1-"Diva"Beyonce

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New york:
città degli Stati Uniti nota come la “grande mela”, è la città più popolosa d'America nonché uno dei centri finanziari  del mondo

Athena

Appena entrai nella stanza,l'odore di bruciato m'investi le narici.
Cristo,era solo il mio primo giorno di lavoro.

Non c'era un centimetro in quello spazio che non fosse ricoperto da giornalisti accompagnati da telecameramen,poliziotti o medici che probabilmente erano lì dall'alba.
Ma,come sempre,erano tutti impazziti per un solo motivo.

《Tutta New York augura pace all'anima di Jason Cooper,il capo dell'azienda COOPER&CO nonché uno dei CEO più importanti del nostro decennio》sentii dire da uno dei presenti.
Sorrisi.
Probabilmente sarebbe stato un'argomento di prima pagina per settimane.

Mi avvicinai alla scena del delitto,analizzando il corpo carbonizzato,come se tutto questo non mi facesse ribrezzo.
Era girato di schiena,il viso visibile solo di profilo;il resto era dimezzato dalla cenere,ma accanto si trovava una pozza di sangue,segno che l'assassino avesse divulgato i danni fisici.
Che schifo.

Mi allontanai dalla scena sentendo la colazione risalirmi per la gola.

Mi fermai per poco,decidendo di rispondere a qualche domanda in ambito della nuova assistente del criminologo che avrebbe risolto il caso.
Del mio futuro capo sapevo che si chiamasse Ezra Rodrìguez e che avesse risolto molti dei casi più importanti della nostra epoca,anche se molto giovane o
per la sua età, ma non avevo altre informazioni.
Avevo fatto richiesta a qualche studio non troppo lontano da casa mia,ma probabilmente la notizia è arrivata fin qui.

Dopo aver colmato alcune lacune in base alle domande che mi rivolsero,decisi di uscire fuori da lì,non riuscendo più a sopportare gli schiamazzi di quelle facce umane che non facevamo altro che parlare dei problemi che ci circondavano.Senza prendere in considerazione che molto spesso era proprio il genere umano il problema.

Uscendo,l'aria sembrò subito più leggera,lasciandomi la libertà di respirare normalmente.
Non mi è mai risultato così complicato.

Appena uscita da un paesino di provincia italiano, capivo che sarebbe stato difficile adattarsi alla crudeltà delle grandi città,ma non mi aspettavo così tanto.
Tutto,persino le piccole cose che nelle cittadine erano quasi inesistenti,qui sembrano di essere di un'importanza unica,come ad esempio i brand di lusso.
Il massimo del lusso per me era alcott.
Contribuiva anche la massa di persone che vivevano lì,il che aumentava a dismisura il tasso di criminalità,mettendomi quasi in soggezione persino quando vedevo dei barboni passare per le strade.

Cercai di scacciare quell'immagine dalla mia mente premendo il tasto dell'ascensore.
Non avrei mai concepito come i newyorkesi riuscissero a non avere crisi dentro quelle scatole che sembravano arrivare al creatore.

Ma se tutti gli ascensori di questa città vanno alla velocità della luce,perché questo sembra avere l'andazzo con la quale mi dirigevo a scuola?

Appena le porte si aprirono,mi ritrovai davanti una biondina tutte forme con lo sguardo basso,che appena incrociò il mio,arrossì dalla testa ai piedi,per poi dirigersi verso la grande sala quasi correndo.
Dietro di lei,un'uomo sembrava farle da ombra.

Lui, d'altro canto,non si schiodò,guardandomi con sorrisetto furbo.
Lo analizzai;capelli corti di un nero petrolio,e nel frattempo gli occhi celesti cominciarono a studiare anche me.
Mentre il mio sguardo percorreva le spalle ampie coperte da una camicia chiara arrotolata sulle braccia,facendo intravedere la pelle abbronzata coperta di tatuaggi,notai nella sua mano un pezzo di tessuto nero accarticciato,come se volesse nasconderlo,ma appena i nostri occhi si reicontrarono,il suo ghino si fece più ampio.
Mi accorsi troppo tardi che fossero delle mutande da donna.

Non dirmi che...
Sbarrai gli occhi.
Dio.Proprio qui?
Decisi di ignorarlo,entrando nell'ascensore mantenendo una distanza  simile alla quale si dà alle persone con i pidocchi,ma sentii comunque la sensazione che mi stesse scrutando.

Premei il tasto per il piano terra,sperando che andasse il più veloce possibile.
Dopo attimi,però,mi sembrò di andare sempre più al rallentatore,come se il mondo volesse gustarsi a pieno questa lenta tortura.

Ho sempre odiato gli ascensori.
Sempre.
Mi ricordavano momenti della mia vita che ho sempre pensato dovessero rimanere alla vecchia me.Ma poi,in fin dei conti,ero sempre rimasta la stessa.

《Italiana?》Disse una voce accanto a me con un tono roco ma allo stesso tempo divertito.Sobbalzai quando notai che era sempre la stessa persona,solo che si fosse avvicinato a me,fino a sfiorarmi la spalla.
Quanto cazzo ci mette quest'aggeggio?

《Mi scusi?》Risposi stizzita.
《Beh,stai borbottando da quando sei entrata quà dentro.Mi sembra una lingua europea,quindi sono andato ad esclusione》Mi guardò con un mezzo sorriso di scherno 《Ho azzeccato?》.
Stavo borbottando?E nemmeno me ne ero accorta?

Rimasi perplessa con la bocca mezza spalancata《Non sono questioni che la riguardano》Conclusi con un tono più basso,ma facendo in modo che mi sentisse comunque,per poi girarmi dal lato opposto.

《Scusi sua Maestà se ho osato rivolgerle la parola》Sentii dire accanto al mio orecchio con tono beffardo《Era solo un modo gentile per chiederle di uscire da vero americano,ma a quanto pare è ancora scossa dal jet lag per accettare》.

Nemmeno il tempo di rispondere che le porte si aprirono al pian terreno,mentre lui prese una mia mano le sue,facendomi sembrare minuscola.
Gli diede un bacio leggero sul dorso,rimanendo con lo sguardo sempre nei miei occhi.

《Spero di rivederla al piu presto》Disse.
Non ebbi il tempo di reagire,prima di notare che si fosse già dileguato.

Rimasi impalata per almeno dieci secondi,non sapendo come reagire,finché non decisi di lasciar perdere e andare a prendermi un bel frappuccino da starbucks.

Bah,americani.

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