Spalancai gli occhi e mi accorsi di essermi appisolata sul divano. Davanti a me sedevano sul pavimento Ben e JJ che mi fissavano impazienti.
-Stai zitto che sennò si sveglia- mormorò Ben dando una gomitata a JJ. L'ultimo rispose con uno spintone e dovetti trattenermi dal ridere. Sembravano proprio due bambini impacciati.
-Tranquilli, ormai sono sveglia- mormorai stiracchiandomi. Ad un certo punto un profumo raggiunse le mie narici.
-Sento... Pancake!- esclamai tirandomi su e sistemando la maglia lungo i fianchi. Blake ero occupato ai fornelli con un grembiule bianco macchiato di impasto. Sembrava mia nonna quando era indaffarata ai fornelli e il paragone mi fece scoppiare a ridere.
-Perché stai sogghignando, vipera?-
-Stavo programmando il tuo funerale- spiegai con un finto sorriso da angioletto, ma subito dopo gli tirai una gomitata.
-Sei sempre così violento?-
-Senti chi parla: il capitano della squadra di hockey!- borbottai rubando un pancake e ricevendo uno sguardo scorbutico e molto verde.
Quel giorno ci sarebbero state le prime lezioni e dopo aver mandato a quel paese Blake per avermi insultato, mi dileguai nella mia stanza molto spoglia tranne che per un letto e una scrivania in legno scuro. Le pareti interamente bianche mi mettevano uno strano senso di vuoto e ringraziai chi aveva creato quel dormitorio per averci messo un bagno in camera. Mi sfilai i vestiti sporchi di dosso e mi infilai in doccia. L'acqua calda mi lasciò un senso di piacere incomparabile, ma per non ritardare troppo dovetti muovermi. Indossare un paio di jeans e una maglietta nera aderente. Raccolsi i capelli in una coda alta e uscii dalla camera con il mio zaino in spalla.
-Io vado a lezione, ci vediamo dopo.- Sentii un saluto sia da parte di JJ che di Ben, ma Blake mi rivolse solo un grugnito.
***
Quando mi accomodai la lezione di filosofia era già cominciata e cercai di fare il minor rumore possibile, ma ad un certo punto una ragazza dai lunghi capelli biondi si avvicinò a me. Aveva occhi celesti e guance rosate e puntellate da qualche piccolo neo. Mi osservó per qualche secondo prima di spiccicare parola.
-Tu devi essere Sofia, la nuova compagnia di stanza di Ben, JJ e Blake, io sono Sam. Sappi che noi ragazze ti invidiamo molto, sai, capitare con i giocatori di hockey per un banale errore...-
-Come girano velocemente le voci. Sì, sono io e sappi che non sono poi stata così fortunata.- Lo borbottai alzando le spalle. Cosa diamine pensano che dovrei farci con tre ragazzi che dormono nella stanza accanto? Ok, mi sono risposta da sola.
-Inizialmente potresti anche pensarlo, ma sono comunque i ragazzi più amati ad Harvard-
-Anche i più strani ea quanto pare stronzi-mormorai senza che lei mi potesse sentire. La ragazza dal viso di un angelo scarabocchiò qualcosa sul mio taccuino con una grafia elegante. Era il suo numero. Strappai il foglietto e me lo infilai in tasca.
-Se avrai qualche problema, contattami-sussurrò prima che il professore ci potesse richiamare. La ringraziai con il labiale e continuai a prendere i miei preziosi appunti.
***
Quando ritornai nella mia stanza notai che Blake si era appisolato sul divano in una posa scomposta. I corti capelli scuri ricadevano in modo disordinato e dannatamente attraente sulla fronte e le labbra morbide e carnose erano semichiuse. Una strana sensazione mi attraversò e scossi le spalle per scacciarla via. Lui era scorbutico, arrogante, pieno di sé e certamente non compatibile con me. All'improvviso mi venne in mente un'idea geniale. Afferrai un pennarello e disegnai dei grandi e buffi baffi neri sotto il suo naso perfetto. "Sono stronza e vendicatrice? Sì. Mi importa? Assolutamente no!". Dopo aver compiuto la mia vendetta infilai le cuffie nelle orecchie e mi dedicai ai compiti con totale dedizione. Alla fine non ero poi stata così crudele, non era neanche un pennarello indelebili, se ne sarebbe andata con un se oka passata con il sapone. Ok, forse due passate...
-Williams, che cosa hai fatto alla mia faccia?- sentii gridare dal salotto. Blake si massaggiava il viso davanti allo specchio e quando mi individuò capii che era arrivata la mia fine. I suoi occhi di un'intensità di verde particolare mi inquadrarono come a volermi mortaSi avvicinò a me e un brivido mi percorse la schiena. Il segno sul suo viso era già del tutto cancellato, ma lui non sembrava intenzionato a perdonarmi. Dovette chinare la testa per incontrare i miei occhi e invece di farmi sentire in trappola, mi sentivo come al sicuro. Mi prese per i polsi e mi bloccò contro la parete. Il suo respirò caldo si scontrò contro il mio viso e i suoi occhi vacillarono sulle mie labbra.
-A te piace rischiare, Sofia- mormorò e quella fu la prima volta in cui mi chiamò per nome. Le mie mani tremarono al suo contatto e il petto si abbassò e si alzò rapidamente.
-Non rifarlo mai più-
Mollò la presa sui miei polsi e si voltò di spalle fino a scomparire dietro la porta della sua camera.
Perfetto. Mi ero appena scavata la tomba. Che cosa mi era saltato in mente?
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Fall in love
RomanceSofia è una ragazza sveglia e ribelle, questo suo comportamento però, non è sempre appezzato e quando si ritrova all'università è obbligata a condividere la stanza con qualcun altro. Quando scopre che per un errore è finita nel dormitorio di un grup...