Capitolo 3

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Non appena entro in biblioteca, quattro paia di occhi si posano su di me e capisco di esser stata inopportuna a non bussare. «Vi sentite meglio, vedo,» dice mio padre.

«Sì, a quanto pare ha trovato la forza per scendere,» dice mia madre per difendersi.

Deglutisco rumorosamente, colpita dalla spavalderia dell'unico uomo che per ora vorrei sbattere fuori di casa mia e che siede tranquillo sulla poltrona della biblioteca con un bicchiere di liquido ambrato fra le mani. «Credo sarebbe meglio discuterne dopo della faccenda con vostra figlia.» Mio padre annuisce ma, prima di essere sbattuta fuori, cerco di convincerli.

«Se state discutendo di me, permettetemi di restare. Se è del mio futuro che state discutendo, allora devo ascoltare per forza.»

«E ditemi, milady, perché dovreste restare? Stiamo già discutendo con i vostri genitori, mi sembra giusto risparmiarvi questa fatica.»

«Ve l'ho appena detto.»

«Vi consiglio di ritirarvi e rispettare il vostro ruolo di figlia. Sarete informata a tempo debito.»

«Ma non voglio...»

«Devo ordinarlo?» chiede in modo autoritario e arrogante. Gli occhi furenti di mio padre e le sue orecchie rosse m'intimoriscono e, umiliata dall'insolenza del duca, mi mordo la lingua e chiudo la porta alle mie spalle con un tonfo. Mi dirigo verso le stalle e, nell'attesa, brandisco la spada che solitamente tengo nascosta. Salgo in groppo al mio Hermes con tutta la gonna, senza vergogna. Che guardino pure le mie gambe! Al diavolo tutti! Mi dirigo poco distante dalle scuderie e, non appena trovo un grande albero, inizio a maneggiare l'arma senza contegno, menando fendenti all'aria. Sono stufa di essere trattata come se non valessi nulla. Vogliono decidere del mio destino e della mia vita, ma non possono farlo! Non glielo permetterò! «Vi odio! Vi odio!» dico inutilmente al vento e mi accanisco contro la corteccia dell'albero finché esausta non cado in ginocchio.

«Vedo che sapete maneggiare anche una spada». Sussulto. Una volta aver capito a chi appartiene questa voce, chiudo gli occhi. Respira Artemisia, respira. «Ma non ascoltate, questo è un punto a vostro sfavore». Mi alzo con gambe tremanti e lo osservo.

«Vedo che voi continuate a ficcare il naso in quel che non vi riguarda.»

«Stavo giusto togliendo il disturbo, quando ho sentito un forte fracasso. Non immaginavo di trovarvi arrabbiata e furiosa contro quell'albero,» dice sogghignando.

«Dunque, non mi stavate cercando, dico bene? Perché non ve ne tornate da dove siete venuto?»

«Siete molto più presentabile con una veste più raffinata,» dice cambiando discorso.

«E voi continuate a essere inopportuno.»

«Non capisco questa vostra ambizione nell'essere contrariata da tutto».

«Purtroppo non riesco a fare quel che mi viene detto.»

«L'ho notato. Andate a cavallo come un uomo anche se vi è stato proibito. Indossate calzoni e abiti da uomo anche se è sbagliato. E continuate a essere una donna insolente, nonostante il fatto di essere già stata avvertita al riguardo. Sapete che cosa vi consiglio, adesso? Godetevi ogni singola cosa perché, fra non molto, tutto questo sarà solo un lontano ricordo.»

«Chi vi credete di essere, lurido e...»

«Vi consiglio, Signorina Connor», dice sovrastando alla mia voce e scandendo le parole, «di stare attenta a cosa dite e a come lo dite. Non vi conviene continuare a giocare, o almeno non con me. Non è un avvertimento questa volta, è un ordine ben ponderato. E ora, tornate a casa.»

Amarti oltre ogni confineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora