3. Non mi capisco

463 13 5
                                    


Melanie

Vi è mai capitato di voler soffrire? Di voler pensare solo negativamente? A me si, e credo che ci serva. Se pensassimo solo positivamente non potremmo proteggerci. Come l'ansia; ci serve, ma troppa potrebbe ucciderci.
In questo momento sto soffrendo, sto pensando negativamente, sono triste, ma non voglio. L'articolo di questa mattina su Cioccolatte & Verità è stato doloroso.
E se diventassi come mio padre? Adesso non mi importa
nulla di Moon Town, ma se dovessi cambiare? Spero di no. Anche se mio padre è Marco Martines io non finirò come lui.
Il rumore di una notifica mi disarare da i miei pensieri. Mi tolgo il lenzuolo dalle gambe e mi metto seduta sul letto. Prendo il telefono da sopra il comodino e con la coda dell' occhio leggo l'ora. È quasi l'una e io sto ancora a letto.
La notifica è un messaggio di Glitter:

  Melaniee.
  Noi stiamo andando a mangiare fuori, vieni con noi?

Sto per risponderle: "Non dico mai no al cibo", quando la porta della mia camera si spalanca improvvisamente facendomi sobbalzare.
Sono Betty e Daisy.

«Non ti hanno mai insegnato le buone maniere?» chiedo sarcasticamente a Betty, che ha aperto la porta brusca
mente.

«No», risponde lei prendendo la sedia della mia scrivania,
posizionandola davanti al mio letto. «sono cresciuta in un orfanotrofio. Ho visto bambini morire perché sono stati troppo gentili».

A Rainbow City vivono ragazzi veramente sfortunati. La storia di Betty è una delle più brutte. È stata abbandonata quando era piccolissima, per poi vivere anni della sua vita in un orfanotrofio. La sua fortuna è stata che l'ha adottata una persona davvero buona che la ama davvero. Sua madre è anche la psicologa mia e di Glitter.
Il rapporto tra me e Betty è davvero particolare. Di odio e amore. Probabilmente perché abbiamo caratteri molto simili.

«Cosa c'è?» ignoro il commento di Betty; so che non vuole parlare molto del suo passato.     

«Ti siamo venute a prendere, andiamo a mangiare. Lo hai letto il messaggio di Glitter?» chiede Daisy, parlando per la prima volta da quando è qui. È una ragazza molto
taciturna. Non vuole farsi notare.
Annuisco in risposta alla domanda di Daisy.

«Bene». Betty prende la sedia e la rimette a posto. «datti una lavata veloce. Raggiungici all'indirizzo che ti manda Glitter». Si dirigono verso la porta.

«Va bene, mamma». La prendo in giro. Lei di risposta mi fa una linguaccia prima di chiudere la porta.
Finalmente sola, mi guardo intorno; la mia camera è in disordine,-ci stanno disegni, quadri, colori e vestiti sparsi
dappertutto - ma a me sembra vuota. Non sembra mia.
Mi alzo dal letto e mi vado a fare una doccia veloce, per poi mettermi una maglia corta beige e dei cargo color verde militare. Lascio i miei capelli sciolti. Gli ho sempre amati in tutta la loro particolarità. Sono bicolore: una metà bianca e l'altra nera. Ci sono nata così; mia madre ha i capelli neri e un ciuffo bianco, come mio fratello Mike, ma lui la parte bianca se la tinge di verde, per distinguersi dalla famiglia.

«Zignorina Melanie è pronta?» Gertrude bussa alla porta e la apre delicatamente.

«Si, Gertrude. Arrivo subito», dico con un sorriso stampa
to in faccia. Lei annuisce sorridendo e accosta la porta.
Voglio bene a Gertrude, ma non mi piace che mi stia sempre attacca. Vorrei avere i miei spazi, anche se non sta sempre con me. Non è la mia guardia del corpo; lei mi accompagna in ogni posto. È come una compagna di viaggio.

Il pranzo è stato molto tranquillo. Anche se ero stanca sono stata bene.
Candy, Betty e Glitter mi hanno fatto ridere tutto il tempo. Perché le ultime due non facevano altro che litigare e contraddirsi - l' hanno sempre fatto - e Candy le guardava ammirata ed esclamava: «Che carine che sono queste due. Come gatto e topo». E ovviamente questo causò un' altra litigata su chi fosse il gatto e chi il topo.
Marine, invece, si chiedeva per tutto il pranzo perché fossimo andate in un ristorante di pesce. Probabilmente mentre mangiava pensava a prenotare un ristorante per la prossima uscita.
«La prossima volta tutte alle Meraviglie!»  ha esclamato Marine tutta entusiasta. Daisy l'ha guardata e ha detto:
«Preferisco mangiare nelle fogne piuttosto di stare con tutte quelle persone di Moon Town». Marine non ha ribattuto, sapendo che Daisy si era riferita a persone diversissime da lei. 
Ho delle amiche fantastiche. Loro sanno che non sto affrontando uno dei miei periodi migliori, e che non mi va di parlarne. Accettano questa mia decisione, per questo sono speciali. La Unicor Squad funziona così; ci siamo sempre per supportarci a vicenda, ma se una di noi non ha bisogno di parlare e preferisce cavarsela da sola ci mettiamo da parte, anche se mai per davvero.

Rainbow City: the dark side of the city (Jalanie)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora