Mi svegliai intorno alle 9:30,ne ero sicura dall'orologio affisso sulla parete, lo stesso che catturò la mia attenzione quella stessa notte.
Mi rimase ancora un po' la sensazione di pesantezza alla testa ma sembrava passare, lentamente,ma sembrava passare.
Ripensai a quel ragazzo strano, come poteva essersi accorto da un microscopico spiraglio della porta che mi stavo agitando nel sonno?Perche' mamma fingeva di non averlo visto? Perché la mattina che mi sono risvegliata lui era qui?."Alice!" La voce di un infermiere sfumo' via tutti i miei pensieri.
"Allora, come ti senti questa mattina?" Mi chiese firmando la mia cartella clinica
"Meglio, ham, si, penso mi sia rimasto un po' di mal di testa e la gamba mi fa un po' male" risposi accennando un sorriso.
"Si e' normale, tra qualche giorno il dolore alla gamba passerà quando toglieremo i punti, la testa invece dovrebbe alleggerirsi tra qualche ora". Mi rispose sorridendomi
"Perdonami, non voglio sembrare inopportuna, ma il ragazzo del reparto di oncologia, gira spesso di notte nei corridoi?" Chiesi ridendo nervosamente, ero curiosa, volevo sapere chi fosse.
"Ci sono tanti ragazzi e ragazze ricoverate in quel reparto, ma sono abbastanza sicuro che nessuno si alzi nel cuore della notte per girovagare nei corridoi"
"Be magari c'è un eccezione" risposi convinta.
"Magari ti sarai solo confusa, comprendo la tua stanchezza"
"Adesso devo proprio andare, se hai bisogno di qualsiasi cosa, il tasto per chiamarci e' affianco a te" mi sorrise, mise a posto la mia cartella ed uscii dalla porta salutandomi con la mano.
Non era possibile, stavo impazzendo? Possibile che nessuno sapesse chi fosse quel ragazzo?se solo riuscissi ad alzarmi per andare a vedere coi miei occhi...Non era poi così tanto bello stare in ospedale, da piccola ho sempre pensato che fosse pazzesco raccontare ai propri compagni di scuola di aver dormito in ospedale e di aver mangiato quel riso colloso che ti servono sia a pranzo che a cena, invece no, è triste, soprattutto se fai fatica a muoverti.
"Eilà" fece capolino dalla porta una voce familiare.
"Sei tu" risposi fissando la parete davanti al mio letto.
"Sono io...come ti senti?" Mi chiese avvicinandosi alla sponda destra
"Penso meglio a parte la testa e la gamba, io comunque davvero non capisco, perché nessuno si ricorda della tua faccia, sembra fingano tutti di non conoscerti.
"Alice in questo ospedale ci saranno non so quanti pazienti, non sono così tanto particolare da essere ricordato" mi rispose con un tono di voce molto strano, non sembrava sicuro delle proprie parole.
"Come sta andando la tua terapia?" Chiesi cercando di non essere inopportuna
"Direi bene, forse è il periodo migliore che sto passando qua dentro, mi sento molto meglio".
"Prima di entrare qua cosa facevi?" Chiesi incuriosita seguendo il suo sguardo mentre si sedeva sul divanetto affianco a me.
"Oh io, be si, facevo tennis, oramai erano più di 10 anni che lo praticavo, poi date le circostanze ho dovuto smettere" disse guardandosi allo specchio di fronte a se.
"Wow, bello, io faccio pattinaggio e spero di poter ricominciare il prima possibile, anche se con la gamba in questo stato la vedo molto dura" risposi guardandomi la gamba bendata.
"Hai provato a richiedere la carrozzina agli infermieri? Così posso portarti a fare un giro, star chiusi qua dentro tutto il giorno può rendere la giornata un vero inferno".
"Potrei chiedere, ti farebbe piacere farmi compagnia?" Chiesi facendo il mio primissimo sorriso sincero da quando ero lì.
Girai lo sguardo verso quel grande tasto rosso che non avevo avuto il coraggio di premere il giorno prima e lo schiacciai facendo partire un jingol molto ambiguo.
Guardai Gabriele seduto sul divano con il braccio sinistro appoggiato al bracciolo, portava il classico braccialetto d'ospedale color rosso, un po' sbiadito, chissà da quanto lo portava.
"Alice! Dimmi tutto" entro' l'infermiere del giorno prima accompagnato da un enorme sorriso.
"Si volevo chiederti se fosse possibile avere una carrozzina, vorrei muovermi un po', mi sento un po' stremata a rimanere a letto"
"Certo vado a recuperarne una!" Mi rispose uscendo e chiudendo la porta.
"Sei riuscita a premerlo quel pulsante finalmente!" Mi disse Gabriele alzandosi in piedi avvicinandosi a me.
"Come mai non ti ha salutato l'infermiere?" Chiesi curiosa.
"O è Michael, e' mesi che giochiamo a far finta di non vederci' rispose non troppo sicuro di se, grattandosi la testa e arricciando il naso.
Non mi aveva pienamente convinto quella risposta, ma forse per spezzare un po' la monotonia d'ospedale qua facevano così, d'altronde si conoscevano tutti quanti da chissà quanto tempo.
"Eccoci, vieni, ti aiuto io" entro' l'infermiere accompagnato da una carrozzina argento lasciandola affianco al mio letto.
"Riesci a sederti da sola?lentamente mi raccomando" mi disse prendendomi delicatamente dalle braccia.
Sentii un po' la gamba dolorante ma sicuramente si stava riprendendo rispetto al primo giorno.
"Ok adesso ti lasci cadere sulla carrozzina, ti tengo io tranquilla".
Scivolai lentamente, poggiai le braccia sui due braccioli aiutata dall'infermiere che mi posizionò la gamba in orizzontale per tenerla distesa.
"Vuoi che ti porti a fare un giro?" Mi chiese l'infermiere guardandomi sorridendo.
"No grazie, vado con Gabriele, o meglio, con nessuno" risposi scherzando, cercavo di stare al loro gioco.
"Ah, certo, sicura di stare bene Alice? La testa è tutto ok?" Mi chiese preoccupato.
"Certo sto molto meglio!" Risposi energicamente sistemandomi la schiena.
"Allora per qualsiasi cosa sai cosa fare!" Uscì dalla porta salutandomi con un cenno di mano.
Mi girai nuovamente verso Gabriele che era rimasto per tutto il tempo fisso a guardarmi mentre l'infermiere mi aiutava a sedermi, mi aveva squadrata da capo a piedi, avevo sentito i suoi occhi toccarmi.
"A quindi adesso giochi anche te con noi?" Mi chiese avvicinandosi alle maniglie della carrozzina.
"Devo ancora capire bene in cosa consiste ma penso di esser stata brava" risposi girandomi verso di lui.
"Allora partiamo?" Mi chiese girandomi
"Partiamo!" Risposi guardandolo.
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Ombre di luce
ChickLitAlice sta cercando di ricostruire la sua vita dopo un incidente che ha cambiato tutto. Mentre la sua camera d'ospedale è avvolta da un silenzio opprimente, Alice si confronta con le sue paure e incertezze. Ma la mattina, mentre il mondo esterno sem...