57.Sofia

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Aprii lentamente gli occhi , vidi Gabriel accanto a me, che mi baciava delicatamente la mano. La stanza attorno a me sembrava un ospedale, ma la mia mente era ancora confusa.
«G-Gabriel? Cosa è successo?» chiesi, la voce tremante. Sollevò lo sguardo verso di me, con una miscela di sollievo e preoccupazione negli occhi.
«Oh, grazie al cielo...» esclamò, posando un bacio sulle mie labbra. «Come ti senti?» aggiunse, osservando attentamente il mio viso.
«Un po' ammaccata, ma sto bene. Cosa è successo? Perché sono qui?» domandai, cercando di mettere a fuoco i ricordi.
Gabriel si fece serio, e il suo sguardo diventò teso.
«Una macchina ti è venuta contro.» rispose lentamente.
Le immagini di quella scena tornarono con forza, ogni dettaglio vivo nella mia mente.
«Denny.» sussurrai, fissando il vuoto. Ricordavo perfettamente il suo volto.
Gabriel serrò la mascella, strinse i pugni dal nervoso. «Voleva una mia reazione? Bene...» disse con rabbia, alzandosi in piedi.
Lo guardai, sentendo la paura crescere dentro di me.
«Gabriel, ti prego, non fare sciocchezze.» supplicai, la voce spezzata.
Non rispose. Si voltò di scatto e uscì dalla stanza, senza dire una parola.
Sconvolta, afferrai il mio telefono e chiamai Theo, sperando che riuscisse a fermarlo.
«Sofy, sei sveglia! Ci hai fatto prendere un colpo.Stiamo per arrivare.» rispose Theo, sollevato di sentire la mia voce.
«Theo, raggiungi Gabriel.» dissi rapidamente. «Sta andando da Denny. Ho paura che gli possa fare del male.»
«Va bene. Lascio Amanda da te e lo raggiungo.» rispose Theo, chiudendo la chiamata prima che potessi aggiungere altro.
Mi lasciai cadere indietro sul cuscino, sperando che tutto potesse risolversi prima che fosse troppo tardi.
Mi misi seduta, il dolore che ancora pulsava nel corpo non era nulla rispetto alla paura che sentivo per lui. Pensai a come avrei dovuto fermarlo, ma ero impotente in quel momento.
La porta dell'ospedale si aprì lentamente e vide Theo entrare, il suo viso preoccupato mentre si avvicinava a me.
«Stai bene?» chiese, abbassandosi accanto al letto.
Annuii debolmente. «Mi sento meglio, ma... Gabriel sta andando da Denny. Ho paura che faccia qualcosa di cui si pentirà.» Theo mi guardò intensamente per un momento, prima di alzarsi di scatto. «Lo raggiungo. Tu rimani qui, non muoverti.» disse, riferendosi ad Amanda, con la voce piena di determinazione.
Ero più che consapevole che non avrei potuto fermarlo. «Fai in fretta.» risposi, mentre il mio cuore batteva forte nel petto.
Mentre Theo usciva dalla stanza, mi sentivo impotente, incapace di fare qualcosa per fermare ciò che stava accadendo. Guardai il mio telefono, sperando di ricevere notizie, ma non arrivò nulla. Il silenzio sembrava troppo pesante.
Pochi minuti dopo, la porta si aprì di nuovo. Era Marlene, il suo viso pallido e segnato dalla preoccupazione. Si avvicinò velocemente, e io cercai di sorriderle, ma era difficile.
«Gabriel?» chiese con voce tremante, sedendosi accanto a me. Mi strinsi nelle coperte, cercando di sembrare più calma di quanto mi sentissi. «Non so dove sia andato.» risposi, mentendo, sperando che non riuscisse a leggere la verità nei miei occhi. Non volevo che sapesse che Gabriel fosse ancora coinvolto con Denny. Non doveva sapere nulla di quel capitolo oscuro della sua vita. Non avrei permesso che si preoccupasse anche per questo.
Marlene mi fissò per un momento, come se cercasse di capire se stessi dicendo la verità, ma poi, con un sospiro profondo, sembrò rassegnarsi. «Va bene.Forse aveva da fare.» Non risposi, ma il mio cuore batteva forte nel petto. Sapevo che Gabriel era determinato, ma non riuscivo a smettere di temere che la situazione potesse sfuggirgli di mano. E se fosse successo qualcosa di irreparabile? Cosa sarebbe successo a noi? Se quel tipo gli avesse fatto del male?
La preoccupazione mi attanagliava lo stomaco, ma cercai di non mostrarla. Marlene si sedette accanto a me, prendendo la mia mano tra le sue. «Tu come ti senti piuttosto?» disse, avvolgendomi le spalle con un braccio.
«Penso bene anche se ho ancora qualche livido » risposi, stringendo la sua mano.
«L'importante per me è che adesso tu stia bene.» disse baciandomi il capo.
Poco dopo, il medico entrò nella stanza, interrompendo il nostro momento . Mi sorrise con un'aria rassicurante, ma non mi ingannò. Sapevo che dietro quel sorriso c'era la sua preoccupazione. «Buone notizie, la ferita alla testa non è grave, ma vogliamo tenerti sotto osservazione ancora per qualche ora.» disse, prima di aggiungere. « Ma dovresti stare a riposo. Non affaticarti troppo.»
Annuii, anche se dentro di me la mia mente era altrove. Volevo solo alzarmi, trovare Gabriel e assicurarmi che stesse bene.
Non appena il medico uscì, Marlene si alzò in piedi.
«Adesso ho il turno, ogni tanto ti vengo a controllare.» disse sistemandosi il camice da infermiera. Annuii baciandole la guancia, prima che uscisse.
Un peso si fece più leggero nel mio petto, ma la mia mente era ancora aggrappata a Gabriel. Avrei dovuto restare calma, ma non sapevo per quanto sarei riuscita a farlo.
A distogliermi dai miei pensieri fu la porta della stanza che si aprì leggermente. Era Amanda.
«Allora? Come si sente la mia migliore amica? Mi sono spaventata a morte.» esclamò, avvicinandosi per abbracciarmi.
Cercai di sorriderle, anche se il dolore che sentivo era ancora presente. «Chi mi uccide a me? Nessuno.» risposi, tentando di sdrammatizzare. Ridere un po' era proprio ciò di cui avevo bisogno, e Amanda era l'unica in grado di farmi sentire meglio, nonostante tutto.
«Theo mi ha detto che è riuscito a fermare Gabriel prima che fosse troppo tardi.» disse, sedendosi accanto a me sul letto. «L'ha fermato appena in tempo, prima che entrasse nel capannone.» Tirai un sospiro di sollievo, sentendo il peso del terrore abbandonare il mio corpo. «Per fortuna.» mormorai, giocando nervosamente con le mani.
Amanda mi scrutò con uno sguardo curioso, inclinando leggermente la testa. «State insieme adesso, vero?»
Annuii, un sorriso timido che si fece strada sul mio viso.
«Avete già scopato?» chiese maliziosa, ridacchiando.
«Ma sei scema?» ribattei, cercando di mantenere un tono serio, ma il rossore che mi salì sulle guance mi tradì. «Comunque sì... più e più volte.» ammisi, guardando altrove per nascondere l'imbarazzo.
Amanda scoppiò a ridere. «Finalmente, direi! Sono mesi che vi comportavate come fidanzati senza mai esserlo. Vedi? Alla fine la biancheria che ti ho regalato è servita!»
Abbassai il capo, trattenendo un sorriso.
«Sì, hai ragione.» ammisi, sentendo un lieve senso di sollievo. Ma poi, il pensiero di Marlene mi riportò con i piedi per terra. «Ora che siamo tornati dobbiamo stare più attenti. Marlene non deve sapere nulla.» Amanda annuì, con uno sguardo serio. «Vero, Marlene...» iniziò a dire, ma si interruppe bruscamente. Mi voltai nella direzione del suo sguardo e mi bloccai.
Lì, sulla soglia della porta, c'era Ginevra. Il suo viso esprimeva soddisfazione e malizia, mentre si avvicinava lentamente, quasi a godersi il momento.
«Che sei venuta a fare?» le chiesi fredda, fissandola con ostilità.
Ginevra sorrise, alzando leggermente un sopracciglio. «Sono qui per aprire i tuoi bellissimi occhietti riguardo Gabriel.» disse con un tono pungente.
Corrugai le sopracciglia. «Di che cavolo stai parlando?»
Amanda, percependo la tensione, si mosse leggermente in avanti, come per frapporsi tra me e Ginevra.
«Metti a cuccia la tua amichetta.» disse Ginevra, rivolgendole uno sguardo altezzoso.
Amanda fece una smorfia di disprezzo, ma si sedette di nuovo accanto a me, incrociando le braccia.
Ginevra tirò fuori il telefono dalla tasca e, con un sorriso trionfante, me lo porse. «Guarda qui.» mormorò mostrandomi delle chat tra di loro. Guardai quella maledetta frase.

"Stai tranquilla, devo solo farla cadere ai miei piedi e poi la mollerò appena perderà l'adozione dei miei genitori."

Il sangue sembrava essersi fermato nelle mie vene, e il cuore continuava a martellarmi  nel petto. Era tutta una bugia. Tutto quello che avevamo vissuto era stato una fottuta bugia. Sentii un nodo stringersi allo stomaco, mentre le lacrime iniziarono a scendere senza alcun controllo.
«Questo è il ragazzo che diceva di amarti.» sibilò Ginevra, con un tono pieno di veleno.
Amanda si alzò di scatto, con lo sguardo infuriato.
«Hai fatto la tua bastardata, adesso puoi andartene.» le disse, spingendola fuori dalla stanza senza alcuna delicatezza.
Io rimasi immobile, incapace di muovermi, incapace di reagire. La mia mente era un caos, e il dolore nel mio petto sembrava insopportabile.
Amanda chiuse la porta con un tonfo, poi si voltò verso di me. Il suo sguardo era un misto di rabbia e preoccupazione, ma non disse nulla subito. Si avvicinò, si sedette di nuovo accanto a me e mi circondò con un braccio, stringendomi forte.
Continuavo a guardare il vuoto, con il video che si riproduceva ancora nella mia testa, parola per parola. "Devo solo farla cadere ai miei piedi." Quella frase mi rimbombava nella testa, spezzandomi sempre di più.
«Amanda...» riuscii a sussurrare, sentendo la gola bruciare. «Era tutto finto, capisci? Ogni singolo momento con lui... era una fottuta bugia.»
Lei scosse la testa, rabbiosa. «No. No, non puoi dirlo. Lui ti ama, Sofia. Magari all'inizio era una stronzata, ma poi è cambiato. Non può aver finto tutto questo tempo.»
«E se non fosse così? E se mi avesse preso in giro per tutto il tempo?» Amanda non rispose subito. Mi strinse ancora di più, come se il suo abbraccio potesse ricomporre i pezzi del mio cuore. «Non lo so, Sofia. Ma so che devi parlare con lui. Non puoi lasciarlo così senza sapere la verità.» Sollevai la testa, fissandola con occhi gonfi. «E se mentisse di nuovo? Come faccio a fidarmi di lui?»
Amanda sospirò, incerta. «Non lo so. Però... te lo deve, almeno questo. Un confronto, una spiegazione. Devi guardarlo negli occhi e capire se quello che provavi era vero o solo un'illusione.» Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano, anche se altre continuavano a scendere. Dentro di me, c'era una lotta feroce tra il desiderio di affrontarlo e la paura di scoprire che Ginevra avesse ragione. Amanda mi guardò con determinazione.
«Non permettere a Ginevra di vincere, Sofia. Non darle questa soddisfazione. Ti vuole distruggere, e se ti chiudi in te stessa, le stai reggendo il gioco.»
Presi un respiro profondo, cercando di trovare un po' di forza nelle sue parole. «Lo affronterò.» mormorai. «Ma non ora. Ho bisogno di tempo.» Amanda annuì, accarezzandomi dolcemente la spalla.
«E io sarò qui con te, qualsiasi cosa succeda.» Mi aggrappai a quella promessa come a un'ancora, cercando di non affondare del tutto nel mare di emozioni che mi stava travolgendo. Non ero pronta ad affrontare Gabriel, ma sapevo che, presto o tardi, sarebbe stato inevitabile.

𝐄𝐍𝐃𝐋𝐄𝐒𝐒 || 𝐕𝐎𝐋𝐔𝐌𝐄 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora