PROLOGO

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NOTE AUTRICE:

La storia non sarà molto lunga (27 capitoli totali), i capitoli non saranno lunghi, ma il contenuto sarà intenso. Buona lettura.

Lory

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Clarke guardò la propria immagine riflessa nello specchio e fece un respiro profondo, sentendo il cuore un po' troppo accelerato e l'ansia impadronirsi di lei. Sapeva di poter evitare tutte quelle sensazioni negative semplicemente preparando la valigia e lasciando di nuovo la propria città natale, così come aveva fatto quindici anni prima, senza voltarsi indietro e senza in seguito rimettere piede in quel posto dove aveva più ricordi negativi che positivi.

Passò una mano sullo specchio che si era appannato di nuovo e fissò le iridi color azzurro, sforzandosi di mettere su un'espressione risoluta, convincendosi di essere lì per un motivo ben preciso: il riscatto!

Un sorriso compiaciuto le comparve sulle belle labbra, sentendo il coraggio e la sicurezza impadronirsi di lei. Non era più la ragazzina spaurita, brufolosa e con l'apparecchio ai denti che era stata vittima di scherzi maligni da parte dei compagni del liceo che si apprestava di nuovo a incontrare dopo tanti anni dal diploma. Ora era una donna di successo, che aveva costruito una carriera solida nell'amministrazione di un'azienda di Los Angeles.

Ritrovata la propria sicurezza entrò nel box doccia e si lasciò accarezzare dall'acqua calda, rilassando i muscoli e ripetendosi che sarebbe andato tutto a meraviglia: quella sera avrebbe avuto il proprio riscatto, poi sarebbe tornata felice alla vita di sempre che amava tanto.

*****

Clarke alzò gli occhi sullo striscione sul quale c'erano stampate le parole "Benvenuta, Classe 2003!". Fece una lieve smorfia trovando eccessivi tutti quei palloncini colorati, sicura che quelle decorazioni così appariscenti fossero opera di colei che ai tempi del liceo era stata la presidentessa del comitato degli alunni per l'organizzazione di ogni festa, e del suo seguito starnazzante di amiche che al loro passaggio lasciavano una scia nauseante dello stesso profumo, obbligatorio tra le appartenenti al "Club delle Rose". Di ragazze intelligenti ne aveva conosciute tante durante la sua carriera scolastica, ma le Lady delle Rose proprio non facevano parte di quel gruppo. Il loro unico scopo era apparire, comandare, scopare... ma non con chiunque, ovviamente!

Se i prescelti – ragazzi o ragazze che fossero – non erano come minimo capitani/e o presidenti/esse di qualcosa d'importante, le cosce rimanevano ben serrate.

Clarke sorrise al ricordo di quante volte ognuna di loro aveva perso la verginità con il primo o la prima che capitava. Se la memoria non la ingannava, la stessa regina madre aveva millantato in giro di aver consumato la propria prima volta almeno sei volte; peccato che tutti sapessero che non era più vergine dall'età di quattordici anni quando, appena alla prima liceo, si era concessa con entusiasmo al vice-capitano della squadra di baseball, prossimo diplomando e "felicemente" fidanzato con una delle atlete della squadra di softball, la quale aveva quasi modificato per sempre i connotati alla suddetta regina, non appena era venuta a conoscenza del misfatto!

Clarke non riuscì a trattenere una risatina di soddisfazione, anche se poi, da quel momento in avanti, la regina si era trasformata nel suo incubo peggiore.

Tirò un respiro profondo ed entrò nella sua ex scuola, pronta ad affrontare chiunque a testa alta. Il lungo e largo corridoio era illuminato e decorato con una miriade di palloncini e festoni; su di esso si affacciavano varie porte che nascondevano gli uffici della presidenza, la biblioteca e la mensa; mentre, in fondo, la grande porta rossa della palestra era spalancata e da lì giungeva il vociare e la musica tenuta ad un certo volume. Proprio di lato ad essa era sistemato un tavolo dietro il quale due ragazze, probabilmente dell'ultimo anno di liceo, distribuivano le etichette con su scritti i nomi degli invitati.

Clarke si avvicinò e sorrise alle due giovani.

«Buonasera. Sono Clarke Griffin.»

Quella alla quale si era rivolta scorse una lunga lista che teneva di fronte a sé e annuì per poi sorriderle.

«Benvenuta, signora Griffin» mentre la accoglieva, la sua amica scriveva il nome su una delle etichette per consegnarla all'altra.

