Capitolo Primo

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Si trovava a Roma, ospite nella dimora cittadina del cardinale S., il quale lo aveva fatto chiamare con urgenza. Nella missiva gli chiedeva la massima riservatezza riguardo ai fatti che avrebbe narrato. Incuriosito da un simile messaggio, rivolto a un semplice monaco benedettino, accettò l'invito, assicurando la sua visita per il giorno successivo. Quando giunse presso l'imponente dimora situata sul Gianicolo, padre Bernardo fu accolto con il massimo rispetto e condotto nello studio privato del cardinale. Non notò quasi tutto sfarzo di quella antica residenza, ma ciò che più lo colpì fu la tensione che percepì alla vista del cardinale. Conosciuto da tutti come un uomo integerrimo e tenace, ebbe la certezza che in lui si fosse insinuata la paura e il dubbio. Dopo i consueti saluti, il cardinale S. venne subito al sodo della questione. Ecco cosa accadde a partire da quell'incontro.

Lunedì 18 settembre

"Mio caro e vecchio amico, grazie di essere venuto qui, assecondando la mia richiesta di urgenza. Ti rinnovo la necessità di riservatezza, essendo la questione molto delicata".

A quel punto padre Bernardo rassicurò il suo interlocutore, incitandolo a parlare e a raccontare cosa lo preoccupava. Il Cardinale si sedette alla scrivania e, dopo aver invitato Bernardo a fare so stesso, iniziò il suo racconto.

"Prima di raccontarti i dettagli, ho un'altra richiesta da farti. Vorrei che tu fossi indulgente con me e che comprenda che il tuo compagno di seminario non è impazzito, ma chiede il tuo consiglio per un terribile morbo che sta affliggendo la diocesi che il Santo Padre mi ha affidato".

"Un morbo! E il Santo Uffizio, di cui io sono un umile servo, cosà può fare?"

"Caro Bernardo, non sto parlando di una epidemia come le altre, ma di una forza oscura che dilaga a macchia d'olio".

"Spiegati bene", disse Bernardo.

"Andrò dritto alla questione. L'intera regione di Moravia sembra essere afflitta da quella che chiamano la "strage dei Vampiri".

Bernardo strabuzzò gli occhi e fece un cenno di sorriso, non nascondendo un pizzico di ironia alle parole del Cardinale.

"Capisco il tuo scetticismo, ma abbi pazienza e ascolta i fatti che ti esporrò, poi mi darai il tuo parere".

"Scusami – disse Bernardo – continua pure il tuo racconto".

"Come dicevo, negli ultimi mesi questo morbo legato ai Vampiri si è molto allargato e nonostante la popolazione e le autorità abbiano messo in campo tutte le possibili azioni per arginare il problema, questo sembra non avere fine. Ora che sono qui a Roma, vorrei il parere ed il sostento del Santo Uffizio sia per salvare la mia terra, ma soprattutto le anime dei poveri fedeli vittime del morbo".

Bernardo capì che la preoccupazione del suo amico era sincera; quindi, con un cenno della mano lo incitò a proseguire il suo racconto.

"Prima di descriverti i fatti nefasti e le loro conseguenze, devo descriverti quella che sarebbe la natura del Vampiro. Sappiamo bene, che tali manifestazioni sono presenti nelle antiche credenze e che sono solo leggende, ma il popolo inizia ad essere spaventato e inquieto. Crede che tutto sia vero e, in effetti, molti aspetti sono del tutto inspiegabili".

Dopo una brevissima pausa, in cui il Cardinale S. sembrò riflettere su quanto detto, riprese con coraggio il racconto.

"I Vampiri non sono altro che uomini morti da alcuni giorni, i quali, nonostante vengano sepolti come prevede la legge, ricompaiono presso le loro famiglie con gli stessi abiti e atteggiamenti di quando erano vivi. Dimorano con loro, mangiano con loro, ma dopo qualche giorno i loro congiunti periscono. La causa del decesso è il prosciugamento del loro sangue, il quale sarebbe il nutrimento di quei redivivi. Non finisce qui, poiché quelle disgraziate vittime, divengono a loro volta vampiri, diffondendo il morbo sempre di più".

Bernardo aprì la bocca, ma non riuscì a proferire parola. Il Cardinale S. comprese lo stato d'animo dell'amico e senza aspettare le sue parole, concluse:

"Questi avvenimenti, come potrai immaginare, viaggiano di bocca in bocca e stanno gettando la gente nel panico. Le conseguenze sono senza precedenti, interi villaggi stanno per essere abbandonati, perché non si conosce l'origine del morbo e tutti temono di rimanerne vittima. Prima che il panico possa diffondersi nella popolazione e contagiare quella delle regioni vicine, vorrei che tu ne parlassi al Santo Uffizio e chiedessi una ispezione pontificia".

Bernardo si prese qualche minuto per riflettere e poi disse: "Mio caro amico, se non ti conoscessi bene, direi che il tuo senno è ormai perduto, ma se sei giunto fino a qui vuol dire che la tua preoccupazione è reale e ha un fondamento di ragionevolezza. Domani parlerò al Santo Uffizio. Appena avrò indicazioni, verrò di persona a riferirtele. Ora ti saluto e pregherò per il tuo popolo".

Dopo i saluti, Bernardo fece ritorno al monastero. Sul suo volto la preoccupazione, ma anche una domanda: "com'è possibile?".

L'ombra del VampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora