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Secondo mese

Dopo l'incidente, l'infermiere Hwang mi ha consigliato una psicologa molto brava, e ho deciso di andarci.
La vedo tre volte al mese e mi trovo veramente molto bene.

Ora sono in una biblioteca, ho bisogno di qualcosa per staccare da tutto, ovvero il libro che leggeva sempre mia sorella quando c'era ancora.
Quel libro mi riposta bambino, è come se mi riportasse al me bambino, felice e spensierato, che va a dormire con un sorriso sul volto grazie a sua sorella che gli ha letto quel bellissimo libro.

"Il piccolo principe", questo è il titolo; un classico che se capito ha molto potenziale.
Sto guardando l'ampia libreria alla mia destra e non mi accorgo di avere davanti a me un palo della luce fatto a persona, anche lui distratto dai libri.

Chi cazzo è sto gigante.

Alzo lo sguardo leggermente intimorito e vedo due occhi che riconoscerei a distanza di interi chilometri.

Due occhi grandi e felini, labbra carnose, viso scultoreo e fisico da far paura; e poi, come dimenticarsi di quello splendido neo sotto l'occhio.

Hwang Hyunjin.

Continua a risuonare nella mia testa questo nome fin quando un flebile "ciao" non esce dalla mia bocca.

"Ciao anche a te Felix, come stai? Ti sei ripreso bene?" Mi chiede con un sorriso malinconico stampato in volto.

"Se ti dicessi che sto bene mentirei, i problemi rimangono, ma grazie alla psicologa che mi hai consigliato riesco a sfogarmi con qualcuno invece che su me stesso in modi più brutti. Tu come sta- oh, ti da fastidio se ti do del tu? E-e scusa se sono troppo invasivo, ti continuo a parlare di me e farti domande, veramente scusa i-io non-"

"Ehi Felix, tranquillo, calmati, non mi da per niente fastidio e no, non sei invasivo.
Smettila di farti queste paranoie inutili.
Comunque io sto abbastanza bene, certo che i turni a lavoro sono molto, molto pesanti. A volte mi pento di essere diventato infermiere, ma senza questo lavoro non avrei conosciuto un ragazzo fantastico, da quello che so è australiano e si chiama Felix, è veramente simpatico."
Io arrossisco impercettibilmente e sbatto più volte le palpebre

Lui si allontana un po' da me -dato che nell'arco di tempo in cui ha parlato mi si è lentamente avvicinato- e sorride, cambiando argomento.

"Dimmi Felix, perché sei qui? Che cerchi di bello? Sai, leggere è uno dei miei hobby preferiti insieme ad ascoltare la musica e disegnar-" lo fermo subito quando realizzo quello che ha detto.
"Ti piace la musica?" Gli chiedo.
Una luce si accende nei nostri occhi e subito ci guardiamo complici.

"Si, è una delle mie passioni più grandi. Sai, amo suonare la chitarra e cantare, sono le mie cose preferite" dice.
Sono scioccato, non credevo che una persona elegante come lui potesse avere questi interessi.

"Quindi Lee, piace anche a te la musica? Siamo proprio simili, non credi?"
"Si, mi piace, credo che sia l'unica ragione per cui sono andato avanti fino ad oggi. Ma dimmi, qual è la tua canzone preferita?" Gli chiedo con un sorriso che non sentivo sulla mia faccia dall'avanti Cristo.
"Die with a smile."

Questa risposta mi destabilizza, rimango senza parole.
"È anche la mia preferita" abbozza un sorriso e mi guarda con uno sguardo diverso, come se non riuscisse a staccarmi gli occhi di dosso.

Un silenzio a parer mio per niente imbarazzante cala tra di noi, fin quando non viene interrotto dalla sua voce.

"Beh, quindi, che libro stai cercando?" Mi chiede lui curioso.
"Il piccolo principe" alza le sopracciglia alla mia risposta e un senso di insicurezza si espande dentro di me.

Ho detto qualcosa di sbagliato?

"Non l'ho mai letto e a dirti la verità stavo cercando proprio quello" ah.
Quindi non mi prenderà mai per pazzo perché leggo un racconto generalmente per bambini.

"È molto bello, però bisogna vivere la storia, altrimenti non ha tanto senso"
"Capisco...ora però vado che devo andare all'ennesimo turno della giornata, tu prendi il libro, magari ce lo possiamo scambiare un altro giorno così ci vediamo e ci scambiamo il libro" io uscire con qualcuno? Io avere una vita sociale? Mai l'avrei pensato fino a quando non è entrato questo uomo nella mia vita.

"C-certo, ti do il mio numero" dico insicuro.
Gli passo il telefono con la mano tremante e lo vedo digitare il mio numero velocemente.

"Ti scrivo appena torno a casa, ciao Felix" mi saluta con un cenno del capo e io compio la sua stessa azione.

Forse è vero che grazie alla persona giusta si riesce a vivere e non sopravvivere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 01 ⏰

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