Cap. V

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Quella notte riuscii a dormire in modo sereno.
Per la prima volta dopo molte notti, riuscì ad addormentarmi presto, senza sentire il gravoso peso delle paranoie che puntualmente mi tenevano con gli occhi aperti. Quella sera con Luna, staccai la spina da tutti i pensieri che giorno dopo giorno mi affliggevano. Non serve dire che mi ricresi in fretta, caro lettore, Luna non sarebbe stata un peso. Anzi, una piacevole compagnia era ciò di cui avevo bisogno, è vero, avrei avuto un pò più di difficoltà, ma non mi avrebbe ostacolato così tanto come pensavo. Luna era una ragazza sempre impegnata, le piacevano le passeggiate, aveva una comitiva di amici, e anche un buon lavoro, conduceva la vita di una normale 23enne. La invidiavo, molto, sapete? Ma ciò non vuol dire che io non le abbia voluto bene, tutt'altro.
Passammo la mattinata a fare un tour per la città, cominciammo da alcuni musei. Il primo da cui facemmo tappa fu il Museo di storia naturale, il più vicino a casa nostra. Mi divertì molto a guardare tutte le sale, ad ognuna era assegnato una categoria di animale. I pesci, i dinosauri, i rettili e tant'altro. La visita nel primo ci rubò molto tempo, così facemmo direttamente un salto al National Gallery. Tenevo molto a vedere di persona i dipinti olio su tela di Monet, Botticelli, e anche Van Gogh. Quella fu una delle visite che più mi piacquero tra tutte.
<<E' incredibile.>>
<<Molto.>>
<<Mia madre era una pittrice. Si guadagnava da vivere dipingendo, da giovane. Ricordo quanto mi parlò l'ultima volta delle tecniche di Monet. Quando si parlava di arte, aveva una luce negli occhi. Una luce speciale. >> dissi mentre scrutavo con attenzione Il Tamigi sotto Westminster.
<<Viveva grazie alla sua arte. Dev'essere stata molto felice.>>
<<Si, lo era molto.>> la fila di ricordi generata nella mia mente stava prendendo il sopravvento su di me, così mi sforzai di pensare ad altro.
Si era fatto tardi, avevamo poco tempo per pranzare, Luna doveva essere in anticipo a lavoro, e io avevo le mie cose da sbrigare. Come da programma, ci fermammo in un piccolo ma accogliente ristorante nei pressi di Trafalgar Square.
Faceva molto freddo quel giorno, per fortuna avevo con me dei vestiti molto pesanti. Avrei dovuto procurarmene altri, non potevo mettere sempre gli stessi vestiti. Purtroppo non potetti portare tutto con me. Prima di partire, Roman mi procurò alcuni vestiti e io dovetti accontentarmi. Ma avevo con me il mio cappotto beige oversize che mi piaceva tanto, che indossai molto spesso in quella fredda stagione.
Finimmo di pranzare e ordinammo il caffè.
Luna mi parlava di come si svolgevano le feste natalizie a Londra, dei numerosi turisti in città, di come andasse a trovare i genitori ogni Natale e altro ancora. Io invece, guardavo un punto fisso, e mi chiedevo cosa avessero fatto Hannah e la zia Dorotea quel giorno.
<<Hai capito?>> mi guardò. <<Mh? Cosa?>>
<<Non mi stavi ascoltando, Jane?>>
<<Perdonami, stavo pensando ad altro.>>
<<Lo so. Lo vedo che hai un'aria preoccupata. Che succede Jane?>> avrei tanto voluto confidarmi con lei, ma sarebbe stato un pericolo per me e per lei stessa. E sicuramente non sarebbe stata contenta di sapere che vive con una sicaria.
<<No niente, pensavo a mia madre. Festeggiavamo le feste natalizie insieme, anche senza mio padre.>>
<<I tuoi erano divorziati?>>
<<No, mio padre andò via quando avevo 6 anni.>>
<<Oh, perdonami, non lo sapevo.>>
<<Tutto bene, ormai è storia vecchia. Nemmeno me lo ricordo.>>
Seguì qualche secondo di silenzio, mentre sorseggiammo il nostro caffè.
<<Secondo te si può soffrire per qualcosa che non si ricorda?>>
Mi guardò, <<Ti riferisci a tuo padre?>>
<<Sì. anche.>>
<<Beh, non so. Però credo si possa magari sentire un vuoto perchè, piuttosto che non ricordare, avresti preferito avere dei ricordi.>>
<<No, io credo sia meglio non avere alcun ricordo.>>
<<Non avresti voluto creare dei ricordi con tuo padre?>>
<<I padri non sempre sanno fare i padri. Il mio ci ha abbandonate, quindi credo sia stato meglio così. Anche se avrei tanto voluto averne uno.>> era così. Durante l'adolescenza, dopo l'infanzia, sentì molto il bisogno della presenza di un padre. Le mie coetanee avevano tutte un bellissimo rapporto con i propri padri. Venivano trattate come le principesse. Chissà come ci si sente ad essere la principessa di papà.
Non potevo avere un padre, ma potevo avere qualcuno che gli somigliasse.
Le mie frequentazioni erano una sequenza continua dello stesso prototipo di uomo. Uomini grandi, alti, con un lavoro. In qualche modo, riuscivano a tenere a bada quel vuoto. Quel bisogno di avere un padre che avevo, ma non conoscevo bene, e di quell'affetto che, da parte sua, mi era stato negato. Poi arrivò Peter con i suoi 30 anni, e i nostri bei 14 anni di differenza, e restai incinta. Dopo che gli comunicai la notizia, non lo ebbi più visto.
<<Hai ragione, Jane. Meglio non ricordarle certe cose.>> e finimmo il nostro caffè.
<<Comunque stavi parlando del lavoro. Di cosa si tratta?>> la guardai.
<<Ah, sì. Il capo vuole che io diventi la sua segretaria, o almeno una specie. Vuole qualcuno che le fissi tutti gli appuntamenti, le tasse da pagare, le richieste degli impiegati, i problemi dell'azienda, e cose varie. Ho accettato solo perché così avrò una paga più alta, niente di più.>>
<<Beh mi sembra una buona cosa. Ed è sexy?>> la guardai divertita.
<<Chi? Il capo?>> rispose un pò sorpresa.
<<Certo. Quindi è sexy o no?>>
<<Mi dispiace deluderti, è una donna. Ed è molto, molto esigente. Una rompicoglioni.>>
<<E' una donna, cosa ti aspetti? Siamo diverse, dagli uomini. Per noi ogni cosa dovrebbe essere impeccabile.>>
<<Sono d'accordo, ma lei è una strega.>>
<<E' così terribile? Da come la descrivi, sembra Malefica della Jolie.>>
<<Credimi, chiamarla "malefica" è un complimento.>> Doveva essere davvero terribile.
<<Ma dai, non può essere così spaventosa.>>
<<I Mirren sono tutti spaventosi. Lei è in cima al podio.>>
<<I Mirren? Chi sono?>>
<<Ah, giusto, dimentico che sei appena arrivata.>>
<<Perchè? Li conoscono in tanti?>> Le scappò una risata.
<<Se li conoscono? Bella questa. Sono tra le famiglie più antiche, dopo la famiglia reale. Tanto che i Windsor li stimano. Guai chi li tocca, i Mirren.>>
<<Addirittura stimati dalla famiglia reale? Perchè?>>
<<Sono praticamente i proprietari di mezza Londra. La maggior parte di hotel, ristoranti, banche, appartengono proprio a loro. Girava voce negli anni cinquanta, che abbiano aiutato la famiglia reale ad uscire da alcuni debiti. Credimi, non esiste una persona a Londra che non conosca i Mirren.>> I Mirren. Erano una delle famiglie più influenti a Londra, e nel resto del Regno Unito. Stimati e temuti, erano da sempre un grande iceberg su cui la famiglia reale poteva contare. Erano un pilastro massiccio dell'economia inglese, non solo a Londra, ma anche di tutto il paese. Erano proprietari di numerose strutture sparse in tutto il Regno Unito, erano ricchi, molto ricchi, avevano l'appoggio dei reali e dei politici, e ciò significava solo una cosa: erano leoni pronti a far fuori chiunque li avesse anche lontanamente minacciati. Erano pronti a tutto, i Mirren, e molto presto l'avrei capito.
