Apro gli occhi prima che il cielo cominci a schiarire. È ancora buio, ma c'è qualcosa nell'aria, una tensione che mi sveglia sempre a quest'ora. Il richiamo del mare. Scivolo fuori dalle coperte, i piedi nudi toccano il pavimento freddo della mia stanza.Non c'è fretta nei miei movimenti, è tutto parte di un rituale che conosco a memoria. Attraverso la stanza a passi lenti, dirigendomi verso il bagno. Il suono del mio respiro riempie il silenzio, nessun altro è sveglio in casa, apro il box doccia e l'acqua fredda scivola sulla mia pelle, scuotendomi quel tanto che basta per sentirmi sveglia, davvero. Ogni goccia sembra scivolare via portandosi dietro pensieri e preoccupazioni, lasciando spazio solo a quello che conta davvero: l'oceano.
Esco dalla doccia, i capelli bagnati mi ricadono sulle spalle, nonostante il continuo gocciolare lascio perdere e torno in camera, il costume azzurro pastello è appoggiato sulla sedia accanto al letto, dove lo lascio sempre. È il mio preferito, mi fa sentire parte dell'oceano, come se indossarlo fosse un passo verso l'acqua.
Lo infilo con calma, i movimenti meccanici, ma rilassanti. Ogni gesto è come un segnale al mio corpo che presto sarà libera, sull'onda.
Indosso un paio di ciabatte, attraverso il corridoio e apro la porta che dà sul balcone. La vista è mozzafiato, anche a quest'ora. Il cielo è una distesa d'inchiostro, appena macchiato dai primi accenni di luce. Sotto di me, la scala in legno che porta direttamente alla spiaggia.
Scendo i gradini, il legno scricchiola sotto i miei piedi, ma ormai non ci faccio più caso. Ogni mattina è uguale, ed è proprio questo che mi dà conforto. Il vento del mare mi accarezza il viso, solleva i miei capelli e mi fa chiudere gli occhi per un istante. Respiro profondamente, il sale nell'aria riempie i miei polmoni. È come se ogni boccata mi riportasse alla vita.
La mia tavola da surf è lì, appoggiata contro il muro del balcone. È bianca, semplice, senza fronzoli. Non ne ha bisogno. Quando la prendo tra le mani, sento il legno liscio sotto le dita, e qualcosa dentro di me si calma, come se quel contatto fosse l'inizio di un dialogo tra me e il mare.
Mi incammino verso la riva, la sabbia fredda scorre tra le dita dei piedi, e ogni passo mi avvicina a quel mondo che conosco meglio di qualsiasi altra cosa. Quando entro nell'acqua, tutto si spegne. Il rumore del mondo si dissolve, rimango sola con il suono delle onde che si infrangono lontano.
Il freddo dell'oceano mi avvolge, ma è un freddo che non mi fa tremare, mi risveglia ogni senso. Remo, affondo le braccia nell'acqua e sento la resistenza delle correnti sotto di me, come se l'oceano mi mettesse alla prova. Poi arriva l'onda. Salgo in piedi sulla tavola, la tensione tra il corpo e l'acqua, l'equilibrio precario che mi tiene sospesa tra il cielo e l'acqua.
E in quell'istante, tutto svanisce. È come se il tempo si fermasse, e io fossi l'unica cosa che esiste. Non è solo libertà. È qualcosa di più profondo, come se l'oceano mi desse un ruolo che nessun altro può avere. Ogni onda che cavalco è un pezzo di me che si perde e si ritrova, nel caos delle correnti. Quando alla fine torno a riva, l'oceano alle mie spalle, sento il cuore che batte forte, ma non è mai abbastanza.
C'è sempre quella sensazione di vuoto, come se non importasse quante onde cavalchi, qualcosa dentro di me resta incompleto. Forse è per questo che torno ogni mattina.
Risalgo verso casa, lascio la tavola contro il muro e mi fermo un attimo sulla soglia, guardando ancora una volta l'oceano. È calmo ora, quasi indifferente, come se mi avesse già dimenticata.
Entro, mi tolgo il costume e torno sotto la doccia, questa volta per lavare via la sabbia e il sale. L'acqua calda scorre sul mio corpo, riportandomi lentamente alla realtà. Quando esco dal bagno, mi asciugo i capelli in fretta e mi vesto senza troppa cura. Un paio di jeans, una maglietta semplice.
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Shadows
Romance"È possibile continuare a camminare nell'ombra senza chiedersi se, alla fine, l'oscurità non sia sempre stata dentro di noi, aspettando solo di essere riconosciuta?"