Capitolo 7.

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Io senza neanche pensarci troppo vado subito tra le sue braccia, non so il perché ma è come se ne sentissi il bisogno di quelle braccia,delle braccia di Alessandro.
Mi trasmettono un calore mai sentito,un calore che mi da un senso di sicurezza immediato,che mi fa sentire subito a mio agio e sento che posso sciogliermi in questo abbraccio,sento che posso essere me.
Con Andrea non mi capita mai.

"Appena hai bisogno io ci sono. Davvero" mi sussurra vicino al mio orecchio cosa che mi fa rabbrividire subito.
Appoggia il suo mento sulla mia nuca e posso sentire chiaramente un sorriso stendersi sulle sue labbra appena lo ringrazio e lo stringo ancora di più.

Forse sto correndo un po' troppo,non mi dovrei fidare così tanto di uno conosciuto da nemmeno un'ora,ma non so il perché,ma sento che di lui posso fidarmi.

Mi staccai da quel abbraccio che speravo non finisse mai e lo guardai ancora perché non mi sembrava ancora possibile che uno bello come un modello dell'Abercombrie poteva stare con me.
Mi guardava in quel modo che poteva far perdere i sensi a chiunque e poi mi parlava con quella dolcezza che poteva avere solo lui.

"Sai che se ci vede Andrea ci spacca a tutte e due ?" Domando retoricamente,pensando realmente che se lui entrasse adesso potrebbe davvero picchiarlo e forse anche a me.
"Allora chiudiamo a chiave" dice lui semplicemente alzandosi e girando la chiave dalla parte sinistra così che facesse click.

Siamo solo io e lui da soli in camera.

Adesso che ha chiuso mi sento più leggera,come sollevata,mi sento davvero me e pensare che lui è praticamente uno sconosciuto mi fa abbastanza strano.

È strano infatti.
Una cosa così non può essere normale.

Che poi la normalità,la normalità è  soggettiva perché a me può sembrare normale che uno mi tratti come Andrea mentre ad un'altra può sembrare assolutamente strano che neanche ci può pensare.

Comunque in tutti questo Alessandro si è messo di nuovo accanto a me e siamo in preda al panico,almeno io,dato che siamo in silenzio e non sappiamo cosa dire.

"Adesso va bene" dico cercando di alleviare un po' la tensione che è nell'aria.
Faccio un sospiro di sollievo per far capire a lui che mi sento davvero sollevata e poi..di solito..in questi casi.. si mette la  testa sul suo petto o si bacia o cose simili,ma il problema è che non siamo amanti o fidanzati di nascosto,siamo solo due ragazzi sconosciuti.

Lui annuisce e alza le sopracciglia come a dire "se non c'ero io".
"Raccontami un po' di te" dice subito dopo facendo crollare tutta la tensione che si era creata nei pochi secondi di silenzio,ma che sembravano eterni.

"Sinceramente non c'è molto da dire.. Ho avuto un incidente quando avevo quattordici anni con il motorino,sai quando incontri delle teste di cazzo in mezzo alla strada non sai mai come ti può andare a finire" dico ricollegandomi a quel periodo e ripensando a tutto l'odio che provai per quel testa di cazzo.

"Oddio come è successo ?" Domanda stralunato come se mi fosse morto qualcuno a cui tenevo, "sei un po' addormentato Alessandrino eh" penso ironicamente.

"Praticamente stavo girando per andare a salutare delle mie amiche alla fermata del pullman e sento dietro tamponarmi così cado per terra e quel deficente dato che andava troppo veloce non c'è l'ha fatta a frenare e mi è passato due volte sulla gamba e me l'ha rotta" gli dico indicando,ormai,quello che è rimasto di questo brutto incidente cioè le cicatrici li vicine alla caviglia.

Lui mi guarda con una faccia stralunata come se gli avessi detto che Babbo Natale esiste davvero e poi guarda le cicatrici.
Bello quanto ti pare,ma si sorprende molto facilmente direi.

"Mi dispiace" dice ritornando a trafiggermi con lo sguardo per poi spostarsi fino alla testata del letto.

Io perdo dieci battiti e mi sento svenire.
Autocontrollo dove sei ?

"Sono cose passate,non ci pensiamo più.
Tu invece?" Dico avvicinandomi alla testata del letto per poi appoggiarmici "Cosa mi racconti di te?" Continuo notando che lui si sta piano piano avvicinando a me.

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