<<La donna in questione si chiama Bessie. Noi la chiamiamo "signora", anche io, pure se è una mia coetanea. E' una donna senza scrupoli, ma da un pò di tempo si è trovata in grosse difficoltà.>>
<<Ah e come mai? In che senso "in difficoltà"?>>
<<Il fratello minore, Jacob, è un tipo molto infantile. Pensa solo al divertimento, alle feste, alle donne e alle corse di auto clandestine. Pare abbia scommesso una grande somma per una corsa, e che li abbia persi. La signora Bessie è andata su tutte le furie. Adesso sta facendo di tutto per recuperare quella somma, per questo vuole un'altra segretaria che le ricordi e le amministri gli impegni e doveri dell'azienda. Ne ha già una, ma a quanto pare non basta, perciò ha chiesto a me.>>
<<Deve aver perso una grossa somma. Ma sono sicura che i soldi non le manchino.>>
<<Si hai ragione, ma quei soldi erano destinati alla mensa pubblica finanziata proprio dai Mirren. Capisci bene che se non recupera quei soldi, è un danno abbastanza grosso.>>
<<Potrebbe finanziarla lei stessa questa volta.>>
<<Infatti credo che finirà così, di nuovo.>>
<<Ci sono già state altre volte?>>
<<Eccome. Quel Jacob è davvero un bambinone. Non c'è una donna in azienda con cui non ci abbia provato. Me compresa.>>
<<Alla fine ha i soldi. Chi non direbbe di sì?>>
<<Io non di sicuro. Credimi, i soldi non coprono affatto la sua cafonaggine.>>
<<Immagino. Persone così non maturano mai, soprattutto quando sono dei gran viziati.>>
<<Sì, proprio così.>> Jacob era davvero il tipo di persona descritta da Luna. Gran giocatore d'azzardo, ossessionato dal vincere e dalle corse, e anche un gran donnaiolo. La cosa era parecchio grave poiché aveva solo 21 anni. Era davvero giovane, ed essere affetto da tutti questi vizi a quell'età, non era di certo una cosa buona. Bessie invece, non era affatto la donna descritta da tutti; arrogante, viziata e impertinente. Era tutto il contrario, se la si conosceva bene. Con gli anni si era creata uno scudo, un'armatura, qualcosa che la proteggesse da tutte le cose brutte che le si sarebbero presentate davanti. In realtà era una brava persona, e anche lei sentiva una grande mancanza dovuta all'assenza del padre. Anzi, da qualche anno a venire, anche della madre. Col tempo scoprii molte cose sui Mirren, tra cui il fatto che avevano perso la sorella più piccola, Giselle, di 6 anni. La stessa età della mia Hannah. Leucemia fulminante, così dicevano. Bessie in fondo era molto sensibile, tanto che si preoccupava ogni mese di finanziare la mensa pubblica di Londra, negli anni fece donazioni ai vari ospedali della città, in particolari quelli riferiti ai bambini. Talvolta andava a trovare i bambini negli orfanotrofi e portava dei doni, alle bambini e ai bambini, e si preoccupava di garantire a tutti quanti una vita modesta. Ma a quanto pare la gente ricorda solo le cose negative di qualcuno, il mondo va in questo modo. Il comportamento duro di Bessie, era dovuto al fatto che si sentisse sola, aveva perso una sorella pochi anni prima, e anche la madre, che era caduta in depressione. Il suo modo di essere era dovuto al fatto che fosse una stimata donna d'affari in un mondo di uomini imprenditori pronti ad attaccare appena avrebbero fiutato un momento di debolezza dei Mirren. Ma per fortuna, Bessie era preparata anche a questo.
<<Povera donna però, così giovane e da sola a gestire tutte queste cose. Dev'essere stressata.>> dissi dopo una vaga riflessione. <<Dopotutto ha un fratello che le crea tanti problemi, e che rovina la reputazione della sua famiglia. Non dev'essere difficile fare la sorella maggiore, in questo caso.>>
<<Oh ma non è l'unico fratello che ha. C'è ne un altro.>> Un altro fratello?
