Sentivo la testa pesante, come se fosse ricolma di acqua.
Poggiai lo sguardo offuscato sulle mie mani, le dita erano ricoperte di sangue e avevo un taglio lungo il polso del braccio destro; cercai di aprire la portiera ma mi resi conto che avevo le gambe immobilizzate, bloccate.
Alzai gli occhi e davanti a me, oltre il mio cruscotto, vidi una Ford fiesta bianca accartocciata sul ciglio della strada e mi ricordai.
Scatto' il verde, inserii la marcia e partii, quando ad un tratto girai la testa, d'istinto, per una frazione di secondo verso destra e lì, questa macchina bianca che mi sta sfrecciando addosso.
I vetri erano rotti, lo specchietto centrale mi dondolava addosso e il mio airbag era scoppiato.
Delle luci rosse e blu comparvero, potei notarle dal riflesso sui rimasugli interni della mia auto, assieme ad una sirena rumorosa.
Torno' quel fastidioso mal di testa, la vista offuscata, il buio.17/10/2024
Una distesa bianca sopra di me, un qualcosa di soffice al di sotto.
Lentamente cercai di aprire gli occhi, quello sinistro mi faceva leggermente male, sentivo una pressione leggera.
Cercai di muovere le dita provando a capire cosa potesse essere quella superficie così morbida su cui ero sdraiata, sembrava una nuvola, no forse più zucchero filato, o forse più semplicemente un letto...?
Ero su un letto bianco ma ancora non riuscivo a capire dove fossi.
Ad un tratto sentii una sorta di presenza affianco a me, c'era qualcuno ero sicura, perlomeno avrei potuto chiedere a chiunque fosse qualche sorta di spiegazione.
"Dove sono?" Chiesi schiarendomi la voce, sembrava non aprissi bocca da mesi
"Tu mi vedi?",
era una voce maschile, ne ero sicura, ma che risposta era?
"Scusami che intendi?" Chiesi perplessa
"Tu senti cosa dico?" Mi rispose avvicinandosi.
Era biondo e portava dei riccioli che gli pendevano sugli occhi, aveva gli occhi azzurri e grandi, non era altissimo, lo ipotizzai quando lo vidi un po' meglio."O mio Dio e' sveglia" una voce familiare entro' nella stanza e quella figura misteriosa scomparve .
"Tesoro o mio Dio, come ti senti?riesci a parlare?" era mamma, la riconobbi dalla sua inconfondibile erre moscia e dal suo profumo pungente che portava sempre.
"Mamma" dissi schiarendomi ancora una volta la voce, mamma mia ma quanto avevo dormito?.
"Tesoro o mio Dio, Marco, è sveglia!", arrivo' anche papà, ormai era tutto quanto più chiaro.
"Mamma cosa è successo?" Chiesi confusa, erano minuti che mi tartassavo la testa di domande alla quale quel misterioso ragazzo non ha voluto rispondere.Mamma mi parlò dell'incidente, ero finita in coma, ho dormito per ben 6 mesi.
Non riuscivo a crederci, pensavo fosse lo scherzo più brutto del mondo, invece era tutto vero, avevo la gola secca, flebo sulle braccia, una grossa benda in fronte e dei punti su una gamba.
Piansi, piansi parecchio, quanto tempo avevo perso? La scuola, pattinaggio, l'estate, i miei amici...
"Tesoro i dottori devono ultimare gli ultimi accertamenti e tra qualche giorno potrai tornare a casa".
Abbassai lo sguardo, mi sentivo a pezzi, non potevo crederci, non sapevo nemmeno cosa dire anche se poi una domanda mi balzo' in testa.
"Mamma prima che arrivaste voi c'era qui un ragazzo, biondo, chi era?un infermiere?"
La vidi confusa mentre cercava qualcosa nella borsa, forse una cicca, ne andava matta.
"No tesoro, ti sarai confusa, ti eri appena svegliata e' normale, qui possono entrare solo i familiari"
"No mamma sono sicura, c'era qui un ragazzo".
Rise dolcemente.
"Tesoro capiamo tu sia stanca, anche se hai dormito parecchio adesso che ti sei ripresa riposati veramente" mi rispose dandomi un bacio sulla fronte accompagnata da papà.
"Ti vogliamo bene, torniamo più tardi".
Mi disse raccogliendo le sue cose.
"Vi voglio bene anche io".
Uscirono assieme chiudendosi la porta dietro le spalle; non lo so, non mi tornava, son sicura che qui con me ci fosse qualcuno; forse davvero me lo sarò solo immaginata, tra l'altro a quanto pare ero appena uscita da un coma... ancora non ci credo.
Chiusi gli occhi per un istante e improvvisamente piombai in un sonno profondo.Sentii un tintinnio di ciondoli vicino al mio letto, aprii lentamente gli occhi, era buio, da lontano guardai l'orologio affisso al muro, 2:20.
Ero bloccata a letto, avevo una sete incredibile ma non riuscivo a muovermi, avrei potuto premere il tasto rosso vicino a me ma mi scocciava, non ne avevo molta voglia,non volevo disturbare qualcuno solo perché avevo semplicemente, sete.
"non lo premi?" Una voce già sentita mi fece sobbalzare gli unici muscoli che ero in grado di muovere, era lui, il ragazzo che avevo visto questa mattina, non me lo ero immaginata,lo sapevo!, anche se adesso in realtà le mie certezze non mi rassicuravano troppo, avevo paura.
"Tu chi sei! Cosa ci fai qua!" Alzai la voce spaventata e intimorita.
"Sono Gabriele, sono del reparto di oncologia, non volevo spaventarti" mi rispose sedendosi sul divanetto affianco al mio letto.
"Cosa ci fai nella mia stanza a quest'ora!"
"Ti ho vista agitarti dallo spiraglio della porta che ti hanno lasciato aperto, la notte faccio fatica a dormire così faccio un giro assicurandomi che tutti gli altri invece dormano serenamente".
"Comunque se potessi uscire mi faresti un gran favore grazie!" Risposi con tono deciso cercando di non urlare troppo, perlomeno avevo inquadrato quella persona, adesso aveva un nome, Gabriele.
"Oh certo, allora a domani Alice!" Rispose con un sorriso.
"Come fai a sapere il mio nome?" Chiesi confusa e spaventata allo stesso tempo.
Alzo' con una mano la cartella clinica appesa al bordo del mio lettino.
"Facile" rispose appoggiandola lentamente.
"Allora notte" gli dissi nervosamente cercando di girare la testa dolorante.
"Notte! Non sforzare troppo il collo, ti fai male" disse uscendo dalla porta chiudendola tirando giù la maniglia.
La sete mi era completamente passata, che incontro strano, spaventoso, simpatico.
Richiusi gli occhi e mi addormentai.
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Ombre di luce
ChickLitAlice sta cercando di ricostruire la sua vita dopo un incidente che ha cambiato tutto. Mentre la sua camera d'ospedale è avvolta da un silenzio opprimente, Alice si confronta con le sue paure e incertezze. Ma la mattina, mentre il mondo esterno sem...