Cronache Di Una Notte Qualunque

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Fermati, respira. Il silenzio fischia sui timpani, annebbiati dal rumore della vita. Sentilo accarezzare le tempie, attraversare ogni tua singola particella, come fosse morfina che si irradia nel sangue.

Lei è sempre con te, quella voce interiore che dice ciò che non puoi dire, che a volte si prende gioco di te, altre volte ti consola, ti sprona, ti distrae, ti estranea da tutto e da tutti.

L'aria oggi è più densa; la senti appiccicarsi sulla pelle, come l'odore della metro che sei costretto a prendere ogni mattina. La notte è stronza perché tace; non porta consigli, ma soltanto una marea infinita di dubbi, incertezze, ricordi che vorresti poter cancellare dall'hard disk, spostandoli direttamente nel cestino. Ma, come il più caro dei tuoi amici, ritornano sempre, come a dire: "Ehi, io ci sono, non puoi dimenticarti di me."

Le cicatrici sparse sul tuo corpo, ricoperte da tatuaggi che hai fatto con troppa leggerezza, sono lì a ricordarti che tutto è indelebile. Sta a te cogliere il buono da loro.

Le lancette di quell'orologio comprato in un discount e appeso al muro come un trofeo continuano a scorrere in senso orario. Avresti bisogno di una pausa, ma loro procedono imperterrite, e i giorni passano così come le settimane, i mesi, gli anni.

Provi ad analizzare te stesso, e forse percepisci un piccolo cambiamento, anche se sottile; può darsi che cresca la consapevolezza che hai di te. Pensi di poter essere qualsiasi cosa tu voglia: suoni, forme, immagini. Ma questa sensazione dura poco, ed ecco che vedi allontanarsi vecchi frame dal lungometraggio della tua vita, quelli che vorresti avere a portata di mano, in un cartella con un nome strano su una chiavetta USB, che dimentichi tra oggetti di cancelleria che non usi più e che ritrovi inaspettatamente, e rivedendoli provi un mix di nostalgia, gioia, euforia.

I visi delle persone a te care, che non sono più tra noi, iniziano a deformarsi, a ingrigirsi; i pigmenti della pelle, degli occhi, non sono più definiti come un tempo. Così come quel bambino che aveva sogni troppo grandi, chissà che fine hanno fatto. Chissà in quale scompartimento dimenticato da Dio si trovano. Loro sono una fottuta condanna perché da piccolo ti dicevano che saresti potuto essere ciò che volevi, ti dicevano di sognare perché i sogni sono il carburante della vita, ma quando cresci ti rendi conto che sono tutte stronzate.

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