Capitolo 1

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Dopo circa cinque ore di viaggio, arrivammo sane e salve, e anche molto stanche, a Theramore. " Siamo quasi arrivate a casa Juno! Sveglia!!" Urló mia sorella. "Non urlare! Pazzoide, sono sveglia!", " a si? E perché avevi gli occhi chiusi, e russavi come un ghiro!" Disse ridendo come un'oca giuliva. "Ti ripeto che non dormivo, riposavo semplicemente gli occhi!"risposi piuttosto infastidita, " se lo dici tu..."disse per poi iniziare a farmi il solletico. " Ma cosa fai! Attenta stai guidando, non dovresti distrarti!" La rimproverai; " sembri una nonnina Juno! Hai solo diciassette anni!". " vuoi finire come i nostri genitori?" La zittii.
Arrivate a destinazione nessun vicino ci diede il benvenuto, oppure, come capita nei film, ci accolse con dei biscotti fatti in casa.
" Prendi i tuoi bagagli!" Ordinó Suri con acidità, " lo sto già facendo!!" Ribattei. "Domani arriveranno quelli del trasloco con i nostri mobili" disse con freddezza, " scusa, non volevo essere così...cattiva", " già...".
Dopo il litigio con mia sorella, andai nella mia nuova cameretta.
Era infondo al corridoio del secondo piano, ed era abbastanza isolata; per questo la scelsi. Li avrei potuto allontanarmi da tutto e da tutti, e avrei potuto dedicarmi alla mia più grande passione: la fotografia.
Per me l'apparecchio fotografico è una specie di professore, mi insegna a capire il mondo, a guardalo con attenzione, mi insegna a ricordarmi del passato perché mi fa guardare indietro.
Presi la mia Reflex professionale, e iniziai a scattare foto per tutta la casa: fotografai ogni singolo angolo.
Quella notte mi addormentai con la macchina fotografica tra le mani, e con una vecchia  e sgualcita fotografia dei miei genitori sotto il cuscino.
Il mattino seguente arrivarono gli addetti al trasloco, che ammobiliarono la casa, rendendola più calorosa e accogliente. Nel pomeriggio io e Suri mettemmo tutto in ordine, ed io abbellii la mia camera con le mie fotografie. " Ti senti a casa adesso?" Domandó Suri, " più o meno!"risposi amareggiata. " ti capisco più di quanto tu pensi, Juno", " mhmm..." . " Comunque adesso vado a scattare altre foto", " ancora Juno?! Non posso stampare tutte quelle foto! Sono troppe!", " uffi! Che rottura".
*****
Dopo ore passate a guardare le mie vecchie foto, che ritraevano  per lo più i miei ex-vicini di casa, come per esempio la signora McDonalds intenta a fare un maglione, con della lana azzurra ,sulla sua adorata sedia a dondolo situata sul portico di casa sua , tornai in cucina per cenare.
" La bistecca la voglio al sangue grazie!",  " ehi signorina, non sono mica la tua cuoca!" Disse Suri fingendosi arrabbiata, " ma certo che lo sei!" Risposi sogghignando. " ah ah molto divertente".
Per la prima volta dopo tanto tempo, passammo una serata ridendo.
Quella notte, tormentata dagli incubi, non riuscii ad addormentarmi, per questo decisi di fotografre il panorama che si intravedeva  dalla finestra della mia cameretta.
Fotografai il paesaggio colpito dal freddo raggio lunare, che cambiava i colori di ogni cosa: le foglie verdi degli alberi si irrorarono di un grigiastro perlaceo, i muri delle case, colorati di vivaci tinte, persero lo splendore solare e le onde del mare, sul quale risplendeva la psichedelica luce spettrale, iniziarono a danzare accompagnati dalla silenziosa armonia della notte.
D'un tratto notai la luce accendersi nella casa accanto alla nostra, e un ragazzo affacciarsi alla finestra. Decisi di fotografare anche lui.
Aveva un'aria pensierosa, quasi sognante. Sembrava uno di quei tipi solitari, diversi, uno di quei tipi persi, andati, spiritati , con l'anima in fiamme, che non incontri mai.
Più che il suo aspetto fisico, capii che avevo fotografato il suo essere, la sua anima, la sua essenza.
Quando tornai a letto, lo sognai...

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