4. MYRON

11 1 0
                                    

Perché quella Cambpell è sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato?!
Non bastava il fatto che Miles si fosse trovato la tipa, no, la ragazza in questione doveva essere amica di Raylee, l’ultima persona al mondo con la quale avrei voluto avere a che fare più del necessario.
Volevo passare una serata con i miei compagni di squadra senza dover pensare allo studio e me la ritrovavo davanti con quel tipo, che le gira sempre intorno come un cane, a tenerle un braccio intorno alle spalle.
“Io vi lascio soli, ho bisogno di una boccata d’aria.” Urlo a Miles per sovrastare il volume alto della musica, anche se lui è troppo preso a baciare la sua nuova ragazza che dubito abbia prestato attenzione alle mie parole.
Sospirando mi dirigo verso l’ingresso della casa quando vedo Raylee alzarsi dal divanetto su cui era seduta e dirigersi, a sua volta, verso l’ingresso.
Il mio cervello, abituato a analizzare razionali schemi di gioco per le partite della squadra, mi sta urlando di lasciar perdere e semplicemente uscire a fumare una sigaretta ma un’altra parte di me, quella più istintiva, mi dive di restare e aspettare che Raylee mi raggiunga. E ovviamente è questa seconda che scelgo di seguire.
“Cosa cazzo ci fai qui?” le chiedo, non appena è ad una distanza tale da riuscire a sentirmi.
“Potrò fare quel che mi pare e decidere di andare ad una festa con i miei amici se ne ho voglia.” Mi risponde lei in tono freddo e infastidito.
“Non mi sembri proprio il tipo di persona da volersi ubriacare ad una festa, sunshine.” Puntualizzo; per qukel poco che la conosco Raylee è l’ultima persona che mi aspetterei di vedere ad una festa organizzata da una confraternita a bere.
“Ci sono molte cose che non sai di me, Easton, so anche divertirmi se ne ho voglia.” Risponde lei, abbozzando un sorrisetto tutt’altro che sincero.
“Non ho dubbi che tu sappia come divertirti.” Mormoro abbastanza forte perché ei riesca a sentirmi e scocco un’occhiata al ragzzo che prima le teneva il braccio attorno alle spalle, mentre faccio scorrere il mio sguardo sulla sua figura. Il completo nero che ha indosso non è nulla di particolare ma qualcosa scatta nel mio petto alla vista del modo in cui il crop top senza spalline che indossa abbraccia i suoi seni.
Lei alza gli occhi al cielo e fa per andarsene ma io la afferro per il polso e la costringo a voltarsi nuovamente verso di me, i nostri corpi pericolosamente vicini.
“Avanti sunshine, neanche ventiquattr’ore che ci conosciamo e gia te ne vuoi andare via da me, mi offendi così.” Dico, fingendo di essere offeso anche se in realtà sono molto tentato di scoppiarle a ridere in faccia.
Lei sbuffa sonoramente, assumendo un’espressione adorabile che mi fa venire ancora più voglia di catturare quelle labbra imbronciate con le mie.
“Non hai degli amici da cui tornare?” mi chiede, prendeno un bicchiere e bevendone un sorso.
“Potrei chiederti la stessa cosa, sai? Veramente te la fai con quel nerd ma non con me?” Chiedo stuzzicandola, con un leggero sorrisetto sulle labbra.
Lei, in tutta risposta, fa un passo verso di me, stasera indossa i tacchi e perciò la sua testa arriva all’altezza del mio mento, facendomi venire voglia di appoggiarlo sul suo capo ma lei, incazzata, mi spintona all’indietro con la mano libera: la sensazione del suo palmo contro il mio petto coperto dalla camicia nera che indosso è abbastanza da farmi girare la testa.
“Ti ho già detto che la mia vita non è affar tuo, Easton, e poi non me la faccio con nessuno, se proprio ci tieni a saperlo.” Sbotta lei arrabbiata, per poi girare sui tacchi e dirigersi nuovamente verso i suoi amici, dandomi una bellissima visuale del suo culo che si allontana da me.
Il resto della serata passa in modo noioso e statico, di solito mi diverto alle feste e do sfogo a tutte le mie qualità con qualche ragazza, ma stasera non sono decisamente dell’umore giusto perciò me ne resto con il resto dei miei compagni di squadra, senza però prestare veramente attenzione alla loro conversazione.
Ogni tanto lancio un’occhiata nella direzione di Raylee e la vedo ridere e chiacchierare con i suoi amici, senza mai ricambiare i miei sguardi, non che abbia motivo di farlo, comunque.
Il giorno seguente non ho lezione, perciò mi sveglio verso le nove di mattina, mi faccio una doccia fredda, come sempre, e indosso un paio di pantaloncini da basket abbinati alla loro canotta e, visto che è ormai novembre e inizia a fare freddo, sopra metto la felpa del college.
Proprio mentre mi sto vestendo Miles entra in stanza, spalancando la porta senza curarsi di bussare.
“Amico, che nottata ho avuto. Quella ragazza sa il fatto suo, cazzo.” Esclama il mio amico buttandosi sul suo letto nel dormitorio.
“Sono felice per te, amico.” Rispondo io in tono distratto, non sono decisamente dell’umore per sentir parlare di scopate stamattina, non quando il pensiero della mia famiglia mi infesta la mente.
“Io vado a fare due tiri, di agli che vi raggiungo dopo a colazione.” Continuo, prendendo il cellulare e avviandomi fuori dal dormitorio, senza dare a Miles l’opportunità di parlare oltre.
Dopo pochi minuti di camminata raggiungo il campo di basket situato vicino alla mensa ed inizio a riscadarmi provando qualche tiro a canestro, senza sbagliarne uno. Ho bisogno di un modo per sfogare la mia rabbia, la frustrazione che provo al pensiero della mia famiglia e devo staccare la testa da quei pensieri prima di fare qualcosa di cui potrei pentirmi. Devo.
Giocare a basket è sempre stata l’unica cosa in grado di distrarmi da tutto ciò che corre nella mia testa e di contenere larabbia che, ormai troppo spesso, minaccia di sfuggire al mio controllo.
Ho iniziato a praticare il basket a sei anni, su consiglio dei miei insegnanti i quali sostenevano che avessi bisogno di un modo per incanalare le mie energie, visto che in classe non stavo mai fermo e mi arrabbiavo spesso.
I miei genitori all’inizio non approvavano l’idea, o meglio era mio padre a non volere che praticassi sport, a continuare a ripetermi che non mi avrebbe portato a nulla nella vita; lui era un uomo d’affari dirigente di una industria edile tra le più importanti del paese e si aspettava che io un giorno avessi preso le redini dell’azienda.
Per non parlare delle, non così rare, occasioni in cui mio padre mi chiudeva in camera perché “lui e mia madre dovevano parlare” e io, nonostante tenessi la testa sotto il cuscino, riuscivo comunque a sentire i colpi e le urla di mia madre.
Andreea Scarlett Easton era sempre stata troppo buona per meritarsi l’uomo che aveva scelto di amare: lei in un modo o nell’altro, c’era sempre stata per venire a vedermi alle partite o per accompagnarmi dal terapista, all’insaputa di mio padre, ovviamente. Almeno così era stato fino a quando non era nato mio fratello Jamie e lei, sfinita da mio padre e forse anche dai mille problemi e preoccupazioni che le davo mi dissi all’epoca, lei si diede all’alcol e dovette lasciare casa. In breve tempo capii che, non essendoci più mia madre a casa mio padre era sempre più irrascibile e la sua rabbia si sfogava su di me.
E cosìì, quando Jamie aveva tre anni io avevo iniziato il college, andandomene da quella prigione che avrei dovuto poter chiamar casa.
dopo circa mezz’ora di allenamento sento dei passi dietro di me e, convinto che sia Miles che mi stia carcando, parlo.
