Chapter one. //Scars//

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Mi sembrava di vivere in una città di vetro, era tutto così fragile e al minimo scatto sbagliato di uno sarebbe caduto tutto in frantumi ed io sarei precipitata nell'oblio con loro. Forse non era così male l'idea dell'oblio, la sarei stata salva.
Niente più cicatrici, niente più ricordi e niente più amore.... Niente sensazioni e niente emozioni.
Avere diciotto anni e vivere in un orfanatrofio non è il massimo delle mie aspirazioni nella vita, sarei potuta andare via essendo maggiorenne avevo il potere nelle mie mani, ma quel posto era casa mia. Quella camera fatta di vetro era il mio rifugio, rifugio in un mondo fatto di persone di vetro.. Forse anch'io sono fatta di vetro, e i segni delle mie cadute li porto sul corpo.

Cicatrici.
Flebili marchi di un passato che non mi avrebbe mai dato un futuro, e mentre appoggiata alla mia finestra, appena fuori la mia prigione con la mia sigaretta in mano pronta per assaporare quel gustoso tiro che espelleva dal mio corpo frustrazione e dolore c'era una villetta. Una villetta, fuori c'erano dei bambini che giocavano, erano così felici e nonostante il cielo stava per portare un forte temporale loro si sporcavano di fango.
Avrei voluto anch'io un'infanzia come la loro, senza nemmeno un pensiero e con un semplice sorriso sulle labbra.

Senti bussare ed io prima di aprire la porta che avevo chiuso a chiave buttai la sigaretta lanciandola fuori, mi sistemai i capelli e andai alla porta.
Il mio destino attendeva.
Apro la porta e vedo la signora Wendy, il capo dell'orfanatrofio che mi accoglie con un bel sorriso, tanta felicità su un solo volto non l'avevo mai vista. Appoggiandomi alla porta con le braccia incrociate ero in attesa di un segno di vita da parte di lei o almeno una parola.

- Alaska, sono così felice che tu sia sveglia ho delle notizie da darti - increspai le labbra e gli feci un gesto con la testa come per dirle di proseguire il discorso - Seguimi nel mio ufficio- annui, chiusi la porta alle mie spalle e prosegui dietro di lei. Mi sembrava una camminata verso il patibolo, sempre più lenta e sempre più marcata, sarei rimasta viva o sarei morta? Che idee stupide ti frullano per la testa piccola e innocente Alaska.
Arrivai al suo ufficio e mi sedetti sulle poltroncine rosse, comoda accavallai la gamba destra su quella sinistra e mi misi in fase di ascolto. La signora Wendy era una donna anziana, ma i suoi anni non li dimostrava sul suo volto. Li dimostrava solamente per tutte le storie che sapeva raccontare e tutte le cose che aveva visto. Tirò fuori una cartella dal cassetto e la fece scivolare verso di me.

- Che cos'è? - chiesi incuriosita, presi la cartella tra le mani e la apri. Appena aperta vedevo la mia foto aggiornata da poco con i miei dati affianco. Leggere il mio nome Alaska Garcia mi faceva ancora effetto, quel cognome mi riportava alla luce oscuri ricordi che preferivo non ricordare. Volevo cancellarli.
Tra tutte le cose che notavo nella mia cartella era un timbro sopra la mia foto con scritto "ADOTTATA"
Guardai la signora Wendy con stupore - Signora Wendy, cosa vuol dire questo timbro? - la signora Wendy si alzò dalla sua scrivania e si diresse verso di me tenendomi le mani.
- Alaska, un mese fa mi ha contattato una famiglia. Lei si chiama Jessy e lui John, sono una coppia di sposini hanno trent'anni e hanno un sacco d'amore da dare. Hanno visto una tua foto, e mi hanno detto che erano interessati ad adottarti nonostante tu abbia diciotto anni. John è divorziato e ha già un figlio che vive con loro. Purtroppo John dopo il divorzio ha avuto un incidente, infatti ha perso una gamba ha una protesi, e Jessy non può avere figli. Vedendo il nostro sito l'unica che gli è piaciuta sei stata tu. Quindi tesoro mio, domani partirai per la tua nuova casa. - mi disse abbracciandomi, io rimasi immobile e non sapevo se era per la paura di sbagliare o per altro. Avrei avuto una casa, una famiglia e una nuova vita.
- Dove dovrò andare? - sussurrai, la notizia mi aveva lasciata senza fiato. Era come un fulmine a ciel sereno. E io ero appena stata colpita da questo fulmine.
- A Dallas, in Texas. Abitano in una bellissima villetta, domani Derek ti accompagnerà da qui avrai solamente tre ore di viaggio - mi strinsi nel suo abbraccio, e quell'abbraccio aveva il sapore di un addio. Un addio che racchiudeva i miei ricordi più drammatici.

Addio incubi.
Addio ricordi.
Addio città di vetro. Per ora.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 14, 2015 ⏰

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