CAPITOLO 1

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....perché continuano ad inseguirmi?...

...perché nessuno mi crede..

...io non ho fatto niente... ....

....NON HO FATTO NIENTE!

...

Un urlo sordo, potente, lacerò il silenzio della mia mente.

Mi svegliai di colpo, il cuore che martellava nel petto. Nella penombra della stanza, restai immobile, la gola secca e il respiro affannato. Quel grido, così terribilmente reale, sembrava rimbombare ancora attorno a me. Guardai nella stanza, ma non c'era nessuno. Era solo un sogno, di nuovo lo stesso incubo che mi tormentava da giorni, senza mai un volto, senza mai un senso.

Chiudevo gli occhi e ancora sentivo il suono di quel grido. Un brivido mi percorse, e per un istante non seppi distinguere se ero sveglio o ancora intrappolato nel mio stesso incubo. Mi diedi un pizzicotto, giusto per assicurarmi di essere sveglio, ma la sola cosa che sentii fu il freddo di una lacrima scendere lungo la guancia. Un'altra notte quasi insonne.

Mi alzai dal letto, gettando un'occhiata fuori dalla finestra. La neve copriva ogni cosa, riflettendo i primi raggi dell'alba e rendendo il paesaggio spettrale, ovattato. Il villaggio dormiva ancora, avvolto dal silenzio, mentre solo qualche uccello si avventurava a cantare. Stavo quasi per tornare sotto le coperte, quando un improvviso tonfo mi fece sussultare.

Mi girai verso la finestra: qualcuno aveva appena lanciato una palla di neve contro il vetro. Un attimo di esitazione, poi mi sporsi a guardare. Eveline, in piedi sotto la finestra, mi faceva segno di seguirla, con un sorriso vivace che le illuminava il volto, potevo vederli da qui i suoi occhi verdi che nascondevano qualcosa.

"FORZA!" mimava, agitando le braccia.

In quell'istante, l'angoscia che mi aveva stretto il petto fino a un attimo prima sembrò dissolversi, e scossi la testa con un mezzo sorriso. Pensai di ignorarla e tornare a dormire, ma non sarebbe stata la prima volta che la ragazza si fosse arrampicata fino alla mia finestra, pur di trascinarmi fuori.

[...]

Soliti vestiti, solita giacca, solite scarpe. Non avevo minimamente voglia di prepararmi quella mattina, anche il mio aspetto non era dei migliori: Fissai il mio riflesso allo specchio, ancora scosso da quell'incubo. I miei occhi ambrati erano circondati da occhiaie piuttosto evidenti, e i capelli corvini non accennavano a volersi sistemare, persino la ciocca bianca era scompigliata. Che disastro pensai.. 

Uscito finalmente di casa e un minimo presentabile, Eveline mi aspettava già sotto al vecchio pozzo, avvolta in un mantello che le copriva i lunghi capelli lavanda, ma con quel solito sorriso malizioso.

''Allora? Cosa ti ha dato la brillante idea di farmi uscire a quest'ora?'' dissi cercando di scaldarmi le mani sfregandole tra loro.

''Questo lo scoprirai, ma fidati che ne varrà la pena. Prima però dobbiamo passare da Zeph, ci sta aspettando per la colazione'' replicò la violetta.

Zeph era il nostro migliore amico da tempo, il classico tipo dall'apparenza dura ma dentro un vaso di miele. Per arrivare a casa sua avremmo dovuto attraversare tutto il villaggio, che nel mentre iniziava ad attivarsi.

Le piccole case, costruite con solide travi di legno scuro e pietre estratte dalle montagne vicine, si allineavano lungo il sentiero centrale. Dai tetti spioventi, dove la neve si accumulava in piccole colline bianche, pendevano ghiaccioli sottili come pugnali di vetro, che luccicavano alla luce dell'alba come una cascata di pietre preziose.

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⏰ Last updated: Nov 04, 2024 ⏰

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