Chapter one

277 5 0
                                    

La valigia era pronta, osservai la mia stanza, non l'avrei rivista per tre lunghi mesi. Feci un lungo sospiro, mi aspettava un lungo viaggio, papà non sarebbe potuto venirmi a prendere perchè, anche se era estate, l'accademia continuava imperterrita con le lezioni di strategia, allenamento e quant'altro di cui non voglio nemmeno sapere il nome. C'erano molti aspetti negativi nel lavoro di mio padre ma anche positivi se ben pochi, sapevo difendermi da sola e usare una calibro 22. Sorrisi al ricordo di papà quando mi insegnava per la prima volta ad impugnare l'arma, avevo otto anni. La mia compagna di stanza/conquilina/migliore amica Carlotta mi riportò alla realtà:- se continui a perdere tempo perderai il treno e non penso che hai voglia di fare una corsa in stile Jesse Owens- sempre la solita simpaticona, però ha ragione meglio che mi sbriga. Afferrai la valigia, diedi un bacio sulla gancia alla mia amica:- Ci vediamo a metà luglio, ti vengo a prendere il stazione- Si, ci sentiremo tutti i giorni non serve che me lo dici adesso- rispose lei mostrandomi il suo Samsung s4 come per dire: esistono i telefoni scema. Risi, presi l'iphone, zaino eastpak e valigia. Mi diressi verso la porta:- Ok io vado, ci sentiamo, ciao troietta mia- l'abbracciai, mi mancherà da morire ma ehi la rivedrò tra un mese quando verrà a Venezia:- Fai la brava, ciao zoccoletta mia- mi diede un bacio sulla gancia e io uscii di casa, diretta alla stazione.

Feci il biglietto di sola andata per Venezia, il viaggio sarebbe durato quattro ore e mezza. Appoggiai la valigia sotto il sedile e lo zaino vicino a me, sfilai le cuffie da quest'ultimo e accesi la musica. in poco tempo mi addormentai. Fui svegliata dal controllore, gli mostrai il biglietto:- la sua fermata è tra poco signorina- mi informò:- Meno male che mi ha svegliata, non pensavo che avessi dormito così tanto- gli sorrisi grata. avevo dormito quattro ore, cavoli, va bene che la sera prima io e Charlie avevamo fatto serata con alcuni amici, ma ero andata a letto presto. Ok non proprio così presto però.. vabbè lasciamo stare, mi infilai nuovamente la cuffia e ascoltai Tiziano Ferro: ed ero contentissimo. La mia canzone preferita. Arrivata alla mia fermata presi le mie cose e scesi dal treno, mio padre non era in stazione ad aspettarmi e capii che dovevo arrangiarmi. Andai al banco informazioni:- Mi scusi, può dirmi come faccio a raggiungere l'accademia marina?- domandai:- Certo cara, allora devi prendere l'autobus, al settore 9- mi rispose cordiale la donna anziata dietro il vetro:- grazie mille- le sorrisi e andai in autostazione che si trovava proprio di fronte alla stazione dei treni. L'autobus sarebbe partito tra poco e chiesi al conducente se poteva poi indicarmi la mia fermata, l'uomo acconsentii e sistemai le valigie nel bagagliaio e presi posto nel veicolo.

Mezz'ora dopo ero di fronte a un cancello di ferro battuto verniciato di bianco, sospirai ed entrai nel meraviglioso parco circondato da edifici arancioni, vari ragazzi erano sdraiati sul prato a godersi il sole di inizio estate, trascinai la valigia lungo la stradina asfaltata sotto gli occhi curiosi dei cadetti. Papà mi aveva spedito per posta la chiave di casa e una mappa del campus. Non fu difficile trovare la casa, sembrava quella di Obama. Grande, bianca e con la bandiara italiana che sventolava orgogliosa delle sue tre strisce. Infilai la chiave nella toppa ed entrai, papà ovviamente non c'era, era occupato nella sua lezione di cui non ricordo il nome. Feci un giro per la casa e trovai la mia camera al piano superiore, la riconobbi dal vivace lilla che tinteggiava le pareti, i miei peluches sistemati sul letto da una piazza e mezza. La scrivania di legno chiaro sotto la finestra con tanto di portafoto e computer portatile. Molto luminosa ed accogliente, rimasi a guardarla ancora qualche minuto prima di posare la valigia e lo zaino sul letto. Presi il cellulare e uscii di casa per cercare mio padre. Con la musica nelle orecchie feci un giro nel campo prima di dirigermi verso l'edificio in cui mio padre teneva la sua lezione, vidi un tenente uscire da un ufficio:- Mi scusi, mi può dire dove posso trovare l'ammiraglio Filippi?- nessuno mi ha guardato così male in vita mia, ma sostenni il suo sguardo:- E lei chi è?- mi chiese Mr Sguardo di ghiaccio:- Sono la figlia, Micol Filippi- mi presentai, l'uomo addolcì lo sguardo:- Certo Micol, tuo padre mi ha avvisato che arrivavi, vieni ti accompagno da lui- si incamminò e io lo seguii, proseguimmo lungo il corridoio, ricco di foto di cadetti, ammiragli, tenenti in occasioni importanti. Ci fermammo di colpo di fronte ad una porta:- Vuoi ch te lo chiamo fuori?- mi chiese gentilmente:- no, si figuri, l'ho già portata via dai suoi impegni, non vorrei rubarle altro tempo- mi sorrise e lo ringraziai. Quando se ne andò bussai alla porta di legno scuro, un "avanti" mi invitò ad entrare nella stanza. Abbassai la maniglia e feci ingresso nell'aula.

MilitaryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora