EILEEN
A volte penso che il silenzio abbia imparato a parlare con me il giorno in cui li ho persi.
Non usa parole, ma pesa, anche più di mille discorsi.Avevo cinque anni. Troppo piccola per capire davvero cosa significasse "per sempre", ma abbastanza grande per sentire il vuoto che si era mangiato tutto.
Oggi, a diciassette, la cosa più assurda è che ci sono giorni in cui non riesco nemmeno a ricordare i loro volti. E me ne faccio una colpa.Come se dimenticare il suono della voce, i gesti, le abitudini… significasse dimenticare come tutto era iniziato. E non volevo.
Non potevo.La sera dell'incidente ce l’ho stampata addosso come un tatuaggio che non se ne va.
Ricordo ogni singolo dettaglio e, niente, niente, riesce a farmelo dimenticare.Fuori il sole stava scivolando via, lasciando spazio alla luna. Quella luce debole che consola senza promettere troppo.
Quel momento del giorno mi piaceva.
Il cielo arancio, la stanchezza che si rilassa. Il silenzio buono, per una volta.Ero alla finestra, il vetro appannato dalla condensa del mio respiro, e sotto di me il solito prato di margherite.
Poi una voce mi spezzò il filo.«Eileen, mi stai ascoltando?»
Sobbalzai. lisa era alle mie spalle, in attesa. Alhena rideva sotto i baffi.
«Giuro, ormai non riusciamo più a sentirti parlare di quello scherzo della natura», disse lhen, venendomi in soccorso. ed io annuii, complice.
Aveva ragione.Lisa però non mollò. «Ma quanto è bello?» disse sognante, fissando il soffitto.
«Sono sicura che i nostri figli sarebbero biondi...»Capelli biondi sulle spalle, top blu che le faceva risaltare gli occhi, pantaloni presi dal mio armadio.
Era bellissima, sì. Se solo non avesse perso la testa per l’unica persona che doveva stare lontana.Nessuna di noi rispose a quella sparata. Io mi limitai a torturarmi il labbro inferiore, come sempre
«Quasi dimenticavo! Devo andare a casa, stasera torna mio cugino», disse alzandosi con uno slancio.
«Tuo cugino?» chiese Lhen.
«Mh-mh.»
«Da quando hai un cugino?»
«Da quando sono nata, moncerì.»
Lhen si accese subito: «È figo?»
«Mhh... niente di che. Leen lo conosce.»
Jason Martini.
Lo avevo conosciuto quattro anni prima.
L’unica cosa che ricordavo bene era quanto fosse insopportabile. E arrogante.Sentii il viso surriscaldarsi, ma feci una smorfia di conferma e mi voltai verso la finestra, per nascondere il rossore.
Però… una cosa non gli era mai mancata: la bellezza.
C’era stato un periodo — breve, giuro — in cui credevo mi piacesse.Mi piaceva quella parte buona che mostrava solo a pochi. Ma poi era sparito.
E io, con lui, avevo perso ogni traccia.Era tornato. Ma per restare?
Perché era andato via?
E, soprattutto... perché ora era di nuovo qui?
Salutai le ragazze e le accompagnai alla porta.
Poi mi fermai in cucina. Kai stava cucinando. «Ehi stellina, vuoi aiutarmi?»
«Sai che faccio schifo.»
«Ma se non provi, non imparerai mai», mi fece l’occhiolino.
Kai era casa. La mia ancora.
Non gliel’avrei mai saputo dire a parole, ma gli devo tutto.
Eppure... quel vuoto all’altezza del cuore non si era mai richiuso.Mi legai i capelli e andai a lavarmi le mani.
Lasagna. Tentativo ambizioso.«Sai, io tornavo a casa dal lavoro... e vidi una macchina distrutta, era uscita di strada. Pioveva tanto quel giorno. Tu eri nel seggiolino, vicino alla tua mamma. Piangevi. Da quel momento ho capito che dovevi restare con me.»
Quelle parole me le aveva dette mille volte. Ma ogni volta mi toccavano come fosse la prima.
Quando finimmo di assemblare la lasagna, restava solo da infornare.
«Io esco.»
Jean apparve in cucina. Alzai le sopracciglia.
«Dove vai?»
«Cazzi miei.»
«Jean, rispondile bene!» gridò Jonathan dal soggiorno.
Jean sbuffò. «Vado al ritrovo. Non torno a dormire.»
«Posso venire?»
«Ma figurati», rispose senza pensarci e uscì sbattendo la porta.
«Mh… che si mangia per cena?»
Jasper entrò in cucina e si legò a me in un abbraccio.Capelli blu spettinati, voce impastata. Altro pomeriggio a dormire, altro esame evitato.
«Lasagna» sorrisi. «L’ho cucinata io. Con Kai.»
«Ci vuoi avvelenare?» ringhiò Josh, spuntando da dietro.
Risposi col dito medio. Jasper rise.
«John, nel dubbio ordina Glovo!» gridò Josh verso il salotto.
Jasper ridacchiò e iniziò ad apparecchiare con me.
A tavola eravamo tutti.
Dentro, io ero ancora sola. Ma lì, con loro, mi sentivo parte di qualcosa.
🍒🌖

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scarless
RomanceA diciassette anni, Eileen Black sa già cosa significa perdere tutto. Nel giro di una notte, la sua famiglia le viene strappata via e il mondo smette di avere senso. Rimangono solo il silenzio, il dolore e un vuoto che sembra impossibile da colmare...