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Dalla terrazza era possibile vedere il pittoresco tramonto che quella sera di settembre regalava agli abitanti della Penisola Sorrentina. Il rosso si mescolava con l'arancione e il giallo, esplodendo in uno spettacolo artistico che pochi pittori erano in grado di cogliere nei loro quadri. Una maestria di linee non ben definite, ma che delineavano correttamente ogni singola sfumatura.

Antonio era estasiato da quella visuale, gli era mancata, l'aveva sognata mille volte, l'aveva addirittura cercata nel cielo plumbeo di Milano.

Erano stati i cinque anni più brutti della sua vita, non tanto per la città, che gli aveva regalato la realizzazione del suo sogno più grande, ma per la convivenza con sua moglie. Lì, aveva scoperto la sua vera identità, di quanto fosse meschina e giocatrice: l'aveva trovata a letto con un altro e aveva avuto la conferma che era solo interessata ai suoi soldi, che in realtà non l'aveva mai amato.

In pochi giorni aveva deciso di abbandonare la città, i suoi ristoranti, la sua casa milanese e Laura. Lei non si era opposta, gli aveva detto che lo lasciava libero di andare se le avesse lasciato la sua casa di Milano. Così aveva fatto, aprendo immediatamente le pratiche di divorzio.

Erano passati quattro mesi dal suo ritorno a Sorrento. Attendeva con ansia di separarsi definitivamente da sua moglie, che il divorzio lo rendesse libero. Nell'attesa, dalla terrazza di casa sua che era posizionata a picco sul mare, si godeva quel tramonto, accompagnato dallo sciabordio delle onde che si infrangevano sulla scogliera.

Era così preso dai suoi pensieri che non aveva percepito il ticchettio dei tacchi che si avvicinavano alle sue spalle. L'uomo era seduto su una sedia di alluminio poggiata su un pavimento di terracotta. Il braccio destro giaceva sul tavolino accanto, mentre l'altro era alzato per portare la mano alla sigaretta stretta dalle labbra carnose. Gli occhi tristi erano fissi nell'oscurità dell'infinito, pronti a secernere altre lacrime di mestizia.

Strinse il pugno, placando la rabbia che si rinnovava ogni qual volta che i pensieri ritornavano a Laura. Continuava a vedere la sua figura, a sentire la sua voce, a respirare i suoi odori...

Amelia, sua sorella, era all'interno della lussuosa mansarda. Lo osservava dai vetri della portafinestra con due bicchieri di brandy tra le mani. Sospirò, cercando il coraggio per affrontare il dolore del fratello. Si sentiva impotente, quasi nulla. Era un ostacolo troppo difficile da superare per Antonio e lei si era ripromessa di stargli accanto nei momenti di sconforto. Si fece coraggio e uscì in terrazza, accentuando il passo per far sentire il rumore dei tacchi. Antonio non commise neanche un atto per voltarsi, rendendo il ruolo di Amelia ancora più complesso.

"Il mare: un elemento naturale che ti ha sempre affascinato, sin da piccolo." Iniziò Amelia, porgendo uno dei due bicchieri al fratello.

Lo fissò in viso. Riconobbe che il dolore lo stava sovrastando. Lo vide invecchiato, studiando i segni intorno agli occhi che cinque anni prima erano assenti. Il fascino del suo sguardo comunque era lì, rendendolo a quarantacinque anni ancora un uomo molto interessante.

Antonio annuì alle parole della sorella e le donò un leggero sorriso finto. Prese il bicchiere di brandy e sorseggiò il liquore in silenzio. Amelia rimase in piedi, provando a gustarsi, senza successo, la bibita alcolica: un'acquavite dal sapore infernale l'aveva definita nella sua mente.

"Nostro padre diceva sempre che il mare raccoglie tutti gli sguardi di noi comuni mortali: quelli tristi, quelli felici, quelli rabbiosi..." Amelia era immersa nei ricordi. Un sorriso malinconico le nacque sulle labbra.

"E trasforma quelli iracondi in tempesta, quelli felici in spruzzi e quelli sofferenti in correnti fredde e pericolose." continuò Antonio, interrompendo sua sorella. "Come potrei dimenticare le sue parole?"

La sirena di Sorrento ( I ricordi del mare)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora