LA NASCITA DELLA PIOGGIA

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La leggenda della nascita della pioggia così come fu raccontata dal poeta Diocrite alla corte del duca Baculus, durante una tenzone contro Teosineme

Visto che il mio sfidante ha narrato delle origini del mondo allora anche io mi addentrerò nelle vertigini dei tempi andati. Dovete sapere miei cari che, nel tempo dopo la nascita della notte, la terra più florida, più rigogliosa, era la terra di Minuen, a ovest del mondo. Alte querce ricoprivano le sue colline, e verso sud vi erano migliaia e migliaia di vigne, le cui foglie avevano vestito tutte le terre fino al lago Sara'h.

 Le vigne erano nate in modo spontaneo, quando ancora c'era il Sole perenne. Esse erano forti, e riempivano l'aria di un tenero profumo d'uva, e tingevano le distese verdi di note scarlatte, violacee e rosse. Ah che spettacolo quando i diversi soli illuminavano le distese arboree! Ogni chicco d'uva diventava un minuscolo specchio che baciava un singolo raggio di luce. Le tonalità di rosso si fondevano con il giallo del sole e così un arancione squisito fiammeggiava per i colli. Le tramonti e le albe erano poi spettacoli quasi innaturali e agli occhi degli uomini, ancora poco abituati, sembravano come scoppi di luci. Il bianco dell'albeggio addolciva le cromie mentre le sfumature più cariche del crepuscolo accendevano di guizzi intensi tutti grappoli maturi. Cosi al principio del giorno pareva che le colline fossero una giovane ragazza dalla pelle candida, mentre sul finire della giornata ecco arrivare le tinte di un ragazzo nel pieno delle sue forze, con i muscoli arrossati per l'afflusso di sangue dovuto allo sforzo. In principio le piante d'uva crescevano in modo selvatico e quasi nessuno vi si avvicinava, solo qualche spirito del sole aveva il coraggio di degustare gli acini scuri.

 I vegetali infatti non sono sempre stati gentili e c'è stato un tempo in cui bisognava temere anche un fiore. Secoli dimenticati e battaglie perdute eppure la magia nera si era servita anche di alberi e frutti. E il colore delle uve, così simile alle viscere, faceva presagire cose cattive.

 Si dovette aspettare l'arrivo della splendida Taniren e di suo marito Harin, per avere un uso preciso di quelle vigne. Taniren, che apparteneva alla stirpe degli Immortali, insegnò al marito a distillare vino dall'uva, ed egli non si sarebbe mai aspettato che da un frutto così minaccioso potesse venir fuori bevanda così gradita. Harin iniziò ad appassionarsi alle tecniche di coltivazione e ben presto ne inventò delle nuove. Con gli anni egli notò che non tutte le piante erano uguali e che anzi esse erano divise in gruppi, come i rami di una stessa dinastia. Smosso dalla sua irrefrenabile curiosità egli cominciò a incrociare le razze e a ottenerne delle nuove, e da ognuna ricavava una bevanda dagli aromi diversi. C'era cosi un vino più dolce, uno più acidulo, un altro ancora dal retrogusto amaro. Alla fine Harin aveva ottenuto così tanti tipi che era impossibile non trovarne qualcuno che soddisfacesse il proprio palato, anche se particolarmente esigente. E così l'uomo, che era di animo inquieto e terminata un'impresa ne doveva iniziare subito un'altra, incominciò a commerciare vino con tutti i popoli dell'est, finché la rossa bevanda non conquistò ogni tavola e ogni taverna. A nord era detta succo di Taniren, a sud la si chiamava acqua di Minuen, a est invece essa portava il nome di birra di Harin.

Tale bevanda dai molti gusti aveva un potere inebriante mai visto e liberava gli uomini dall'affanno delle preoccupazioni.

E così Taniren e Harin furono considerati benefattori del mondo a cui, nell'era delle prime difficoltà, essi sembravano aver donato un conforto pratico e alla portata di tutti.

I due, pur appartenendo a due mondi diversi, Taniren agli Immortali e Harin agli uomini, si erano innamorati dal primo momento. Lui l'aveva incontrata durante una delle tante esplorazioni nelle terre proibite che era solito fare, spinto da un'immensa sete di conoscenza. Lei lo aveva trovato buffo, cosi giovane e inconsapevole, una sorta di cucciolo parlante. Lui chiedeva in continuazione, desiderava sempre sapere di più. Lei amava spiegare ed era rapita dallo scintillio negli occhi di lui quando si parlava di qualcosa di nuovo. E ancora di più rimaneva meravigliata quando lui dava corpo e forma alle sue conoscenze costruendo meccanismi bellissimi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 25 ⏰

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