“Scusa se ti ho risposto male prima Miles, è che non è una buona girornata oggi.” Dico senza voltarmi e facendo un altro tiro a canestro.
“Non sono Miles, Easton.” Sento rispondere e mi giro; davanti a me trovo Mathew, l’ “amico” di Raylee.
“Cosa vuoi?” Gli chiedo, prendendo la palla di cuoio sotto il braccio e asciugandomi il sudore dalla fronte con la canotta rossa che indosso.
“Raylee mi ha detto che avete parlato ieri sera. Cosa volevi da lei?” Risponde lui incrociando le braccia sul petto della felpa verde che indossa e, anche se tenta di nasconderlo, riesco a percepire chiaramente il fastidio nella sua voce mentre si riferisce alla mia conversazione avuta con Raylee.
“Ah quello. Nulla che ti riguardi sinceramente, Mathew. E poi, se ci tieni tanto a saperlo perché non lo chiedi a lei? Sono sicura che non si farà problemi a risponderti visto che siete così amici.” Dico, marcando particolarmente sull’ultima parte della frase per vedere la sua reazione.
“Lo voglio sapere da te. E voglio informarti che non stai molto simpatico ne a lei ne a me, quindi farei attenzione alla risposta che mi darai, sì?” ribatte lui facendo un passo verso di me.
Rido, deve proprio essere una cosa loro quella del tentare di intimorirmi senza successo.
“Le ho semplicemente chiesto perché fosse alla festa. E se te la scopassi.” ammetto io allora e vedo il suo sguardo incupirsi alle mie ultime parole e i nervi del suo collo tendersi, chiaro segno della sua rabbia crescente.
“Non vado a letto… con Ray. E non sono affari tuoi comunque, e se fossi in te non ripeterei più una cosa del genere, Easton.” Risponde lui, arrossendo mentre parla di andare con Raylee ma non sa cosa ha appena fatto con le sue parole. Perché nessuno mi dice cosa fare.
“Credi di avere il potere di dirmi cosa fare Mathew?” faccio un passo verso di lui, sovrastandolo in stazza. “Tu non hai capito un cazzo, non è così? Qui, su questo fottutissimo campo da basket sono io a decidere cosa posso o non posso fare. Quello che deve fare attenzione sei tu, nerd, a meno che tu non voglia trovarti in guai seri e… dolorosi, potresti non arrivare intero a lunedì se non tieni quella cazzo di bocca chiusa.” Gli intimo in tono freddo, la parte di me che è ancora bambina si spaventa nel percepire quanto in quel momento fossi simile a mio padre, ma io la metto a tacere.
Mathew mi fissa per qualche secondo, come in trance, poi mi volta le spalle e si allontana, scappa. Sorrido e sbuffo soddisfatto e decido di interrompere l’allenamento per andare a raggiungere il resto della squadra a colazione.
Quando arrivo al tavolo della mensa dove siedono i miei compagni li trovo tutti intenti ad ascoltare Miles che sta parlando della sua serata con Charlotte e mi siedo al suo fianco, interessato alla conversazione.
Passo il resto della giornata a ridere e fare cazzate con il resto dei miei amici, senza più pensare alla mia famiglia o alla mia discussione avuta con Mathew quella mattina.
Il giorno dopo avrei avuto una nuova seduta di ripetizioni con Raylee e lei sicuramente mi cazzzierà per averle dtte al suo caro amico e in più anche perché non avvevo toccato un libro da quando ci eravamo visti in biblioteca; ma per quel giorno non volevo pensarci, volevo fingere di essere un normale studente del college, con una famiglia normale, una vita normale.
Fingevo,  anche se dentro di me sapevo che non avrei potuto contiunare a farlo per sempre.













NA:
Rieccomi con un nuovo capitolo!
Scusate tanto per la nuova attesa ma con l'inizio della scuola non ho più avuto tanto tempo di scrivere ma prometto che non smetterò.
Intanto vi saluto.
Votate e commentate!!
🩷⚡️🖤

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 25 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Hearts entwinedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora