Mi sdraiai nel letto, tra meno di un ora avrei avuto l'appuntamento dallo psicologo, e io sinceramente, voglia non ne avevo. Sbuffai annoiata, così decisi di iniziare a prepararmi. Mi alzai e andai in bagno per poi togliere i vestiti che indossavo e entrare sotto la doccia. Dopo un quarto d'ora uscii e mi avvolsi un asciugamani attorno al corpo per poi asciugare i miei capelli lunghi e mossi. Ritornai in camera e mi vestii con i soliti skinny jeans neri, la mia felpa di due taglie più grande rispetto alla taglia che prendevo io, nera, e gli anfibi alti del medesimo colore. Raccolsi i miei capelli in una coda di cavallo e li circondai di una bandana nera. Non mi truccai. Guardai l'orologio e vidi che ero già in ritardo, quindi corsi di sotto. -Mamma sei pronta?- Entrai in cucina sospirando. -Sì andiamo.- Presi miei occhiali da sole e li indossai per poi seguire mia madre che stava già entrando in macchina. Entrai anch'io e aspettai che si metteva la cintura. -Tesoro metti la cintura.- Disse mia madre mettendo le chiavi per poi girarle e far partire la macchina.- Alzai le spalle, che mi importava non avrebbero tolto a me i punti alla patente. -Jessica metti la cintura.- Ripetè più severa. Sbuffai e la misi per poi guardare fuori dal finestrino. -Come mai mi hai chiesto di prenderti un appuntamento con lo psicologo?- Mia madre ruppè il silenzio con quella frase. -Mamma non te l'avrei chiesto e ne avrei parlato direttamente con te. Ma siccome te l'ho chiesto significa che non nè voglio parlare con te.- Mia madre si azzittì e il resto del viaggio fù solamente silenzioso. Arrivammo davanti all'edificio. Non l'avevo mai visto, mia madre scese e io feci lo stesso. Ci incamminammo dentro a quell'enorme edificio e un uomo aprì la porta per poi farci entrare e accoglierci con un sorriso, ovviamente che io non ricambiai. Arrivammo davanti a una ragazza più bassa di me che ci sorrise. Ma state scherzando? Come fanno a sorride in continuazione? Come? -Il signor. Horan?- Chiese gentilmente mia madre alla signorina. -Terzo piano, ultima porta a destra.- Disse e ci sorrise. -Grazie, arrivederci.- Salutò mia madre. -Arrivederci.- La ragazza mi guardò e mi sorrise, io continuai a tenere la mia espressione di sempre. Seguimmo le sue indicazioni e ci ritrovammo davanti a una porta con sopra scritto il cartellino, posto al centro della porta, 'Signor. Horan - Psicologo.', sospirai e entrai. Mi aspettavo direttamente lo psicologo e la solita stanza con un lettino, ma mi ritrovai un'altra stanza con dentro alcune persone sedute in alcune poltroncine poste ai lati dei muri. -Dobbiamo aspettate tutte queste persone?- Domandai a bassa voce a mia madre che lei annuì. -Jessica siamo in ritardo, avevamo l'appuntamento mezz'ora fa.- Disse mia madre indicando il suo orologio da polso. Sbuffai e mi sedetti seguita da mia madre. Passò un'ora e avevamo da aspettare solo una persona, tutte storie lunghe da raccontare? Io non sono una ragazza di tante parole quindi credo di starci massimo un quarto d'ora. Rispetto alle persone prima di me un quarto d'ora non è nulla. Finalmente l'uomo uscì da quella stanza e dietro di lui c'era un ragazzo biondo e occhi azzurri, vestito con una giacca elegante marrone dei pantaloni beige e le scarpe marroni anch'esse. -Prego.- Guardò me e mi indicò la stanza. Mi alzai e guardai mia madre che mi sorrideva. Entrai nella stanza con lui che mi appoggiò la sua mano sulla mia spalla. Lo schifai, nessuno l'aveva fatto. -Prego, siediti signorina.- Sorrise e mi indicò un lettino. Mi sedetti e lui si sedette sulla sedia accanto al lettino in cui ero seduta io. -Io sono il signor. Horan, Niall Horan. Tu saresti Jessica Nelson, giusto?- Mi porse la mano sorridendo. La guardai e gliela strinsi lievemente. -Sì ma mi chiami Jesy per favore.- Non sorrisi, niente. -Va bene Jesy. Adesso voglio che ti sdrai e ti rilassi.- Feci come disse lui e iniziai a fissare il soffitto bianco. -Quindi tua madre mi ha telefonato ieri e non mi ha saputo dire nulla perché hai voluto un appuntamento con uno psicologo, me lo spiegheresti?- Disse prendendo un blocknotes e una penna e iniziarmi a fissare. -Ho voluto un appuntamento con lei, per il semplice fatto che non so accettarmi, non mi piaccio.- Trattenni le lacrime iniziando a mordermi il labbro inferiore leggermente rotto per colpa di Emily. Lo vidi scrivere qualcosa sul foglio di carta bianco. -Quanti anni hai?- Mi chiese. -Diciannove.- Risposi secca. -C'è qualcosa che ti tormenta, ti tortura o ti da fastidio?- Continuò a guardarmi. Io annuì semplicemente lasciando che una lacrima si facesse vedere scendendo sul mio viso. Niall appoggiò il pollice sulla mia guancia asciugandomi la lacrima, lo guardai e solo adesso mi accorsi che oggi favolosi aveva. -Hey non piangere, ce la fai a dirmi cos'è che ti fa pensare così?- Continuai a guardarlo per poi abbassare lo sguardo. -A scuola, i bulli le ragazze popolari, tutti mi danno fastidio. Tutti.- Sussurrai a causa dei miei singhiozzi. -Calmati, tieni.- Mi porse un bicchiere d'acqua. Lo bevvi in un sorso e mi tolse il bicchiere dalle mie mani facendo sfiorare le nostre dita, come se l'avesse fatto apposta. -Allora dimmi, che ti fanno i bulli e tutte le persone che ti danno fastidio?- Chiese ancora scrivendo nel suo blocknotes. -I bulli oltre ad insultarmi, mi picchiano. Le ragazze popolari sanno dire solo parole pesanti contro di me, e poi tutti gli altri mi evitano perché, appunto, faccio schifo, sono sola.- Lo guardai e incrociai il suo sguardo preoccupato. -Faccio schifo, tutti mi odiano. Non piaccio a nessuno.- Continuai io. -Non è vero a me piaci.- Inarcai un sopracciglio. -Non è vero, nessuno ti odia, sono solo invidiosi. La gente è invidiosa di te. È solo l'invidia questa.- Mi puntò un dito contro. Scossi la testa. -Non credo proprio.- Assolutamente, come potevano invidiarmi. Ma insomma inviare una come me? Puff, per favore.
La visita continuó con altre domande e alcune risposte tra cui alcune Niall le aveva scritte. Abbassò gli occhiali neri dai suoi occhi e mi sorrise. -Per oggi abbiamo finito. Domani vieni allo stesso orario e facciamo un'altra visita.- Mi alzai annuendo e mi accompagnò fino alla porta per poi darmi la mano. -A domani.- Mi salutò. -A domani.- Risposi uguale io stringendogli la mano. Uscii da quella stanza e andai verso mia madre che stava giocando al cellulare e non mi aveva vista uscire. -Mamma?- La richiamai. Lei alzò lo sguardo e sorrise. -Possiamo andare?- Si alzò. Io annì e mi incamminai per andare al piano terra seguita da mia madre.
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Psychologist - N.H.
Fanfiction-Faccio schifo, tutti mi odiano. Non piaccio a nessuno.- -Non è vero, a me piaci.- ________ -Combatti il mostro che hai dentro.- -Come faccio a combattere il mostro, se il mostro sono io?-