Omegaverse,
chiedo pietàLa stanza gli sembrava girare. La sua testa pulsava leggermente mentre si metteva seduto sul bordo del letto. Una mano sul materasso, mentre con l'altra si strofinava la faccia, diventata rossa per l'improvvisa sensazione di calore, che aveva impossessato il suo corpo. Il piccolo omega si tirò delicatamente i capelli cercando ci calmarsi. Sapeva che l'altro lo avesse fatto apposta. Il fatto che la camicia gli aderisse perfettamente mettendo in mostra il suo fisico slanciato, i capelli ricci arruffati nei punti giusti, gli sguardi che li lanciava pensando di non essere visto dal minore e il suo profumo, il quale era molto più accentuato del solito. Il solo pensiero del più grande lo fece avvampare. Il cuore gli batteva contro il torace, mentre il suo lupo cercava in tutti i modi di prendere il sopravvento, ma non poteva permetterselo. Non poteva darla vinta al maggiore. Cercò di allentarsi il colletto del dolcevita, mentre respiri sempre più pesanti uscivano dalla sua bocca. Deglutì a fatica mentre si passava le mani sulle cosce fasciate dai jeans, che improvvisamente erano diventati scomodi.
Il suo cuore prese a battere furiosamente quando un odore fin troppo familiare investì il suo naso.
Non posso.
Il leggero bussare alla porta di camera sua gli fece mordere le labbra.
Non posso farlo.
Il profumo dell'alfa si fece più insistente.
Ti prego va via.
Dalla sua bocca uscì un leggero gemito. Si morse le labbra mentre la morsa allo stomaco cresceva sempre di più.
"Simó, tutto okay?"
La voce rauca di Manuel provocò tanti brividi al corpo del minore. Muguló mentre si alzava a fatica dal letto e mettendosi davanti alla porta iniziò ad annusare l'odore dell'altro.
"Apri la porta Simone."
"N-non voglio."
Il moro sentì quel sussurrò.
"V-va via Manuel, p-perfavore."
Manuel sentì un rumore sordo, pensò che il piccolo si fosse seduto sul pavimento. L'aroma del minore gli fece arricciare il naso; tanti piccoli brivi cosparsero la sua schiena.
"Simo, ei, apri, ti prego." tentó nuovamente il maggiore. Un senso di urgenza premeva dentro il petto.
Il moro sentí l'altro mugolare in risposta è mentre restava a guardare la porta davanti a lui, sentiva il suo lupo chiedere di uscire, di legarsi al più piccolo. Sospirò appoggiando la fronte sulla superficie fredda, aspettando l'omega.
Simone nel mentre si era preso la testa fra le mani, che aveva precedentemente appoggiato sulle ginocchia. Sospirò, mentre un'altra fitta gli contrasse il basso ventre.
Non poteva aprire. Non poteva permettere al suo corpo di lasciarsi andare. Non poteva e non voleva. Almeno era questo quello che si stava ripetendo.
"Simó, avanti."
Alzò la testa facendola sbattere piano contro la porta mentre sentiva l'altro mormorare al di là della barriera che gli separava.
Stupido lupo.
Si alzò piano. I pantaloni oramai erano completamente bagnati come i boxer.
Stupido omega.
Si slacció i jeans e mentre li faceva scorrere sulle gambe poté sentire un ringhio proveniente dall'alfa, che aveva appena percepito tutta l'eccitazione del minore tramite il suo odore. Gemè silenziosamente, mentre procedeva a spogliarsi rimanendo in biancheria. Prese poi una vecchia maglietta nera che usava come pigiama e prendendo un bel respiro ritornò nuovamente davanti alla porta.
Stupido, sciocco omega.
L'odore del maggiore lo stava facendo bruciare da dentro.
Il rumore della serratura fece alzare di scatto la testa a Manuel, ma non gece in tempo ad abbassare la maniglia per poter entrare, che la voce del piú piccolo lo fermò.
"P-promettimi – promettimi che non faremo nulla."
Il riccio rimase un attimo interdetto.
"Non puoi chiedermi una cosa del genere," scosse la testa il moro ridacchiando amaramente, "il tuo odore in questo momento mi sta mandando fuori di testa." strinse gli occhi per calmarsi.
"Promettimelo." disse nuovamente con voce più ferma il piccolo.
"Va bene, okay, basta che apri la porta."
Simone sentendo l'urgenza nella voce di Manuel aprì la porta e non ebbe nemmeno il tempo di dire o fare e nulla che l'alfa lo aveva premuto con la schiena contro la superfice in legno. La mano destra del maggiore si posizionò tra il collo e la guancia del piccolo, mentre il pollice sfiorava delicatamente uno zigomo fattosi rosso. L'omega gemè impercettibilmente quando il moro fece strusciare i loro nasi.
"M-manu, h-hai promesso." disse quando sentì la mano libera del più grande stringergli un gluteo per poterlo trascinare sempre più addosso a lui.
L'odore di vaniglia gli invadeva i sensi.
"Si, si è vero, ma non penso di potercela fare." sussurrò raucamente l'altro, mentre osservava gli occhi ambrati del suo omega fattosi languidi.
"I-io–" deglutí a fatica mentre sentiva la bocca del l'altro sul collo, "io ho paura." pigoló alla fine.
Manuel si ritrasse, improvvisamente più lucido. Non si poteva permettere di prendere Simone così su due piedi, doveva aspettare i suoi tempi.
"N-non voglio." disse nuovamente il piccolo impreda ai tremori che i feromoni del grande gli procuravano mentre si aggrappava con le dita alla camicia dell'altro, oramai sgualcita.
Sospirò il maggiore, accarezzandogli la schiena, concentrandosi solo su Simone e non sull'idea di volerlo fare suo.
"Ei, piccolo, è tutto okay. Possiamo starcene distesi sul letto e basta se è quello che vuoi, ma sará difficile per me non toccarti."
Simone sospirò annuendo, mentre poggiava la fronte sul petto di Maniel, nel frattempo questo gli depositó un bacio sui ricci neri mentre piano camminava all'indietro finché non senti le gambe colpire il letto. Si mise a sedere sul materasso portandosi in grembo il minore che si strinse a lui.
Il respiro caldo del minore si scontrava contro la pelle di Manuel, che gemette impercettibilmente. Le mani dell'omega erano ancora strette attorno alla camicia dell'alfa, il quale gli stava ancora accarezzando delicatamente la schiena e ogni tanto gli baciava dolcemente i riccioli per farlo calmare.
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goosebumbs || Simuel
Short Storypiccoli momenti dei miei Simuel storie brevi (raccolta)