You make me thirsty - 1

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«Allora? Mi fai entrare questa volta o devo rimanere appollaiato qui?» gli domandò il ragazzo seduto sul cornicione, continuando a fissare la luna che si stagliava nel cielo.

«Lo sai che non posso» gli rispose, osservando l'alta figura oltre la finestra, perdendosi come spesso gli capitava nel suo profilo perfetto «La Madame non vuole che si faccia entrare nessuno né di notte né di giorno».

«E grande e grosso come sei dai ancora retta a quella vecchia cariatide?» ridacchiò il ragazzo facendo ballare i riccioli sulla sua testa «Pensavo che Manuel Ferro non avesse paura di niente».

«Manuel Ferro ha paura di un po' tutto. L'avresti pure tu se fossi cresciuto qui in questo posto lugubre» replicò «E poi che razza di parola è cariotide?».

«Cariatide» lo corresse, senza smettere di fissare la luna lontana «Si usa per descrivere una persona assai vecchia e molto brutta. Come la tua Madame appunto».

«Tu parli strano» rimbeccò «Alle volte credo che tu me lo faccia apposta a parlarmi così e farmi sentire ignorante».

«Non è la mia intenzione, credimi» lo rabbonì «Sono solo cresciuto in un ambiente diverso da questo e frequentando gente diversa dai tuoi... compagni suppongo si possa dire ... di orfanotrofio. Gente che sapeva mettere più di due parole in fila una dietro all'altra per intendersi e non dei buzzurri».

«Oh buzzurro a chi?!» scattò, risentito dall'insulto.

«A te» ridacchiò di nuovo l'altro «E agli amici che frequenti. Non è colpa mia se siete un poco... Rudi».

«Perdonaci se non siamo alla tua altezza, principe misterioso» lo canzonò «Te invece chi frequenti? La regina di Scozia?».

«Era una donna assai simpatica sai?» gli rimandò indietro quasi subito «Peccato solo per com'è finita...».

«Ah-ah!» esclamò «Quindi lo ammetti finalmente che sei un qualche nobile!».

«Sono cresciuto in un palazzo antico, si» gli rispose «Ma ciò non cambia che tu e i tuoi compagni siate dei rozzi» continuò senza pietà «Hai letto il libro che ti ho lasciato?».

«L'ho consumato si» gli rispose, adocchiando il grosso tomo rilegato in pelle che teneva sullo scrittoio «Ma dov'è che lo hai trovato? Non credo né facciano più così».

«È un segreto» rispose «Ma lo hai letto per davvero o hai guardato solamente le figure?».

«Non fosse perché è un salto di decine di metri verrei lì a buttarti di sotto, Simò» lo apostrofò «So leggere io, che ti credi?».

«Davvero?» sghignazzò il suo interlocutore, emettendo una specie di fischio «Ed io che pensavo fossi solo bello... Invece sei anche intelligente».

«Tu invece sei solo cretino» rispose secco «Dimmi piuttosto dove hai trovato un libro simile? Pare molto costoso e molto antico».

«È mio» gli rispose, e nel mentre si sistemò con eleganza i capelli scuri dietro ad un orecchio candido come la mano che vi si muoveva nelle vicinanze «L'ho prelevato dalla mia libreria solo per darlo a te».

«Devi essere molto ricco» commentò «Il che mi porta nuovamente a chiedertelo: perché ti intrattieni con uno come me?».

«Come te come?» domandò «Non mi pare proprio che tu sia deforme o abbia due teste per cui perché non dovrei voler intrattenere una relazione con te?».

«Povero. Orfano. Abbandonato da tutti e di certo non con una vita felice» elencò «Insomma, uno come te lo vedo bene nei salotti rileccati dei ricchi, non certo aggrappato ad un gargoyle della mansarda di un orfanotrofio parigino a parlare con uno come me. Per cui cosa ti porta qui? E soprattutto come ci arrivi fin quassù?».

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