Era una notte noiosa e monotona.
Il sole era ormai un ricordo, adesso erano piccole e trasparenti stelle a occupare la vasta scena.
La luna era intrappolata da grosse nuvole grigie, che ogni tanto la liberavano per poi imprigionarla di nuovo tra le loro misteriose spire.
Se non fosse stato per i lampioni vecchio stile, coloro che ancora animavano la notte avrebbero riversato nel buio: come marinai in balia di una tempesta.Pochissime anime si aggiravano per il villaggio buio, per lo più uomini abbandonati al vino e qualche prostituta appostata nei viali.
Ma qualcuno d'insolito interferiva con quella triste scena, solita ogni notte.
Anche se non era possibile notarla per via del buio, una mite figura camminava altezzosa per la piazza cittadina, diretta a nord.
Era totalmente incompatibile con chiunque avesse mai calpestato quella piazza. Persino i suoi abiti, nascosti nel pesante giaccone di pelle, lo erano.
Portava un grande cappello a punta adornato di pietre preziose e un paio di stivali alti fino alle ginocchia.
Aveva superato la grande piazza di mattoni e adesso camminava veloce per le strette stradine acciottolate, lì la luce era migliore; chiunque avrebbe potuto vedere che fosse una ragazza, ma la strada era deserta.Era molto bella.
La sua feroce bellezza, quasi sinistra, aveva ammaliato centinaia di uomini nei secoli. Aveva lunghi capelli corvini che brillavano a ogni minimo gioco di luce, la pelle chiara e occhi grigi come il ghiaccio.
Camminò per due ore tra strade semi-deserte, cortili umidi e sentieri fangosi di campagna; poi, dopo aver aggirato le inferriate che delimitavano la vecchia stazione ferroviaria in disuso, alzò lo sguardo verso un enorme castello in pietra e si rese conto di essere arrivata.
Finalmente.Un ghigno tagliò la sua bocca, mostrando una fila di denti bianchissimi.
All'interno dell'enorme magione qualcun altro si era già accorto che la ella stava per arrivare. Anche lei era una ragazza e non mostrava più di venticinque anni.
Guardava fuori dalla finestra, osservava la piccola figura avvicinarsi al grande portone e ammirava lo spettacolo alle spalle di lei: la notte muta senza stelle e gli orrendi alberi che fiancheggiavano il vialetto, che la ragazza stava percorrendo.
Era l'unica abitante di quel palazzo da esattamente un secolo ed era da altrettanti secoli che non riceveva visite...
La figura che osservava scomparve alla sua vista e fu costretta ad abbandonare la grande finestra con i bordi finemente lavorati per occuparsi dell'ospite che stava per cambiare la sua giornata, di solito orrendamente uguali alle precedenti. "Chi sarà?" si chiese dubbiosa.Erano tanti i pensieri che le vorticavano in mente. A metà tra l'eccitato e il preoccupato. Non riusciva a spiegarsi quella visita, ma non era certa di esserne dispiaciuta.
Si affrettò nell'ingresso proprio nel momento in cui il vasto portone vibrò, producendo un gran baccano.La ragazza, non fidandosi di aprire di persona, estrasse dai capelli una sottile bacchetta e la agitò tre volte. I battenti del portone in legno si ritrassero lentamente, fino a che non fu ben visibile il cielo nero e una sinistra luce verdastra che sembrava emanasse l'ospite: la ragazza dai lunghi capelli corvini mossi dal vento. Anche lei con un fine bastone teso in mano.
Le due ragazze si guardarono per alcuni istanti poi riposero le bacchette.Sì, eccola ...
<Cassandra> scandì chiaro l'ospite. Le parole furono inghiottite dal silenzio della notte ritmato dal frinio delle cicale in lontananza.<Tu?> disse l'altra.
Era passato un secolo dall'ultimo loro incontro. In effetti era l'ultima persona che aveva visto prima di essere costretta alla prigionia eterna.Ancora silenzio. Poi Cassandra sembrò ricordarsi chi avesse d'avanti, e scoppiò in pianto, disperato e carico d'odio.
<Tu!>gridò alla sorella. < Sporca, sudicia ... come osi solo avvicinarti a questo castello proprio oggi! Da esattamente cento anni sono prigioniera di questo castello per colpa tua, e tu sciagurata, vieni qua a prenderti gioco di me ?!>
L'eco di quei cento anni trascorsi in solitudine sembrava dilaniare la strega. Il pianto e le grida aumentarono.
Ofelia, ferma sull'uscio, guardava impassibile la sorella disperarsi.
<Sai che dovevo farlo, lo avresti fatto anche tu>.
Dopo quelle parole, Cassandra parve pian piano calmarsi, gli occhi traboccavano lacrime ma adesso un sorriso beffardo la faceva sembrare una squilibrata.
<Altro che se l'avrei fatto!> disse, e il suo lamento si trasformò in una risata cupa e carica di rancore.
Dì qualcosa ... il piano.
La collera di Cassandra durò diversi minuti, nei quali Ofelia fissava pietrificata la sua scenata, poi si decise a parlare.
<Sono venuta per avvertirti che la profezia si sta avverando>.
Cassandra si accese. <Profezia? Quale profezia?>.
Ofelia fece per aprir bocca quando lei la interruppe < No, aspetta! Entra, ne discuteremo dentro>
Molto bene, seguila ...

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La strega del castello
FantasiaUn incontro insolito....Una svolta spaventosa. Ufficialmente la storia è finita, ma, SE VI PIACE, scrivetemi nei commenti se volete che continui.