The Season Of The Witch

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''Tu non hai idea di quello che è successo.''

''Ti prego, parlami, non vedo l'ora, non è chiaro come io sia emozionato?'' domanda Louis a mezza bocca, completamente indifferente, girando una pagina del libro che ha davanti. E' accoccolato sul portico, avvolto da una morbida coperta arancione, vestito di un comodo maglione che serve a fronteggiare il freddo rigonfio delle campagne inglesi. ''Niall, non sto nella pelle, muoviti'' rincara, alzando le sopracciglia, dondolandole appena. Una mano abbassa il libro un attimo dopo, artigliandolo, e Louis lo sente sbatacchiare contro le ginocchia. ''Ehi!"

''Hanno venduto Velvet Manor.''

''Cosa cazzo? Aspetta'' la voce di Louis si alza di un tono ''Venduto?''

''Giuro!''

Louis non è davvero da biasimare, in realtà. Sul serio. Nella loro minuscola cittadina incastrata in un punto cieco dello sguardo di Dio, non succede mai nulla di interessante. E non nel senso che a un certo punto qualcuno ammattisce e uccide qualcun altro, creando un po' di scandalo e il loro nome sui giornali per le settimane successive (cosa che succede sempre, in quei documentari crime che guarda quando non riesce a dormire, tanto che Louis sta iniziando ad essere un tantino preoccupato che loro potrebbero non essere da meno), ma nel senso che lì, in quella vallata, abitano da sempre le stesse duemila persone, che in qualche modo sono imparentate, si conoscono, si amano, o si odiano. Louis potrebbe essere bendato ed essere ugualmente in grado di camminare per tutta la città senza il minimo aiuto, elencando le case, i negozi, le fermate degli autobus, le scuole, gli incroci, i segnali stradali con cui ha imparato a guidare. Sempre le solite storie, le solite feste di paese, i soliti amici, i soliti screzi, eccetera. Niente di nuovo, tutto sempre tranquillo. Louis ha imparato ad ancorarsi e fuggire, approfittando della vicinanza di Manchester ogni volta che poteva, seguendo i corsi di sociologia all'università, a cui arrivava con un autobus e un treno, svegliato dall'aria rigida del primo mattino e dal passeggiare degli animali nei cortili. Quando conosceva qualcuno di nuovo, non diceva mai subito da dove veniva. Qui vicino, era la risposta standard, arrivo in treno. Aveva imparato con il tempo che se si lasciava scappare il vero nome del suo paesino d'origine era sempre una situazione imbarazzante, perché nessuno sapeva dove fosse, ma tutti ne erano evidentemente inquietati.

Effettivamente, Devil's Hollow non è un nome felice, anche se è tutto un'enorme coincidenza, o almeno, così raccontano gli archivi storici tenuti al municipio. A quanto pare c'era stato questo tizio, un frate, chiamato Albert Hollow (quindi, effettivamente, niente a che vedere con il fatto che risedessero in una vallata, nonostante la fortunata casualità geografica), che aveva fondato proprio lì la congregazione che avrebbe poi portato al nucleo cittadino. Effettivamente, le vecchie stanze dei frati sono adesso una scuola pubblica. Insomma, questo Albert Hollow era, alla sua epoca, un grande predicatore delle pratiche di esorcismo, così esperto da attirare diversi curiosi e bisognosi alla sua porta. Con il tempo, alcuni decisero di rimanere, rassicurati dalla vicinanza di un frate così esperto contro le arti oscure. Il nome della cittadina è nato come una sorta di paradosso, perché in quel posticino all'ombra di due colline Albert scacciava il diavolo. E' quindi una storia molto normale, soprattutto se contestualizzata negli anni in cui è successa, con la Santa Inquisizione in pieno fermento eccetera. Nonostante ciò, per chi non era cresciuto lì era abbastanza difficile andare oltre quello che il nome effettivamente significava. Hollow è uno spazio vuoto in cui si potrebbe rintanare qualcosa, quasi come a suggerire che tra quelle colline si sia accoccolato il demonio.

E poi, be', c'è sempre la controparte folkloristica. Louis non può evitare di ricordarsene. Sua nonna era solita borbottare: ''Qui arrivavano tutti quelli dimenticati da Dio. I banditi che fuggivano dalla Scozia, le famiglie maledette dalle indovine invidiose della capitale, le salme scomunicate, eccetera. Tutto il marcio che questa isola poteva immaginare.''

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