You make me thirsty - 2

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«Vieni, entra» gli comunicò quella notte, aprendo la finestra della stanza.

«Davvero?» si stupì il corvino, occhieggiandolo come a voler vedere se fosse serio «Come mai questa novità stanotte?»

«Entra e basta» rispose «E muoviti che mi si gela la stanza».

«Assolutamente» replicò il giovane, scivolando dentro e poi chiudendosi la finestra alle spalle, avanzando di qualche passo per non battere il capo sul soffitto della mansarda date le sue abnormi dimensioni «È carino, qui. Molto accogliente ancorché spartano».

«Adesso che hai ottenuto quello che volevi che fai?» gli chiese direttamente, ignorando tutto quanto quello che aveva detto e sigillando il vetro alle sue spalle «Mi ammazzi come hai fatto con Spartzel?».

«Manuel?» gli domandò, facendo per venire nella sua direzione.

«Resta fermo lì e non ti muovere!» gli intimò «Se ti avvicini mi metto a gridare».

«Perché adesso hai paura di me?» domandò, voltandosi lentamente perché percepiva dal battito accelerato del cuore del ragazzo, la paura e la rabbia che lo scuotevano «Che mai ti feci per renderti torto?».

«Ti ho detto che devi stare fermo» intimò, e per buona misura estrasse dalla tasca un oggetto assai insolito da tenervi ma che sortì l'effetto sperato come le leggende narravano.

«Metti via quell'affare, per piacere» gli comunico l'essere davanti a lui, e per un attimo gli parve spaventato «Non voglio farti del male. Non più almeno».

«Certo come no» sputò «Non mi inganni più ormai. Io lo so cosa sei».

«E cosa sarei, sentiamo?».

«Un...un...» balbettò «Un vampiro».

Ne seguì un lungo silenzio, carico di tensione crescente e sempre più ampia, uno in cui rimasero a fissarsi negli occhi per quando l'ombra lo rendesse possibile, uno che lo guardava con sguardo misteriosamente affascinato e lui che tentava di dissimulare la paura crescente nascondendosi dietro quella croce di legno che aveva staccato dall'arredo della sua stanza, attendendo entrambi qualcosa, forse un primo passo da parte dell'altro o una qualche parola per sbloccare lo stallo in cui erano.

E alla fine fu Simone a decidersi a parlare, muovendo quelle mani chiuse nel pizzo con un movimento flessuoso.

«Ci sei arrivato alla fine, sidduque» mormorò quasi «Come lo hai capito?».

«Hai ucciso Spartzel» gli rispose «Gli hai staccato la mano sinistra la stessa notte che ti avevo raccontato tutto quanto quello che mi aveva fatto. Non sei stato molto furbo».

«L'astuzia non era il mio primario obiettivo» rispose «Volevo che arrivasse un messaggio che, a quanto noto, è arrivato seppur mi stupisca che tu abbia accettato la cosa sì tanto rapidamente».

«È giunto a destinazione» gli rimandò indietro, levando l'oggetto sacro più in alto «Grazie per avermi fatto capire che sei un mostro».

«Suppongo che dal tuo punto di vista sia così, si. In effetti anche io lo pensavo prima di diventare così e l'ho pensato per molti anni dopo la mia trasformazione» scosse la testa «Ma desidero che tu sappia che la ragione per cui l'ho fatto era per me più importante di ogni altra tu possa immaginare».

«Non mi interessa la ragione» dichiarò «Quello che hai fatto è stato..  è stato...».

«È stato fatto per te» lo interruppe, facendo anche un passo in avanti nella sua direzione, una smorfia di dolore che increspava la faccia bianca davanti a lui «Non avrei scelto mai e poi mai lui in circostanze normali né mi sarei portato così normalmente, che a differenza di altri smembrare e mutilare non mi è di giovamento o piacere alcuno. Ma doveva pagare per quello che ti aveva fatto e ho fatto in maniera che capitasse».

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