«Lexa Woods» disse intanto un'altra persona che si era avvicinata.

Al suono di quel nome, Clarke si irrigidì come una statua di marmo e pregò con tutta sé stessa che quella ragazzina facesse in fretta: quanto diavolo ci voleva a scrivere un dannato nome?!

«Ecco a lei. Buon divertimento!» le sorrise infine la giovane porgendole l'etichetta adesiva.

Clarke la afferrò velocemente e con passo spedito entrò nella palestra appiccicando il proprio nome sul taschino della giacca del tailleur blu notte e all'ultima moda, che indossava su una longuette dello stesso colore e una camicia bianca. Aveva bisogno di qualche secondo per riprendere il controllo, prima di essere in grado di...

«Clarke Griffin!» trillò una voce che la fece trasalire, nonostante la musica fosse ad un volume piuttosto alto.
"Merda, no!", esclamò il suo cervello mentre si stampava in faccia un sorriso tirato e di circostanza, fissando la donna dai lunghi e fluenti capelli scuri che le andava incontro ancheggiando su un paio di tacchi a spillo vertiginosi, strizzata in un abito color rubino. Non appena raggiunta, la sorprese abbracciandola: la regina madre non portava più il profumo alle rose, ma eccedeva comunque con quello nuovo, tramortendo chi aveva la malaugurata sfortuna di capitarle troppo vicino!

«Come stai?» le domandò tenendo entrambe le mani sulle sue spalle e guardandola dritta negli occhi.

"Questa donna è fuori di testa! Ma si ricorda chi sono?", pensò destabilizzata da quel comportamento.

«Quanto sei carina! Hai tolto l'apparecchio!»

«Sì, circa quindici anni fa» rispose accennando un sorriso ironico.

«Tu invece non sei cambiata molto» mentì spudoratamente: il botulino le aveva modificato il viso che da giovane, nonostante tutto, aveva sempre ammirato per la delicata bellezza.

«Come sei carina!» ripeté lei dando dimostrazione che aveva aumentato un po' tutto, tranne il quoziente intellettivo.

«Vieni, andiamo dagli altri, saranno impazienti di rivederti!»

Clarke ne dubitava fortemente, ma si lasciò prendere sotto braccio e portare verso un gruppo eterogeneo di persone che parlavano intorno a vari tavoli, bevendo i cocktail che venivano serviti ad un bar sistemato per l'occasione in un angolo della palestra, mentre al centro era stato lasciato un ampio spazio per permettere a tutti di ballare.

«Guardate un po' chi ho trovato!» esclamò la regina attirando l'attenzione dei vecchi compagni di liceo.

Clarke li riconobbe tutti, nonostante alcuni di loro fossero cambiati molto. Qualcuno era ingrassato, qualcun altro dimagrito. Un paio avevano quasi del tutto perso i capelli, altre ne avevano cambiato il colore.
«Ehi, non sei più la racchia spaesata e con l'apparecchio ai denti!» esclamò colui che era stato capitano della squadra di basket per tre anni.

«Gli anni passano per tutti» ribatté Clarke senza perdere il sorriso, nonostante fosse infastidita dal fatto che l'altro avesse usato il soprannome che le avevano appioppato ai tempi della scuola in senso dispregiativo.

«Buonasera a tutti.»

Di nuovo quella voce e non solo Clarke tornò improvvisamente invisibile agli occhi degli altri, ma ogni fibra del corpo cominciò a fremere. Approfittò del fatto che la nuova arrivata avesse attirato su di sé tutta l'attenzione e si eclissò raggiungendo il bar, sperando servissero anche super alcolici.

In un primo momento aveva temuto di incontrare di nuovo i suoi ex compagni di classe, ma adesso non si sentiva più inferiore a nessuno, per questo aveva deciso di partecipare a quella riunione, mettendo anche in conto che avrebbe rivisto lei. La persona che più l'aveva ferita tra tutti. Perché puoi anche sopportare le battutine maligne da parte di chi non tieni in considerazione, ma sentirle uscire dalla bocca della persona della quale sei innamorata fa davvero male. Soprattutto se a quella persona hai donato la parte più importante di te, nella speranza che potesse essere un bel ricordo. Perché se le Lady delle Rose avevano perso la loro verginità innumerevoli volte, a Clarke era successo una sola volta: con Lexa Woods, il suo primo amore.

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