<<Ah, e perché fin'ora non ne hai parlato?>>
<<Perché non si occupa in prima persona dell'azienda. Lui, al contrario dell'altro fratello, è molto utile a sua sorella. Dopotutto è il fratello maggiore.>>
<<Scusa ma, se è il fratello maggiore, allora come mai non tiene le redini dell'azienda?>>
<<Ti sbagli Jane, le tiene eccome. Solo che è sua sorella a partecipare alle riunioni, o a fare delle dichiarazioni alla stampa. In poche parole, lei è le mani, e lui la mente.>>
<<Si ma come mai? Insomma, questo se ne sta comodamente sul divano, mentre sua sorella fa il lavoro sporco?>>
<<Questo è il punto, lavora, Lavora eccome. E' il capo di Scotland Yard, sai che significa? Ha tutti i poliziotti di Londra ai suoi piedi, e non solo. E' anche comandante del corpo delle guardie reali di Buckingham Palace, in pratica in qualsiasi evento che coinvolga la famiglia reale, è lui che definisce tutto. Fa praticamente il doppio della sorella.>>
<<E come ha fatto a diventare capo di Scotland Yard? Sicuramente grazie a qualche raccomandazione, dopotutto è un Mirren.>>
<<Non lo sminuire, Jane. Aiuta la sorella e ha in mano tutti i corpi di polizia di Londra. Non è cosa da niente.>>
<<A me sembra solo un uomo egoista che fa ciò che gli pare lasciando tutto il peso dei problemi dell'azienda alla sorella, poi non saprei proprio.>> Un uomo egoista a cui sarei dovuta stare attenta, però. Se era veramente il capo di un corpo così importante come Scotland Yard, e di conseguenza avesse il controllo su tutto, doveva avere anche occhi ovunque. Non mi bastava quel Jason, adesso sapevo che sarei dovuta stare attenta anche a quest'uomo. Dovevo saperne di più.
<<Come si chiama?>>
<<Henry.>>
<<L'hai mai visto?>>
<<Certo, prima veniva spesso in azienda, adesso è molto raro. Viene solo quando c'è qualcosa di veramente urgente da risolvere. Per il resto mai.>>
<<E com'è fatto? Insomma, si somiglia con la sorella?>>
<<No, a dire il vero i due fratelli piccoli somigliano molto alla madre, Grace, morta per suicidio. Lui invece, somiglia al padre, Robert, si è suicidato qualche giorno dopo la scomparsa della moglie.>>
<<Famiglia ricca quanto sfortunata. Quando è successo?>>
<<Molti anni fa. Lo lessi in un articolo di giornale, il figlio maggiore, Henry, aveva appena 18 anni. Dovette reggere il peso dell'azienda a quell'età. Insieme alla responsabilità dei fratelli, ovviamente. La famiglia reale fu molto vicino a loro in quel periodo. Per Elisabetta Windsor, erano come dei figli.>>
<<Neanche lui deve avere un bel caratterino.>>
<<Proprio così. Ma è uno tranquillo.>>
<<E' uno che si riconosce facilmente, immagino.>>
<<Devo ammettere che è molto affascinante. Ha garbo,ha classe e ha dei bei muscoli. Anche un bel faccino.>> rise leggermente.
<<Un bel faccino?>>
<<Sì, ha dei bei occhi azzurri, ma non quell'azzurro comune. Sono freddi come il ghiaccio. Ha i capelli scuri, una mascella abbastanza marcata, e una piccola cicatrice sulla guancia, ma è davvero impercettibile, devi essere molto vicina a lui per vederla.>>
<<E tu come mai lo sai? Ci sei stata così vicino?>> la guardai vedendola divertita.
<<Assolutamente no! Cosa vai a pensare? E' un pò grande, per me.>>
<<Quanti anni ha?>>
<<Trent'anni. Non ci leviamo molto, ma accanto a lui ti senti una bambina. E' molto alto.>>
<<Da come lo descrivi, deve essere un bell'uomo.>>
<<Era corteggiato dalla principessa Sofia di Svezia. Ma l'ha rifiutata inspiegabilmente.>>
<<Chi è quell'uomo che rifiuterebbe una principessa?>>
<<Henry Mirren.>> seguì qualche istante di silenzio, poi guardò il cellulare.
<<Jane cara, devo scappare, ci vediamo stasera a casa, va bene?>>
<<Va bene Luna. Cosa ti andrebbe per cena?>>
<<Qualsiasi cosa, davvero. Non scervellarti troppo.>>
<<Vedrò cosa posso fare.>>
<<A più tarda, cara.>>
<<A più tardi.>>
Luna andò via, ed io chiamai un taxi.
Adesso sapevo abbastanza sui Mirren, che fino a qualche minuto fa, non conoscevo.
Ma sapevo per certo, che sarei dovuta stare molto lontana da uno di loro: Henry Mirren.

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