1. l'inizio della fine

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Le gocce di pioggia picchiettavano contro il finestrino dell'auto, scivolando via lentamente, come la città di Seattle che scorreva davanti ai miei occhi.

Il cielo era grigio, privo di aperture, quasi oppressivo, e sembrava voler preannunciare quanto sarebbe stato difficile ambientarmi qui.

Mia madre, Johanna, era seduta accanto a me, con le mani intrecciate in grembo e un sorriso dolce che cercava di trasmettermi sicurezza. Sapeva che stavo in silenzio per trattenere le parole che, se pronunciate, avrebbero finito per farla stare male.

La osservai di sfuggita, e vidi nei suoi occhi quel luccichio di speranza e paura,dopo tanti anni passati da sole per lei era finalmente arrivata la possibilità di essere felice, di avere qualcuno al suo fianco.

Forse, per la prima volta da quando mio padre ci aveva lasciate, aveva trovato una persona di cui fidarsi davvero; per questo non avevo avuto il coraggio di oppormi, anche se trasferirci a Seattle significava stravolgere la mia vita.

Era difficile, ma dentro di me speravo che questo cambiamento, almeno per lei, sarebbe stato positivo.

Forse, per una volta, anche lei avrebbe avuto la sua felicità.

Ryan, l'uomo che sarebbe diventato il mio patrigno sedeva davanti , con le mani salde sul volante e uno sguardo tranquillo.
Era gentile e protettivo,non aveva mai cercato di forzare le cose tra di noi.

Ogni volta che ci eravamo incontrati, aveva mantenuto un tono cordiale e rispettoso, senza mai invadere il mio spazio.

Ora, però, tutto questo mi sembrava improvvisamente troppo reale; la mia vita stava cambiando radicalmente, e io non ero sicura di come gestirla.

L'auto si fermò davanti a una grande casa bianca a due piani, con un giardino curato e un vialetto che conduceva a una porta d'ingresso ampia e accogliente.

Era così diversa dal nostro appartamento a New York, piccolo e affollato di oggetti raccolti negli anni; qui tutto appariva perfettamente ordinato e silenzioso, come se ogni cosa avesse un suo posto preciso.

"È qui, Isabel. la nostra nuova casa" sussurrò mia madre, stringendomi la mano come se volesse trasmettermi un po' della sua forza.

In quel momento, il suo sorriso sembrava fragile, come se fosse sospeso tra l'eccitazione e la paura.

Scendemmo dall'auto e Ryan ci venne incontro con un sorriso gentile e sicuro.
Quella premura nei miei confronti aveva sempre stupito mia madre, ma per me rimaneva pur sempre un estraneo.

"Benvenuta, Isabel," disse, posandomi una mano sulla spalla in un gesto che voleva forse essere paterno. "Sono davvero felice che siate qui."

"Grazie," risposi a bassa voce.

Ero consapevole della sincerità delle sue parole, ma tutto questo per me era assurdo.

"Ryan caro,prendiamo le valigie" affermò teneramente mia madre

"Non ti preoccupare Jo,se ne occuperà Trevor" la rassicurò lui

"Chi è Trevor"chiedo curiosa anche se l'abbondanza che emanava questa lussuosa villa mi suggeriva già una risposta.

"Il nostro autista" affermò mentre iniziava a salire le scale che ci avrebbero condotti verso l'immenso ingresso di villa Pacckett.

"ti presenterò tutti,entra" mi fece cenno di entrare nella maestosa villa e io non potevo che esclamare "Wow" mentre varcavamo la soglia dell'immensa porta.

L'ingresso della villa si aprì su un grande atrio, con un soffitto a volta che sembrava perdersi tra le nuvole.
Le pareti erano dipinte di un elegante color crema, e i pavimenti in marmo lucido riflettevano la luce di enormi lampadari che pendevano dal soffitto.
Ogni dettaglio, dalla decorazione ai mobili, parlava di un'eleganza senza tempo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 21 hours ago ⏰

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