«Quindi sta tizia...»
«Chicca.» Aggiunge subito Simone, sorseggiando la sua birra.
«Seh, lei... t'ha fatto outing praticamente.» Constata Martino, infastidito.
Sono ad un locale a Trastevere, piccolino, con i tavolini fuori e le urla in romanaccio del barista che rovinano un po' l'atmosfera. Ma d'altronde, è tutto fuorchè un appuntamento romantico.
«Bo, non ha mica le prove.»
Martino lo guarda poco convinto. «Non è che ci voglia molto a mettere un'etichetta a qualcuno eh...»
«Cavolo, come sei positivo.» Ribatte subito Simone, stizzito. «E io che cercavo un po' di conforto...»
«Il conforto te l'ha dato quel tizio che ti piace no? Lemuel?»
«Manuel.» Scandisce l'altro. «E non mi piace.» Aggiunge immediatamente.
«Seh, come no.»
«Davvero.» Sottolinea allora. «Non farti film.»
«Simone... sei la persona più trasparente che io abbia mai conosciuto. Forse solo Filippo può competere.»
«Chi?» chiede lui, confusamente.
«Niente, poi te 'o presento.» Risponde l'altro, prendendo un sorso di birra, e un po' gli scalda il cuore sapere che vuole includerlo nella sua vita. Si sente di pesare meno sulle sue spalle, se Martino fa affidamento su di lui. «Comunque io te devo fa' un bagno di realtà pe' forza. Le voci così non muoiono subito, meglio se lo sai. Non voglio che te sorprendi se le persone cominceranno a fermarti chiedendoti se è vero che sei gay.»
Simone s'irrigidisce, lasciando che il volto prenda una piega innervosita. «Ma poi a loro cosa gliene frega se lo sono o meno?»
«È la maledizione de quelli che 'sembrano' etero. È una stronzata ovviamente, non è che, se sei in un certo modo – o ti presenti in un certo modo – allora te piace il cazzo. La gente s'aspetta che tutti i gay abbiano le sembianze de Enzo Miccio o de che so io.»
Simone non ribatte, conscio del fatto che è vero. Lui stesso ha sempre fatto cose che lo facessero sembrare maschio, che non facessero venire a galla tutte le sue fragilità. Ha sempre nascosto tutte quelle parti di sé che potessero sembrare attaccabili, giudicabili, non accettabili.
E adesso è stanco di farlo.
«Non l'ho ancora detto ai miei genitori...»
Martino, che aveva assunto una posizione rigida per il discorso che stavano facendo, si rilassa subito. «Non è una corsa contro il tempo Simone. Fallo quando te la senti.»
«Sì, lo so... Grazie.» Dice sinceramente. Se non fosse stato per lui, a quell'ora sarebbe stato ancora chiuso in se stesso, ad ubriacarsi alla gay street, osservando le vite degli altri passare, lasciando in pausa la sua.
«Quando vuoi. Comunque... - adesso Martino sorride, inclinando il volto – Quand'è che uscirai con qualcuno? O stai aspettando che Lemuel dichiari il suo amore imperituro per te così possiate correre circondati da arcobaleni e unicorni?»
«Sei un coglione.» Lo rimbecca. «T'ho detto che si chiama Manuel. E poi non lo sto aspettando. Non sto aspettando nessuno.»
«Ancora meglio. – Continua Martino, senza arrendersi – Che hai da perdere?»
Simone non risponde, ma rimane in silenzio per un po' guardandosi attorno. Nessuna via di fuga all'orizzonte.
«è che... io ci ho provato.» Ammette alla fine. «Mi sono messo su Grindr e ho cercato. Ho pure parlato coi tizi... ma ogni volta che arriva il momento di vedermi con qualcuno, annullo tutto. O scompaio.»
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un milione di cadute | Simuel
Fanfiction«Senti, io so' venuto pe' fumarme una canna in compagnia. Lo so che te sto sul cazzo - reciproco eh - però ne ho bisogno. Te va?» Simone aveva provato a fumare qualche sigaretta ogni tanto con il fratello e nient'altro. Memore di quelle esperienze...