nevica ˊˊ 💌 ˏˏ

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Nevica.”

notò Duccio mettendosi a sedere, avvolto dal calore del piumone e dalle braccia di Andrea che lo tenevano stretto a sé.
Provò il pungente fastidio tipico di quelle mattine d'inverno. Il gelo gli scorreva nelle vene.

Il moro si rigirò nel letto quando sentì il corpo del suo fidanzato staccarsi da lui e, percependo il freddo che la sua assenza aveva lasciato, si strofinò gli occhi per osservarlo, mugugnando assonnato.

Ciò che la sua parziale vista, ancora offuscata dalla stanchezza, gli permise di vedere fu Duccio, ancora nudo dalla sera precedente, coperto solo da uno strato di pesanti lenzuola. Il suo sguardo era perso da qualche parte oltre la finestra.

Andrea si stiracchiò sul materasso, emettendo un ruggito poco delicato, mentre allungava le braccia per stirarle.

Guardò nuovamente il ragazzo seduto al suo fianco e si tirò sù, per avvicinarsi a lui.
“Buongiorno piccolo.” lo salutò, con la voce impastata, posando il mento sulla sua spalla.
Solo a quel contatto, Duccio si rese conto che l'altro si fosse svegliato.

Ruotò leggermente la testa, per guardare come il il ragazzo lo ammirasse da sotto le sue folte ciglia.
“Hey.” disse soltanto.

Andrea non si sorprese. Era ormai ben consapevole che, appena sveglio, Duccio non fosse la creatura più socievole dell'universo. Ma sapeva che in momenti del genere, al posto di parole dette di sfuggita, aprezzasse di gran lunga le dimostrazioni d'affetto fisiche.

Perciò, mentre il rosso puntava un'altra volta gli occhi oltre il vetro della finestra, Andrea gli lasciò un leggero bacio sul collo e sentì la sua pelle d'oca sotto le labbra.

Passò una mano lungo il braccio di Duccio, contemplando attentamente i suoi tatuaggi e contornandoli delicatamente con le dita.
Sentì il più piccolo rilassarsi sotto al suo tocco.

Andrea non era noto per la sua gentilezza o accortezza nei gesti ma, quando si trattava del suo fidanzato, riusciva a tirare fuori una grazia inaspettatamente particolare.

Il moro continuò a solleticare il suo braccio, e portò la mano libera sul suo fianco, facendo sù e giù con le dita.

Duccio tenne gli occhi fissi verso il paesaggio fuori dal vetro, ma la sua mente era altrove.

Alla vista dei fiocchi di neve danzare nell'aria, i suoi pensieri avevano cominciato a vorticare nella stanza. Aveva pensato a tutti gli inverni della sua infanzia, passati a sperare che nevicasse. Notti gelide in cui puntualmente, la neve lo faceva aspettare ansioso, con il naso incollato alla finestra appannata, solo per non presentarsi mai.

Quello era il primo inverno che passava sotto alle coperte di Andrea e, guarda caso, era anche il primo in cui il cielo avesse ascoltato le sue preghiere silenziose, e lo avesse lodato con la vista delle nuvole ruminare nel celeste, e il panorama della città silenziosa immersa nel bianco.

Nevica.” aveva ripetuto fra sé e sé.

Duccio immaginò di essere un piccolo fiocco che ballava nel vento, destinato a sciogliersi una volta a contatto con il suolo.

Ma una mano calda che si spaziava sul suo fianco gli ricordò che, più che un fiocco, Duccio era un blocco di ghiaccio. Andrea percorse la sua schiena con le dita, lasciando una scia di baci umidi lungo il suo collo.

In quel momento lui era il blocco di ghiaccio e Andrea il suo scultore. Ogni tocco lasciava un segno sulla sua pelle, lo scolpiva e, una volta finito, Duccio sarebbe stata la sua opera migliore.

Si abbandonò a quell'immagine mentre poggiava la schiena contro il petto del suo fidanzato, che continuava a coccolarlo fra le sue braccia.

Il rosso lasciò che l'altro proseguisse il suo lavoro, godendosi ogni istante. Andrea lo vide chiudere gli occhi, e ne approfittò per portare la bocca più in alto, sotto al suo orecchio. Percepì Duccio fare un leggero sussulto quando sentì le sue labbra cominciare a giocare con il proprio lobo.

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