2. Mr. Ego

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-Hai spaccato all'allenamento, Ackerman- esclamò JJ dandomi una forte pacca sulla schiena e uscendo dalla palestra.

-Se continuiamo così, la MIT la battiamo a occhi chiusi- aggiunse questa volta Ben, passandosi una mano nei capelli rossi. La squadra di hockey della MIT aveva sempre avuto una forte rivalità con quella di Harvard.

-Anche loro sembrano essere migliorati...- specificai prendendo la borsa della palestra.

-Bro, goditi questo passo avanti, è già tanto se il coach non ci ha fatto fare cento giri di campo!-

-Non vorrei alzare troppo le aspettative dopo che Luke si è rotto il braccio- spiegai seriamente accorgendomi solo dopo, di essere già arrivato al nostro dormitorio.

-Oggi ci guardiamo la partita, quindi?- intervenne all'improvviso JJ placando la situazione.

-Io non lo so, mi dovevo vedere con Samantha.-

-Quella ti usa per raggiungere Blake. Lo sai vero?- scherzò Jack tirando una gomitata a Ben che mugugnò qualche insulto contro noi due. Aveva sempre avuto una folle cotta per una del nostro anno che trovavavo piuttosto seccante, ma quello non era un problema mio. Aprii la porta e mi bloccai sulla soglia. Una ragazza dagli occhi grandi e scuri che si era impossessata del nostro divano lanciò un urlo e dovetti tapparmi le orecchie per non perdere l'udito.

-Chi cazzo sei tu?- sbottai lanciando la borsa a terra.

-Chi cazzo siete voi?- domandò lei alzandosi e dirigendosi verso di noi. I ragazzi rimasero dietro di me, ma non riuscirono a trattenere un'espressione di stupore e apprezzamento. "Che coglioni" penso.

-Si dal caso che questo sia il nostro dormitorio da ben due anni-

-Impossibile!- sputò lei con le braccia incrociate e la perenne aria di superiorità. Era molto più bassa di me e una maglietta oversize le ricadeva sulle curve dolci. I lunghi capelli castani invece, erano stati lasciati sciolti e si poteva intuire da lontano che fossero morbidi come la seta. Sembrava di vedere un coniglietto incazzato.

-Senti dolcezza, immagino che tu sia del primo anno e quindi mi sento in obbligo di darti dei consigli. Se ci vuoi provare con dei ragazzi, il metodo giusto non è intrufolarsi nelle loro camere-

-Chiamami ancora dolcezza e ti spezzo il collo- sibilò lei puntandomi un dito contro il petto. Mi fulminò con gli occhi e al contatto avvertendo una sensazione che non mi piacque.

-Oh capitano, sei in pericolo adesso- esclamò Ben ricevendo un'occhiataccia sia dalla strana ragazzina che da me.

-La mia camera è questa: la 117. Non posso essermi sbagliata- aggiunse tornando con lo sguardo su di me, poi tirò fuori da una borsa un foglio su cui c'era chiaramente scritto il numero di quella camera.

-Beh, siamo ad un punto morto visto che questa è anche la nostra-prese parola JJ. -Non fraintendere, per me potresti anche rimanere, dolcezza-.

Mi aspettai che la ragazza gli tirasse un calcio per averla chiamata in quel modo, ma sembrava avercela solo con me.

-Dobbiamo risolvere questo problema, non rimarrei un minuto di più con voi e immagino questo valga anche per voi-

-Come hai detto che ti chiami, bambolina?- domandò JJ e giurai su me stesso che dopo l'avrei menato.

-Non l'ho mai detto. Comunque sono Sofia Williams-

Le sue parole ci fecero sbiancare. Gli Williams erano sempre stati i migliori nella storia dell'hockey e quel dono si era tramandato di generazione in generazione.

-Oh, cazzo- sussurrò Ben sul punto di sputare l'acqua che aveva appena bevuto.

-Io sono Jack Johnson, potresti mettere una buona parola su di me?-

-JJ, non è il momento.- Lo fermai prima che iniziasse a narrarci la storia della sua vita e Sofia ne sembrò grata.

-Non fate richieste strane, non parlerei di voi con mio padre neanche da morta- spiegò minacciandomi con lo sguardo. Io non sopportavo lei, lei non sopportava me. Sarebbe andato tutto liscio.

***

-Che brutto passaggio! Poteva darla a Wilson: era libero!- urlò Ben contro lo schermo alzandosi di scatto.

-Lo sappiamo benissimo che Wilson ha la mira storta, al suo posto avrei fatto la stessa cosa- spiegai.

-Ragazzi, voi che ne pensate della Williams?- domandò masticando rumorosamente la sua fetta di pizza al salame piccante

-Che cazzo di domande sono, Johnson?- Non pensavo che davanti a una delle partite più emozionanti a lui venisse da pensare a quel mostro.

Ben alzate le spalle.

-Sono fidanzato, ma sembra tosta-

-Non vedo l'ora che se ne vada-ribattei io alla sua affermazione. -E' testarda e urla troppo-

-Sarà anche testarda, ma è uno schianto e ha un bel culo-

-Johnson, se non la smetti ti faccio schiantare io contro la parete-

-Sei per caso geloso, capitano?- Alla sua domanda quasi mi strozzai e grugnii contrario. Io e lei non saremmo mai diventati qualcosa.

-Di chi, di lei, una sconosciuta viziata? No, affatto. Con un'occhiataccia gli feci capire che il discorso si doveva chiudere là e lui ubbidì.

-Che rottura di...- una voce femminile sovrastò il telecronista. Era già ritornata! Mantenne la calma e la ignorai perfino quando si stravaccò sul divano sfinita.

-Tutte le camere sono occupate, sono costretta a stare qua un altro mese fino a quando non troveranno una sostituzione-

-Che fortuna- ironizzai.

-Guarda che sono io quella bloccata in una stanza con due ragazzi e un cavernicolo-

-E io sarei il cavernicolo, che complimento detto dalla scassa...- non riuscii a finire la frase che mi tirò un calcio.

-Stai attento a quello che dici- mi sfidò lei inarcando le sopracciglia.

-Vipera-

-Primitivo- 

-Banale, puoi fare di meglio- aggiunsi per innervosirla.

-Coglione- 

-Già sentito troppe volte!- Alle mie parole assottigliò gli occhi infuocati, e vorrei specificare per la rabbia, fino a due fessure. 

-Ci sarà un motivo, Mr. Ego grande quanto una mongolfiera- mormorò con sarcasmo. Molte persone non mi sopportavano. Invidia? Molto probabilmente.

-Adesso calmate gli ormoni, coppietta- ci stoppò Ben e dovetti ricompormi perché non era nel mio solito perdere la pazienza così tanto facilmente. Lei sbuffò.

-Richard Wilson comunque la mira fa proprio schifo- aggiunge lei riportando gli occhi da cerbiatta sullo schermo mezzo sfasciato per colpa del mio migliore amico, e dovetti trattenermi dal sorridere per non darle la soddisfazione. Almeno su una cosa andavamo d'accordo.

Fall in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora