4- Sabotaggio?

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Era una mattina come tutte le altre, o almeno così sembrava. La pasticceria brillava di una luce perfetta sotto il sole autunnale e l'aroma di burro e zucchero si diffondeva nell'aria, attirando clienti come api sul miele. Ma io, Zelda Webber, non riuscivo a godermi quella tranquilla routine. C'era una minaccia in agguato. Un'ombra sinistra si allungava sul nostro piccolo regno di dolci... e aveva un nome: Damien Rossi.

Da giorni cercavo di capire cosa nascondesse quel fornitore. Non era solo l'insopportabile sorriso sornione che mi faceva sospettare di lui, ma il fatto che ogni volta che lo vedevo entrare nella nostra pasticceria, sentivo come se stesse spiando, come se quei suoi occhi lucidi stessero misurando il valore dei nostri muffin, calcolando il modo migliore per farli crollare.

E, come se non bastasse, quel giorno scoprii qualcosa che fece esplodere la mia già crescente paranoia. Riccardo Rossi. Il fratello di Damien. Non un semplice fratello, ma il proprietario di una pasticceria rivale, situata a due isolati da noi: "Dolcezza di Riccardo." Nome poco originale, ma apparentemente il tipo di posto che attirava una clientela sofisticata, o almeno così diceva Google.

Mentre cercavo di capire cosa stesse succedendo, il mio primo impulso fu di andare immediatamente da mio padre e rivelargli tutto. Lui era nell'ufficio sul retro, completamente immerso nella lettura di un giornale di enogastronomia dell'82. Forse cercava ispirazione, o forse semplicemente non riusciva ad abbandonare le abitudini da vecchio. Entrai decisa, con il cuore che batteva all'impazzata.

"Papà, dobbiamo parlare," dissi, cercando di mantenere un tono serio.

"Ah, Zelda, senti questo articolo su un sommelier che abbinava il vino ai biscotti salati. Geniale, non trovi?" mi rispose senza alzare lo sguardo dal giornale.

"No, papà. Questo è serio. Ho scoperto una cosa inquietante su Damien."

"Chi è Damien?" chiese, confuso.

Il mio occhio cominciò a ticchettare nervosamente. "Il nostro fornitore. Quello con i ricci. E la faccia da furbetto."

"Oh, lui. Che ha fatto, ha consegnato le uova sbagliate?"

"Suo fratello ha una pasticceria!" dichiarai, aspettandomi una reazione di shock. "Una pasticceria rivale! Dolcezza di Riccardo! Non capisci? Questo è sabotaggio!"

Mio padre mi guardò per un lungo momento, come se stessi parlando in una lingua aliena. "Zelda, tesoro, credo che tu stia vedendo complotti ovunque. Forse dovresti rilassarti un po'."

Rilassarmi? Come potevo rilassarmi quando la nostra pasticceria era sotto attacco? Ma non feci in tempo a rispondere che la porta dell'ufficio si spalancò, rivelando mia madre. Sapevo già cosa stava per succedere.

"Zelda, amore mio, vieni. Dobbiamo andare al nostro incontro di meditazione. Sei troppo stressata, il tuo chakra è completamente sbilanciato!" esclamò con un entusiasmo che faceva venire i brividi.

La madre aveva scoperto la meditazione la settimana prima, quando un'amica del circolo di giardinaggio le aveva detto che faceva miracoli per l'ansia. Da allora, era diventata la sua missione. E, come sempre, la sua missione era trascinarmi con lei.

"Mamma, ti prego, non ora. Sto cercando di salvare la pasticceria da una catastrofe."

"Zelda, non puoi risolvere tutto con l'ansia. Devi imparare a lasciare andare. Respira e accetta l'energia dell'universo."

"Non voglio l'energia dell'universo, voglio che Damien e suo fratello non ci rubino i clienti!"

Lei mi fissò con uno sguardo dolce, come se fossi una bambina che non capiva che i mostri sotto il letto non esistevano. "Forse è proprio questa tua negatività che attira i sabotatori. Vieni a meditare con me. Imparerai a liberarti dei pensieri nocivi."

E così, con la forza della disperazione di chi sa che non ha vie di fuga, mi ritrovai a sedermi a gambe incrociate in un cerchio di sconosciuti, tutti pronti a "liberare la mente". Mia madre aveva un tappetino da yoga che profumava di lavanda, io avevo un nervoso che profumava di cospirazione. Il leader del gruppo, un tizio con una tunica bianca, cominciò a parlare di visualizzare "la propria calma interiore".

Cercai di visualizzarla, davvero. Ma ogni volta che chiudevo gli occhi, tutto quello che riuscivo a vedere era Damien che rideva di me mentre distribuiva croissant avvelenati ai nostri clienti. Al terzo tentativo di "respirare la pace", avevo già pianificato almeno quattro scenari diversi di sabotaggio. E in tutti, il fratello Riccardo era un genio del male.

Alla fine dell'incontro, mia madre sembrava rinata. Io, invece, ero pronta a denunciare Damien all'Interpol.

Tornata in pasticceria, decisi di cercare da sola le prove del complotto. Setacciai il web, controllai recensioni, forum di pasticceri, persino i social media. Ma niente. Il che, ovviamente, non fece altro che alimentare la mia convinzione. **Troppo** perfetto. **Troppo** pulito.

La cosa peggiore era che nessuno mi prendeva sul serio. Non mio padre, non mia madre, nemmeno Charles, che di solito adorava unirsi alle mie teorie strampalate.

Stavo per arrendermi e considerare l'idea di essere io la pazza, quando un messaggio inaspettato arrivò al cellulare. Era Damien. "Posso portarti un nuovo campione di farina domani?" Un messaggio apparentemente innocuo, certo. Ma io sapevo. **Io sapevo** che dietro a quelle farine si nascondeva un piano diabolico.

Il mistero dei fornitori si faceva sempre più fitto.

—-
**Continua**

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 23 ⏰

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