1. Reira, un passo verso il confine.
“Le parole più belle che uno possa desiderare di sentire non sono più ‘ti amo’ ma ‘non si preoccupi, è benigno’.”
- Cit. Woody Allen.
La testa andava a fuoco.
Deglutì a secco un boccone amaro spostando lo sguardo sul contagocce in attesa che questa tortura finisse, avevo però la consapevolezza che anche finito gli acciacchi me li sarei portati dietro per almeno i prossimi tre giorni consecutivi.
La nausea, era una sensazione sgradevole a cui avevo incominciato ad abituarmici, come anche le ossa indolenzite e i sintomi influenzali seppure non avevo assolutamente malanni di stagione.
La chemioterapia mi distruggeva ogni cellula del corpo, come giusto che sia.
Se dovevo mandare via 'la stronza' avrei dovuto soffrire un po' per poter sorridere un giorno di questi terribili ricordi a cui non auguravo nessuno di passare. Il cancro non era nient'altro che il peggior nemico temuto da tutti e chi l'aveva doveva tirare fuori tutta la forza esistente per affrontarlo, seppure — come nel mio caso — non avevo idea se fossi riuscita a vedere un anno nuovo.
Mi sembrava quasi di sentire il ticchettio delle gocce scendere, queste però erano silenziose, decisi di spostare la visuale dal momento in cui una gocciolina di sudore mi rigò la fronte fino a scomparire sulla punta del naso, la mano passò distrattamente sulla mia testa dai capelli rasati a uno mentre i miei occhioni speranzosi girarono sulla stanza di fronte a me; non ero sola, altre persone si stavano sottoponendo alla chemioterapia ma erano tutte accompagnate da qualcuno di caro per loro, a differenza mia che ero sola come un cane.
Altra mia scelta.
Avevo un fratello maggiore a cui ero molto legata, soprattutto dopo tutti gli avvenimenti accaduti in famiglia, ma l'unico motivo per cui non fosse qui a sostenermi in un momento così delicato era perché semplicemente non ne era a conoscenza.
Avevo un tumore polmonare bilaterale, esso era anche già maligno, dove mi venne detto che avevo bisogno al più presto di un trapianto, così venni messa in lista per un nuovo paio di polmoni però dato i lunghi tempi d'attesa avrei dovuto iniziare a fare dieci sedute di chemioterapia, giusto per poter tamponare in qualche modo.
Aggiunsero anche che avrei dovuto avere una vita tranquilla e astenermi da qualsiasi tipo di sforzo. Ma come avrei fatto?
Accarezzai le squame arancione con macchie nere, con la luce artificiale la sua pelle era brillante e iridescente lascia striature azzurre-violacee-verdastre di Kibomaru, il Epicrates Cenchria, nonché mio amico, che mi portavo sempre insieme a me, il mio amico rettile si allacciava intorno alla mia vita, a volte anche alle braccia, stando per la maggior parte del tempo appollaiato con il musino sulle mie spalle. Non aveva mai provato a soffocarmi e mangiarmi, era stato al mio fianco per ogni problematica. Allora sì, forse qualcuno a farmi compagnia in un giorno nuvoloso come questo l'avevo eccome.