capitolo 10

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Quella domenica era l'ultimo giorno di vacanze estive, perché dal giorno dopo avrei cominciato il nuovo lavoro qui a Torino. Ma di sicuro non era il mio pensiero principale quel giorno, infatti quella sera sarei dovuta andare a vedere Kaya allo stadio per la partita contro la Roma.

Era mattina quando mi svegliai all'incirca verso 10 e appena disattivai la modalità aereo, venni sommersa dalle notifiche più belle del mondo.

Erano i suoi messaggi. I messaggi di Kaya, che non vedevo l'ora di rivedere.
<Buongiorno kader>
<Dormiglione stamattina! ahahahshhs>
<Io ho appena fatto colazione>
<Ma stai ancora dormendo? ahahahah>
<Vabbè io devo andare ci vediamo stasera>
<❤️>

Era carino perfino per chat, mi scioglievano quei messaggi, infatti risposi subito con lo stesso entusiasmo del ragazzo che adesso probabilmente era con la squadra a ripetere la tattica per il match.

Mi alzai e mi feci una doccia rigenerante, facendo lo scrub e passando la lametta dove ce n'era bisogno, facendo anche una maschera ai capelli... ero pronta ad ogni evenienza.

Mi vestii velocemente con le prime cose che trovai in armadio, dato che mi sarei sicuramente cambiata per andare allo stadio. Anche quella volta avevo l'abbonamento per il box, quindi dovevo essere abbastanza elegante per il posto.

Era ormai tardo pomeriggio e stavo scegliendo l'outfit migliore per la serata quando sentii il campanello suonare. Chi poteva mai essere... Kaya era impegnato con la squadra e la mia famiglia non verrebbe mai senza avvisarmi prima.

Mi avvicinai al citofono e spiai dalla telecamerina chi potesse essere la persona misteriosa.

Mi si fermò il cuore.

Non sapevo letteralmente più che fare alla vista del ragazzo in stampelle. Un ragazzo dai tratti che conoscevo troppo bene.

Era Lorenzo.

"Chi è?" fu l'unica cosa che riuscì ad uscire dalla mia bocca che faceva fatica ad aprirsi per il panico. "Ayla, ti prego dimmi che sei tu! Sono Lorenzo" rispose il ragazzo ancora fuori dal portone.

"Si... si sono io." dissi. "Ti da fastidio se salgo un attimo?" mi chiese con un fare stanco che probabilmente era dovuto al lungo viaggio che aveva affrontato per arrivare fin qui.

"Certo, terzo piano." conclusi per poi sbloccare il portone d'entrata e aprire la porta di casa mia per segnalargli l'appartamento in cui mi trovavo.

Tutta l'ansia che potevo provare mi pervase in quel momento, dato che non sapevo nemmeno quale sarebbe stata la mia reazione alla sua apparizione in carne ed ossa davanti a me.

Completamente inpanicata sentii la porta dell'ascensore aprirsi e vidi la sua figura in stampelle uscire.

Indossava una maglia nera e dei jorts dello stesso colore e ovviamente non mancavano mai i capelli riccioluti castani che gli piaceva tanto portare in modo disordinato.

Appena mi vide sfoderò il suo sorrisetto che tanto mi aveva fatto innamorare da ragazzina, ma l'unica reazione che riuscii ad avere, fu una smorfia che abbozzava ad un sorriso teso.

"Ayla..." esclamò lui. "Lorenzo... a cosa devo la tua visita?" chiesi perplessa.

"Mi hanno dimesso ormai qualche giorno fa dall'ospedale... ma proprio quando mi sono risvegliato dall'intervento e ho capito la gravità di quello che era successo, mi sono accorto di come la vita sia breve e che possa finire da un momento all'altro... e perciò voglio essere felice" spiegò lasciandomi intendere che tipo di felicità intendesse.

"Lori, hai fatto un lungo viaggio in queste condizioni per me, ma non voglio illuderti... cioè anche tu sei stato chiaro quella notte di luglio. Era giusto separarci per vivere la nostra vita il più intensamente possibile" cercai di aggirarlo.

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