POV Lucas:
Erano le 7:30 e non mi ero ancora alzato dal letto; quel giorno sarebbe stato il mio ultimo giorno di scuola a Bologna e probabilmente il peggiore: l'idea di salutare tutte le persone con cui ero cresciuto mi faceva rabbrividire, ma questa era una delle cose che nella vita non potevo cambiare.
Finalmente trovai le forze per alzarmi e mi diressi verso il bagno, dove vidi il riflesso di un 17enne che non aveva dormito abbastanza e mi ripetei che forse avrei dovuto smettere di guardare il profilo di Kimi Antonelli 24 ore su 24; mi sistemai un po' i capelli ed uscii frettolosamente di casa per dirigermi verso casa di Sabrina; lei era e sarebbe stata per sempre la mia migliore amica, nel bene o nel male. Fu la prima persona con cui feci coming out e di cui mi fidavo ciecamente.
<<Alleluja Lucas! Quante volte hai rimandato la sveglia stamattina?>> La voce squillante di Sabri incontrò le mie orecchie
<< Buongiorno anche a te, comunque. E, se proprio vuoi saperlo, solo una>> Le risposi frettolosamente visto che eravamo già in ritardo.
Appena entrato in classe, un senso di vuoto si attaccò al mio petto: 'non sono ancora pronto a dire "Ci rivedremo un domani, forse". a questi stronzi', ma mi tocca, mi ripeto.
<<Lu, io come farò senza di te tutti i giorni?>>
<<Dovrai farci l'abitudine>> dissi ironicamente, ma i miei occhi tradivano malinconia. Non sapevo se fossi pronto per tutto questo. Anzi, non lo ero per niente.
Passai metà della giornata a fissare il vuoto e a pensare a tutti i ricordi che ho legati a queste quattro mura che non rivedrò mai più: tutte le volte in cui fingevo di ascoltare ma la mia mente era impegnata a fare sudoku; tutti i richiami subiti per aver chiacchierato con Sabri anziché seguire...ma purtroppo so che non posso cambiare il fatto che non succederà più. Cercai invece di passare il pomeriggio nel modo più spensierato possibile, passeggiando per la città che mi aveva cresciuto e per i posti che mi hanno accompagnato in questi ultimi anni insieme ai miei amici. Però l'ora di tornare a casa a chiudere quella valigia fatta a metà sul mio letto era arrivata; senza neanche sforzarmi di trattenere le lacrime salutai coloro che non sarebbero potuti passare a salutarmi l'indomani, facendoci promesse che probabilmente non avremmo potuto mantenere. Mi asciugai le lacrime sulla manica della giacca e mi avviai verso casa.
Entrai in camera e chiusi la porta, per poi appoggiarmi ad essa sospirando; dovevo proprio andare? Non c'era un'alternativa? Nemmeno un tasto per riavvolgere tutto? Probabilmente no, non è un film.
Mettersi a dormire con la consapevolezza che il giorno dopo la mia vita sarebbe cambiata fu ancora più difficile che salutare i miei amici. Mi giravo e rigiravo nel letto senza riuscire a chiudere occhio, come se stessi inconsciamente cercando di prolungare i momenti in cui avrei visto la mia stanza. Mi strinsi nel piumone come se potesse darmi conforto e cercai di addormentarmi anche se rimasi sveglio ancora per un po'.
Quella mattina, che speravo non sarebbe mai arrivata, alzarmi fu la cosa più difficile che avessi mai fatto. Il corpo era pesante come se mi dicesse di rimanere fermo dov'ero, di non andarmene. La voce di mia madre che mi avvisava dell'arrivo dei miei amici risuonò nelle mie orecchie e mi alzai: il pensiero di rivedere i miei amici almeno un'ultima volta era più forte della voglia di rimanere nella mia stanza. Scesi in giardino ancora assonnato e coi capelli arruffati, ma non mi importava, come non importava neanche ai miei amici. Appena uscii di casa l'aria gelida di dicembre sulla pelle mi fece rabbrividire così come le lacrime sul volto dei miei amici. Provai a far durare quegli abbracci un'eternità, quegli abbracci che dicevano più di quanto mille parole e mille pensieri avrebbero mai potuto esprimere. Provare a fermare il tempo mi sembrava impossibile: ormai avevo accettato quello che sarebbe successo. Cercai di concentrarmi sui miei amici e su quelli che sarebbe successo poi.
Dopo mezz'ora passata a salutarci, salii in casa a prendere le ultime cose e poi salii in macchina, sapendo che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei visto quella casa. Il viaggio verso Arezzo fu lungo e silenzioso e il tempo non migliorava la situazione ma dopo 2 ore e mezza arrivammo a destinazione e sorprendentemente non era poi così male.
SPAZIO AUTORE
Buonasera, questa storia doveva essere TOTALMENTE diversa ma con l'aiuto di un soggetto molto discutibile che mi ha aiutato. Primo capitolo molto corto.
Bye Bea
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Più di mille parole (boyxboy)
ChickLitLucas non pensava che trasferirsi sarebbe stato nettamente diverso;