Un incontro può cambiare la tua vita? Perdersi negli occhi di qualcuno e poi dipendere da quello sguardo, anche a dispetto dello spazio e del tempo é possibile nella vita reale? Pensavo succedesse solo nei film. Invece una serie di incontri mi ha fatto cambiare idea.
Era il sei gennaio, lo ricordo perfettamente, stavo andando a casa di Giulia per trascorrere l'ultimo giorno di vacanza. Volevo godermi appieno quest'ultimo momento di libertà prima del ritorno alle lezioni e ai compiti. Così decisi di rifiutare, con una delle mie solite battute, il passaggio in macchina di mio padre.
"Vuoi che ti accompagni Giorgia?"
"Preferisco camminare un po', la mamma oggi ha dato il meglio di sé in cucina! Potrei rotolare verso casa di Giulia".
Infilando il parka verde e abbottonandolo fino al primo bottone in cima, mi sentivo euforica. Un po' di musica mi avrebbe dato il tempo per la mia camminata in solitaria. Così presi lo zaino con le cuffie incorporate e i guanti neri che completavano i miei accessori.
Uscii incamminandomi verso la pista di pattinaggio montata per le festività natalizie. Avevo trascorso le ultime serate chiacchierando e tentando di pattinare in compagnia dei miei amici, le cadute non mancavano, ma mi divertivo tantissimo.
Con le mani infilate in tasca e il mio passo spedito raggiunsi la pista, pensavo non ci fosse nessuno, al massimo qualche bambino e invece, notai subito la sua presenza: aveva un equilibrio straordinario e sembrava volteggiare sui quei pattini. Alto e con le spalle larghe: come non accorgersi del ragazzo perfetto. I suoi capelli biondi, di una calda tonalità miele, risaltavano sul giubbino nero aderente. Il taglio alla moda, con i capelli molto rasati ai lati e più lunghi in alto, spettinati ad arte, evidenziava un volto cesellato. Con poche falcate percorreva la pista per poi girarsi e ripartire. Abilità e sicurezza erano evidenti, eseguiva degli spostamenti a zig zag, portando il peso del corpo in avanti come quei giocatori di hockey alla tv. La nostra pista era utilizzata un po' da tutti, con una manutenzione non sempre regolare, di conseguenza lo strato di ghiaccio non era tutto uniforme. Così, incontrando il fondale irregolare, cadde. Non si accorse subito di me. Mi dava la schiena e provava a tirarsi su con evidenti difficoltà.
"Accidenti, sono caduto giù come un pivellino, anche il jeans si è strappato, maledizione!".
Nel frattempo mi ero avvicinata per soccorrerlo,il solito istinto da crocerossina preso da mia madre, difficile perdere certe abitudini.
"Vuoi una mano a rialzarti? Tutto bene? Se senti troppo dolore non muoverti", iniziai a parlare senza sosta, per cercare di non fare brutta figura, il suo sguardo e il sorrisino che comparve sul suo volto mi confondevano tantissimo.
Non pensavo potessero esistere occhi di un grigio verde così penetranti, sentii il suo sguardo come una carezza su tutto il mio viso. Sicuramente le guance diventarono rosse per come mi faceva sentire circoscritta con il suo sguardo. Continuai ad avanzare, cercando di non cadere e così mentre finivo di parlare, mi abbassai sulle ginocchia, accanto a lui.
"Come faccio a risponderti? È un interrogatorio in piena regola questo? Non preoccuparti, ho avuto cadute peggiori".
Se prima l'agitazione mi aveva reso logorroica, averlo vicino mi rese muta, per un tempo indefinito lo osservai con gli occhi fissi nei suoi.
Da come continuava a ricambiare lo sguardo, aveva capito che non mi era indifferente e sicuramente doveva capitargli tanto spesso di attirare l'attenzione delle ragazze.
La sua voce mi fece abbassare lo sguardo verso le sue labbra, altro errore. Rosee, carnose e seducenti, come facevo ad aver avuto questo pensiero?
"Mi fa un po' male la caviglia, ma non sembra rotta, penso che accetteró volentieri una mano ad alzarmi. Prometto di non pesare troppo, sei uno scricciolo, non vorrei farti male!"
Ma che arrogante! Che bel caratterino che si ritrova questo ragazzo.
"Oh non preoccuparti non sono così fragile".
Presi l'iniziativa prendendogli la mano per appoggiarla sulla mia spalla, mentre avvolgevo l'altro braccio sui suoi fianchi per tirarlo pian piano su. Con le tante cadute in pista dei giorni precedenti, ormai ero specializzata nel rialzarsi dai piccoli infortuni.
Il suo ghigno scomparve, per far posto alla sorpresa, pensava veramente che non fossi in grado di aiutarlo. Arrivati al varco di uscita della pista, gli feci cenno verso la panchina più vicina, per farlo accomodare.
Mi ringraziò con uno dei suoi sorrisi mozzafiato e poi si presentò.
" Grazie per avermi aiutato, mi chiamo Cristian, devo ammettere di averti sottovalutato, come ti chiami?"
Gli risposi con un tono un po' piccato, per poi chiedere della sua caviglia; iniziò a muoverla facendo un po' di smorfie per il dolore. Sembrava a posto e dopo aver chiesto se avesse bisogno di altro, mi alzai per riprendere la mia camminata.
"Ci vediamo in giro, crocerossina!".
Quel sorriso sfrontato e seducente restó impresso nella mia mente per tutto il tragitto, che strano incontro!
Nei giorni successivi ripensai a quei bellissimi occhi e al comportamento arrogante di Cristian, pensavo di non rivederlo a breve. Ma quanto mi sbagliavo!
STAI LEGGENDO
Il mio destino è incontrarti
RomanceBreve racconto romance con riflessioni sull'amore e il destino.