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thunder ˊˊ 💫 ˏˏ

AU: un semplice au liceale con un piccolo plot twist
(non so come la mia mente abbia partorito questa storia, ma è venuta molto più lunga del previsto, quindi spero ne sia valsa la pena di aspettare. buona lettura <3)

Lunedì 11

Se gli avessero detto che la scuola sarebbe stata il suo futuro, Pietro sarebbe scoppiato a ridere, avrebbe speso alcuni minuti a riflettere sull'attuabilità di quella prospettiva e, scartando l'idea, sarebbe tornato con la testa sullo schermo della sua Nintendo DS scassata.

Eppure, quel Lunedì, la sveglia era suonata esattamente alle 6 del mattino e svegliandosi, Pietro aveva sospirato, pensando al fatto che la scuola era proprio il luogo dove si sarebbe trovato meno di due ore più tardi.
Con l'unica differenza che quell'anno ci sarebbe stato lui dietro alla cattedra che aveva tanto temuto durante la sua carriera liceale.

Ebbene sì, dopo più di cinque anni di supplizio e una laurea in lettere moderne, Pietro aveva finalmente vinto il concorso e, quella mattina, avrebbe debuttato nel mondo dell'insegnamento.

Sarebbe una bugia dire che l'idea non lo terrorizzava. Era ben consapevole della crudeltà di cui erano capaci i ragazzini delle medie (a suo tempo, lo era stato anche lui) e si era immaginato più volte lo scenario di una classe davanti a lui che lo faceva dannare. Eppure non poteva che sentirsi emozionato.

Anche se il sé stesso del passato non si sarebbe mai aspettato di finire in quella situazione, ne stava facendo qualcosa della sua vita, ed era sicuramente meglio del piano iniziale del Pietro sedicenne (essere un gangster e vivere di arte spiccia).
Era contento perché sapeva che, a scuola, gli alunni lo avrebbero visto come una figura di riferimento, o almeno, lo sperava. Voleva far capire loro che l'esperienza scolastica non deve essere un peso, un qualcosa da reputare inutile, fastidioso o addirittura insopportabile. Sperava di essere quella scintilla che potesse rallegrare le loro monotone lezioni.

Mentre applicava la sua maschera all'aroma di anguria sul viso, si perse fra le immagini delle possibili catastrofi che avrebbe potuto causare quella mattina e, solo mezz'ora dopo, si rese conto di quanto fosse in ritardo.
Una volta finita la skincare e fatta la colazione, indossò i vestiti che aveva accuratamente scelto la sera prima e salutò Sangy con un buffetto sul muso, per poi guidare fino al posto di lavoro.

La scuola secondaria di primo grado dove avrebbe cominciato la sua carriera da insegnante era un vecchio edificio, ben strutturato e, nonostante le mura dipinte di un color ocra decisamente discutibile, era abbastanza rispettabile.
Si diresse a passo svelto verso l'aula insegnanti, tenendo stretto al fianco la sua borsa di tela dipinta a mano: un regalo di sua sorella Asia. Sebbene non fosse la borsa più comoda per portarsi dietro tutto il materiale scolastico, più il suo macbook, aveva deciso di usarla come portafortuna; avere con sé qualcosa di sua sorella lo aiutava a rimanere positivo.

Asia era sempre stata la sua prima sostenitrice. Sin da quando erano piccoli erano inseparabili e, anche dopo che Pietro avesse fatto coming out, il loro rapporto era rimasto tale.

Mentre pensava a come sua sorella in quel momento fosse probabilmente a godersi la vita su qualche sdraio baciata dal sole, Pietro sistemò la borsa sul tavolo al centro della stanza e controllò l'orario dalla sua agenda. Quattro ore di fila. La prima in una classe terza, la seconda ora in una prima e le ultime due in un'altra prima.

Il sospiro che emetté dovette essere leggermente troppo rumoroso, perché un ragazzo dai capelli neri che indossava una tuta, appena entrato nell'aula, gli sorrise.
“Giornata impegnativa?”

Pietro riconobbe immediatamente le sue fossette e il suo tono sfottente. Andrea Locci, insegnante di educazione fisica, era suo coetaneo ma avendo cominciato a lavorare prima di lui, aveva più esperienza. Si erano incontrati la settimana prima a un collegio docenti.