava iniziando ad agitare.
«no é che in pratica un anno fa ero a una festa e...» mi dice prima di iniziare a piangere coprendosi il video e respirando a fatica.
«vale non mi dire niente, pensa a qualcosa di bello, ma respira per favore» le dico io preoccupato perché non sapevo cosa fare questa volta.
Lei mi prende la mano e me la stringe fortissimo mettendosela dietro le spalle e di conseguenza si accascia su di me. Io le faccio delle carezze sul viso e piano piano torna a respirare normalmente e si addormenta.
Quanto mi dispiaceva che una ragazza così giovane come lei abbia già sofferto così tanto da non riuscirne nemmeno a parlarne.

Quella sera non sarebbe tornato nessuno a casa perché erano andati tutti a Modena nella casa di famiglia del marito di mia sorella per stare li qualche giorno prima che gli sposi partano in viaggio di nozze.
Quindi sapendo che il divano non é di certo il luogo più comodo per dormire mi alzo delicatamente dal divano per cercare di non svegliare Valentina e la prendo a mo di principessa per portarla nel mio letto.
Una volta messa sul letto mi avvicino alla porta per uscire e lasciarla dormire da sola ma lei si sveglia:
«non andartene, resta qui» mi dice con la voce debole e stanca.
Io mi sdraio di fianco a lei nel letto e subito lei si abbraccia, come se le servisse il contatto fisico per tranquillizzarsi.
I nostri volti erano così vicini che le nostre labbra per poco non si sfioravano, ma quel contatto mi bastava abbastanza per stare bene a mia volta.
Così anche io dopo essermi accertato che lei si fosse addormentata, mi addormento.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Sep 07 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

mi piaci tuWhere stories live. Discover now