Capitolo 1

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La musica mi entra dentro, il mio corpo si muove al ritmo delle luci psichedeliche della discoteca.
"Dai Giulia vieni qui!"
Le ragazze mi fanno segno di raggiungerle al tavolo per bere qualcosa.
Riesco ad arrivare al tavolo facendomi spazio fra la gente sudata ed eccitata e prendo posto fra Laura e Francesca.

"Allora?" Sbraito per farmi sentire. "Che prendete?"
"Abbiamo pensato ad una vodka alla fragola, per te va bene?" Silvia urla dall'altra parte del tavolo, faccio cenno di sì e poi mi volto a guardare la discoteca dalla pedana dove ci trovavamo.
Sembra tutto così magico, con le luci che cambiano colore seguendo il ritmo della canzone, il dj sul palco coperto da un muro di fumo bianco, la gente che si struscia e che ride, ci sono coppie che si tengono solo per mano, altre che sui divanetti si palpano e si toccano senza pudore.
È esattamente questo che mi piace delle discoteche, il fatto di vedere persone così diverse mischiate le une alle altre, che si fondono in un unico agglomerato che si muove allo stesso tempo nell'aria rarefatta dei locali.
Noto che le ragazze parlano di qualcosa e mi sforzo a capire ciò che dicono senza risultato.
"Ecco ragazze!"
Il cameriere porta la vodka e quattro bicchieri, mi fa l'occhiolino poco prima di andarsene ed io accenno un sorriso, così, giusto per essere cortese.
Non fraintendetemi, è un bel ragazzo, biondo, con gli occhi azzurri, bel fisico probabilmente e anche abbastanza alto, un sogno, il classico stereotipo del ragazzo perfetto, ma non per me.
"O Dio! Dovresti parlargli, sai?"
"Infatti, guarda!" Laura si gira per farmi notare che il ragazzo guarda verso di noi. "Ti fissa!"
"Ci fissa," la correggo, "sarà un maniaco." Sbuffo e prendo un sorso i vodka.
"Oh ma dai... Che palle, è un figo da paura." Mi viend da ridere quando Francesca parla così, come una tredicenne, nonostante abbia già superato la soglia dei vent'anni da un pezzo.
" Cazzo Giulia," si intromette anche Silvia, "vagli a parlare!"
"Cazzo Silvia, non mi interessa!" Le rispondo con lo stesso tono (sul genere ragazze afroamericane che muovono la testa e il dito come idiote, per farsi dare ragione) e lei si sente quasi offesa.
Poi dice il classico: se non ci parli tu vado io. Io la guardo, scosto i capelli dal viso e le sorrido, "va' allora."
Le altre si mettono a ridere e lei alza il suo culo piatto dal sedile e va a parlare con il ragazzo come se dovesse dimostrarmi qualcosa. La guardo trattenendo le risate mentre si attorciglia i capelli e si atteggia in quel vestito troppo corto, come per dire: sono meglio io, stronza.

Io mi domando perché esca ancora con gente come lei.

"Ma perché ci usciamo?" Laura si rivolge a me e Francesca, che ancora fissa Silvia atteggiarsi con il cameriere.
"Non lo s-"
"Che troia." Francesca la indica e ci fa notare come struscia i suoi fianchi a quelli del biondino, quasi pronta ad abbassarsi e fargli un lavoro di bocca lì, davanti a tutti.
"Sentite ragazze, mi sono rotta di come si comporta ogni volta, andiamocene, lasciamola qua senza dire niente.
«Per me è ok, basta che ci portiamo la vodka, l'abbiamo pagata ormai." Francesca è d'accordo con me e penso lo sia anche Laura.
"Silvia ha pagato?" Chiede la rossa.
«Sì, riempiamole un bicchiere, così, per correttezza." Prendo il suo bicchiere e verso un po' del liquido alcolico, poi afferro un foglietto dalla borsa ed una penna e le scrivo un semplice: ce ne andiamo.
Scommetto che darà di testa.

Non appena usciamo dalla discoteca prendo una boccata d'aria e poi un sorso dalla bottiglia rosa.

"Che facciamo ora?"
"Andiamo a casa mia," propongo, "sono stanca di girare sempre negli stessi locali"."
Ci dirigiamo verso la fermata giusta ed aspettiamo la 50 sedute sulle panche sotto la pensilina, io infilo la bottiglia di alcolico nella borsa e Laura prende il telefono.
"Oddio!" Scoppia a ridere e ci porge il cellulare, "leggete!"
Silvia: Siete delle stronze, è stata un'idea di Giulia, vero?!
Iniziamo a ridere come idiote mentre alcuni anziani ci guardano sconcertati.

Delle signorine a modo non ridono così sguaiatamente.

Prendo il telefono dalle mani di Francesca e chiamo Silvia.
"Troie dove siete?!"
"Dovrei dirtelo?"
"Sei una puttana Giulia!"
Le rido in faccia e poi le rispondo.
"Hai ragione, perdonami, noi puttane di solito non usciamo con persone a modo come te. Scusa, a proposito, gli hai fatto un lavoretto davanti a tutti?"
Poi le stacco il telefono in faccia e ricominciamo a ridere come mai prima.

Mi piace fare la stronza, soprattutto con le persone che lo meritano, come Silvia.
Mi ha insultata alle spalle per troppo tempo, ha provato a tenermi testa un po' di volte, ma non ci è mai riuscita, ed odio questo genere di persone, quelle che ti prendono solo per un bel faccino e provano a farti crollare.

Appena l'autobus si ferma davanti a noi ed apre le porte entriamo e prendiamo posto, scendiamo alla nostra fermata e andiamo verso il portone di casa mia.
Milano è magica questa notte e dover rientrare a casa, tutto sommato mi dispiace un po', ma rimanere ancora in giro? È mezzanotte, la città pullula di gente, eppure non ho voglia di rimanere ancora in strada, sono stanca del solito centro città, i locali, piazza Duomo, Sant'Ambrogio, le Colonne, i Navigli... Sempre gli stessi posti, le stesse persone.

Arrivate nel mio appartamento ci sediamo sul divano in sala, con una luce soffusa.

"Domani scelgo io il posto, anzi," dico, "lo sceglierà il fato. Prendiamo un autobus a caso e al primo pub che vediamo ci fermiamo. Ci state?"
"In centro?"
"Non vorrei andare in centro veramente..."
"In periferia?" Le ragazze sussultano.
"Non andiamo in posti malfamati ragazze..." Sbuffo. "Usciamo per le sette e mezza e ci guardiamo un po' attorno, se non ci piace il posto ce ne andiamo."
"Okay." Dicono in coro, evidentemente poco convinte, ma faccio finta di non farci molto caso, prendo un sorso dalla bottiglia e poi la passo alle altre.
Mi alzo per prendere le mie Marlboro rosse ed un accendino. Mi risiedo con le gambe incrociate sul divano e accendo la sigaretta.
Aspiro dal piccolo cilindro che tengo fra le dita e poi faccio uscire il fumo grigiastro dalla bocca aprendola solo un po'.

E la serata continua così, con me e le ragazze che beviamo tutte dalla stessa bottiglia in una cappa di fumo ed un forte odore di tabacco.
Accendo il pc e metto un po' di musica, cercando di rendere l'atmosfera migliore.
Beviamo fino a quando non prosciughiamo del tutto la bottiglia e iniziamo a raccontarci aneddoti della nostra infanzia, ed io mento spudoratamente come ogni volta.

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