-Estratto-

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13 Maggio

Non so da dove iniziare.
Tutto a un tratto mi trovo qui, a scrivere a te, a scrivere di noi. Tuttavia non è questo a trattenermi dallo spiegarti tutto qui, in un'unica frase profonda senza introduzione; è il passare del tempo, che ormai non aspetta più, a tenermi attaccata a questo testo. Potrei dirti di più, ma sento che sarebbe totalmente inutile.
Ti lascio questo, un po' perché non so ancora che scriverti, ma anche perché è una delle ultime cose che ho scritto. Le parole mi sono sfuggite, quasi come spaventate, si sono rifugiate in questa pagina. Sento che stanno dicendo qualcosa, profonde e nascoste urlano in silenzio, e non posso fare altro che lasciarle andare.

«Vivere. Un verbo, mille significati. Lo accostiamo ad un avverbio interrogativo, a volte, e si crea qualcosa di distruttivo. Perché vivere? Vivere, lasciare che il tempo crei solchi sul nostro viso, continuare a tenere accesa la fiammella nata da quella scintilla; l'amore, si nasce per amore. Si vive, e poi si muore per amore. Perché mai queste riflessioni? Mi sono svegliata un giorno, il lunedì fa veramente schifo, e sono andata in bagno. Allo specchio, oltre ai ricci che erano più di là che di qua, mi sono guardata. Ho pensato «È il solito lunedì "no"»... no? Stare giù, o semplicemente non starci; non era così solo il lunedì, e guardando oltre il mio riflesso lo capii.
Capire, è il primo passo. Ragionare ed ascoltare quei pensieri nascosti. Tutto a un tratto è come alle poste; un'eternità ad aspettare, una fila lunghissima di gente davanti che scorre, ma rimango per sempre l'ultima.
Mi lascio trasportare dai pensieri, lo faccio molto spesso. Sento la mente svuotarsi, come un fiume in piena mi trascina verso il mare; e sprofondo, completamente stanca, non riesco a raggiungere la superficie. Iniziare a scappare, probabilmente è questo che mi ha fatto cadere in questo ciclo continuo di auto-distruzione. L'acqua, i pensieri confusi, penetrano nella gola bloccandomi il respiro; penso "dannazione, mi manca l'aria", ma in realtà è la voglia di vita a mancare. Urlo, senza speranza. Ancora. E ancora. Probabilmente è un caso, il fatto che il giorno stesso in cui decisi di fare un passo avanti ne feci centinaia indietro, ed è meglio pensarla così. Non ricordo neanche quando finii più giù nell'abisso, nel fondo, e sperare di capirlo un giorno è l'unica cosa che posso fare. Fatto sta che è da qualche settimana che prendo appunti, mentali, a matita, sulle note del telefono; un segno, una spunta su un obiettivo dato qualche anno fa ha risvegliato in me qualcosa. Volevo essere una scrittrice da piccola, e continuo a volerlo. Eppure in fondo alla mia mente c'è comunque quel piccolo pensiero contorno, mi dice di lasciar perdere, mi giudica e infine sparisce, insieme alla mia voglia di scrivere. Vivere, io vivevo per scrivere. E poi smisi. Non so cosa mi successe quel fatidico lunedì, penso fossi soltanto più stanca del solito. I miei occhi, nascosti dalle borse e dalle solite occhiaie, mi sembravano più spenti. Lo sguardo vuoto, la stanchezza portata dal fine settimana, "il lunedì no".»

È così che voglio iniziare la mia lettera. È passato un po' di tempo da quando ho scritto queste righe, ma le sento ancora rimbalzare nella mia mente. Mi osservo di nuovo allo specchio, oggi Lunedì 13 Maggio, i ricci sono sfatti, gli occhi sono spenti, e la mente viaggia. Viaggia molto in questo periodo, ed è come se non potessi fermarla. Le note sul mio telefono ne sono la prova; come briciole lascio piccole tracce di testi incompleti, in caso volessi tornare indietro. Indietro dove?

Non so se fosse un effettivo lunedì, ma dato che voglio sempre un po' romanzare dirò che è così. Mi alzai come al solito la mattina presto, verso le sei, sbadigliando rumorosamente in cerca di un caffè accompagnato da una brioche. Adoravo l'aria del mattino, durante l'estate si sentiva proprio un profumo diverso, e con il borbottio della moka sul fuoco l'atmosfera era quasi magica.

Presa la tazza a forma di maiale e il caffè, accompagnato dai soliti due cucchiaini di zucchero, accesi la radio sedendomi in salotto; avevo la mattina libera quel giorno, con tutto il tempo a mia disposizione potevo prenderla con calma. In una vecchia lettera ti ho accennato di un nuovo lavoro: fotografa freelance, figo no? È qualcosa di temporaneo, certo, non ho dovuto neanche comprare l'attrezzatura. Eppure quella mattina, dopo il caffè, dirigendomi al bagno e poi davanti al mio riflesso, non lo sentivo mio.

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