Questa è una profonda one-shot, vincitrice di una delle sfide del gruppo dei @MaidireTEAMEra giunto al capolinea.
Ormai era fin troppo evidente dalla stanza senza finestre in cui si trovava: completamente bianca e spoglia, con solo una porta nera davanti ai suoi occhi.
Jason sedeva a terra con un senso di smarrimento ma anche di calma, una calma stranamente inusuale vista la situazione in cui si trovava.
Forse era già morto senza saperlo?
Non che una vita come la sua potesse ottenere un esito diverso, infondo.
La vita del criminale non è addata a tutti per ovvie ragioni; ma per un istante aveva veramente pensato di farla franca.
Cosa era andato storto?
Non riusciva a formulare in maniera lucida del perché fosse lì, o come ci fosse arrivato, ma la sua mente iniziò a rimettere insieme pezzi di ricordi frammentati senza un ordine preciso.
Trovò ironico la scelta del primo ricordo, ammesso che si potesse avere scelta, della sua prima entrata nella banda.
Già, la banda...
Gente "onesta", avrebbero ripetuto più volte sul loro conto, impegnati in lavori talmente semplici e proficui da potersi permettere di sistemarsi a vita senza più alcun tipo di preoccupazione.
Si... a scapito di quali altre vite però?
Già, quando mai Jason si è preoccupato delle vite rovinate per quei semplici lavori?
La banda gli aveva affidato il suo primo incarico in una periferia di quartiere, troppo piccola e insignificante perché qualche sbirro se ne potesse interessare.
Estorci i soldi al negoziante in debito; non può pagare? Sfasciagli il negozio per fargli capire chi comanda.
E così aveva fatto.
Il suo sentirsi libero e forte, mentre faceva a pezzi la bottega, non gli aveva permesso di accogliere le pietose suppliche del negoziante.
E di come tale gesto gli avrebbe potuto rovinare la vita.Dopo due settimane, Jason avrebbe dato poi la bottega in pasto alle fiamme.
Da lì in poi, ogni suo lavoro si sarebbe sempre concluso in questo modo: con il fuoco.
"Chissà che ne è stato di quel negoziante supplichevole."
Pensò finalmente dopo tutti quegli anni di omicidi e peccati.
Distese le gambe e guardò il bianco soffitto sopra la sua testa, e un altro ricordo varcò la porta nella sua mente.
La sua prima sparatoia.
Ah! Li si che si era sentito vivo e potente.
"So che è la tua prima volta, novellino, ma vedrai che dopo sarà sempre più facile"
Gli disse uno della banda, porgendogli la sua prima berett.
Carica, e pronta per togliere vite.
Benché all'inizio fosse riluttante all'idea di uccidere, si rese subito conto che: o avrebbe ucciso o sarebbe stato ucciso.
Con la sua nuova arma in mano, e l'adrenalina che gli pompava il sangue come un treno alla massima velocità, concluse le sue prime vite con il fuoco.
Nella sua prigione senza uscite, Jason sogghignò malignamente a quel ricordo, aprendo e chiudendo la mano destra come se si stesse immaginando di tenerci un'arma.
"Con quella, niente avrebbe più potuto ferirmi".
Pensò in modo arrogante, ma il suo subconscio non sembrava volergli concedere la soddisfazione di compiacersi.
"Ma tutte quelle vite... meritavano di essere spente come il lume di una candela?"
Da quell'ennesimo pensiero, era certo che la sua fine sarebbe giunta da lì a pochi minuti; perché, insieme a quell'improvviso fiume di ricordi, stava arrivando anche il rimorso.
Un altro ricordo.
Questa volta era lui da ragazzino, alle prese con problemi ben più semplici che preoccuparsi di pagare tasse, portare il pane a casa, o prendersi cura dei propri cari.
Autentici problemi di vita che, finché non si cresce, non si potranno mai comprendere appieno.
Ed era questo che voleva fare lui da piccolo: crescere.
Jason ridacchiò del giovane se stesso, pensando a quanto fosse banale quel suo desiderio ai tempi; tutto solo per poter essere più forte dei bulletti che lo prendevano di mira a scuola, o per poter comprendere del perché sua madre si impegnasse di più nel suo lavoro che a stare con lui.
Perché quando si è piccoli, e deboli, è praticamente impossibile difendersi.
Perché è difficile vedere i sacrifici dei genitori attraverso gli occhi di un fanciullo.
"Alla fine ho scelto di entrare nella banda...per poter apparire più forte ed essere meno solo..."
Quella consapevolezza gli sembrò come essere stato svegliato da una secchiata d'acqua gelida.
I suoi occhi si inumidirono, e sentimenti di impotenza e rimpianto formicolarono lungo la sua schiena, fino a pizzicargli dolorosamente il cuore.
"Se non fossi stato così volubile e stupido... le cose sarebbero potute andare diversamente."
L'ultimo ricordo fu quello che gli diede il colpo di grazia.
Il colpo dell'abbandono.
Un altro lavoro, stavolta per freddare i membri di una banda rivale, ma Jason li vede chiaramente...
I suoi amici della banda, in una disperata fuga per salvarsi la pelle senza curarsi di lui lasciandolo indietro, in mano al nemico.
Ecco com'era finito in quella stanza del pentimento.
"Infondo me lo sono meritato... Un peccatore non dovrebbe mai fidarsi di medesimi peccatori."
Ma il fuoco della rabbia non lo pervase, perché aveva ragione: tutto quello che aveva fatto lo aveva condotto fin lì, e lo aveva meritato.
Per ogni sua singola azione.
All'improvviso la porta della stanza si aprì.
Era certamente un uomo con in mano un'arma, eppure Jeson lo vedeva come una figura ombrosa con le braccia spalancate, come a elargirgli un invito che non avrebbe potuto rifiutare.
"Alzati ed esci fuori!" Ordinò l'ombra.
Senza opporre resistenza Jason si alzò da terra sconfitto.
"Hai iniziato con il fuoco, finirai assieme fuoco. È questa l'unica via del peccatore."
Ripeté in modo canzonatorio a sé stesso, mentre la figura d'ombra gli fece cenno di uscire con un ghigno.
Forse, un giorno, Dio lo avrebbe perdonato per quella vita di peccato e fuoco.
Ma per il momento, ad attenderlo, ci sarebbe stata solo la porta dell'inferno.
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L' Antro dei miei brevi racconti
Short Story°Tutte storie di queste raccolte sono opera di Beatrixheart96. Copiare o anche solo prendere spunto è severamente vietato e porta ad una gravissima violazione di copyright. Vi ho avvisato Raccolta completa delle mie oneshot. creata al solo scopo d...