7. Confessioni

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Elena's pov

Entrai in camera e vidi Trigno intento a parlare con Maria, in collegamento.

«Oi, disturbo?»

«No, tranquilla, vieni qui» mi indicò le sue gambe e mi misi tra di esse, lui mi abbracciò da dietro.

«Ciao bella, come stai tu?» mi salutò Maria.

«Ciao Mary, tutto bene, ero a lezione prima» risposi.

«Di che stavate parlando?» Chiesi io.

«Eh stavo dicendo che io faccio sempre "lo splendido" no?» Annuii, già avevo capito dove voleva arrivare.

«E lo faccio perché è come una barriera per me»

«Vuoi continuare a raccontare?» Gli chiese Maria.

«Sisì assolutamente, dicevo che sono sempre stato un po' insicuro di me, delle mie capacità».

Raccontò, toccandosi spesso i capelli.

Poi disse che spesso era in competizione con i suoi fratelli.

«E come fai ad essere in competizione se son più grandi?» Gli chiese lei.

«Eh perché mi metto io in auto competizione tipo».

«E che fanno loro?»

«Studiano, entrambi».

«Ah quando tu sei l'unico che ha, diciamo, scelto una strada diversa?»

«Beh sì, cioè no anch'io ho studiato eh, però sì, sono la pecora nera».

Gli sorrisi e lui mi abbracciò di più, eravamo ancora seduti sul letto e lui mi abbracciava da dietro, come prima.

«Dai non sembri così la pecora nera» gli dissi, guardandolo. Lui sorrise soltanto.

«Però davvero, rasserenati, non devi essere tutto il giorno a palla, ok?» Disse Maria, lui borbottò qualcosa.

«Va bene...» stava per andarsene, direi.

«Grazie Maria» disse lui

Ci salutò e si scollegò.

«Beh quindi non sei così sicuro come mostri»

«Eh no...» andò giù con la schiena sul materasso e mi trascinò con lui.

«Dai sei bellissimo e bravissimo, non farti problemi inutili». Provai a rassicurarlo.

«Bellissimo lo so» scherzò.

«Che vanitoso che sei» gli diedi un mezzo schiaffo sul petto, che a lui arrivò con una carezza probabilmente. Infatti rise.

«Poi detto da te, sinceramente, ti fai tantissime paranoie che non hanno senso, sei perfetta».

«Grazie, ma non penso proprio di esserlo».

«Per me lo sei» ci guardammo qualche secondo, poi si aprì la porta.

Siamo in una posizione un po', scomoda, se così si può definire. Io sono mezza su di lui praticamente.

«Rag- oh scusate, me ne vado». Gabriel se ne andò, sbattendo la porta.

«C'è qualcosa tra di voi?» Mi chiese Pietro.

«Ma? No non c'è nulla, siamo amici».

«Mh» mormorò. «Quindi non ti piace?»

«Ma no, poi non potrei dirlo ora, lo conosco da una settimana».

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